Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
I Docklands di oggi
Itinerario - Trecento chilometri lungo il fiume Tamigi da percorrere a piedi, da Kemble nel Gloucestershire fino al tunnel pedonale di Woolwich,che si trova a sud-est di Londra
Il Thames Path è un percorso a piedi che segue il fiume più famoso d’Inghilterra per quasi 300 km, serpeggiando dalla sua sorgente nelle Cotswolds attraverso varie contee rurali fino al cuore di Londra. Uscendo dalla stazione Overground di Wapping in direzione est, si passa accanto al sito dell’antico Execution Dock e allo storico pub Prospect of Whitby, la cui origine è stimata intorno all’anno 1520. La taverna era all’inizio conosciuta come The Pelican e poi come Devil’s Tavern, a causa della sua dubbia reputazione, ed era un luogo di ritrovo per marinai, contrabbandieri, tagliagole e predoni. Secondo l’errata convinzione dello storico John Stow era proprio qui che i pirati erano impiccati, mentre oggi sappiamo che la posizione esatta dell’Execution Dock (vedi Box: «La macabra danza dei marescialli») si trovava in realtà più a ovest, presso le Old Stairs di Wapping dove oggi si trova un altro pub storico, il Town of Ramsgate.
Lasciandosi alle spalle lo Shadwell Basin si prosegue verso il Limehouse Basin, dove è possibile ammirare le fascinose imbarcazioni attraccate nel porto. In epoca vittoriana, da qui partiva un servizio passeggeri settimanale fino a Liverpool al prezzo di £1, pasti esclusi. Si continua a piedi verso l’Isle of Dogs, la penisola un tempo conosciuta come Stepney Marsh e che oggi ospita gli imponenti grattacieli di Canary Wharf.
La biforcazione
Qui ci sono due opzioni. La prima è quella di attraversare la penisola verso sud, allontanandosi dal trambusto lungo altri due specchi d’acqua (il Millwall Inner Dock e l’Outer Dock) e passando per Crossharbour e Mudchute, dove si può visitare la Mudchute Farm, una riserva naturale locale aperta tutti i giorni, tra pecore, maiali e... lama. Arrivati a Island Gardens, imboccando il tunnel lungo 370 metri e posto a 15 metri di profondità sotto le acque del Tamigi, ci si imbatte in un angolo oscuro e insospettabilmente tranquillo della città prima di tornare in superficie a Greenwich di fronte al Cutty Sark. Da qui si può camminare fino all’imponente O2 di North Greenwich, un grande edificio a forma di cupola il cui nome originale era Millennium Dome, costruito nel 2000 per celebrare l’inizio del terzo millennio con un’imponente mostra e che oggi ospita una sala concerti, ristoranti e un cinema. Da qui si può prendere una funivia per Canning Town con un biglietto di sola andata e osservare il Tamigi dall’alto.
La via del mercato del pesce
La seconda opzione, partendo dal museo, è quella di proseguire verso est lungo la recinzione del Billingsgate Market, il più grande mercato ittico interno del Regno Unito esistente fin dal XVI secolo. Il mercato prese il nome da Billingsgate, il quartiere a sud-est della City dove fu originariamente fondato. Nella posizione originaria (XIX secolo), Billingsgate era il più grande mercato del pesce del mondo e fu trasferito a Poplar nel 1982. Oltrepassando l’East India Dock Basin, ricco di uccelli e fauna selvatica, si arriva al Trinity Buoy Wharf, in origine un molo per il deposito e la riparazione delle barche. All’inizio degli anni 2000 fu trasformato in un polo culturale e creativo che ha attirato una vasta gamma di artisti, designer e imprenditori. Il sito comprende oggi la London School of Drawing, una scuola di disegno gestita dalla comunità che offre corsi per persone di ogni età e livello, e la Container City, un gruppo di container navali riutilizzati come uffici e studi per artisti e designer. Proseguendo verso est, si può camminare fino al Royal Victoria Dock e attraversarne il ponte (Royal Victoria Dock Footbridge), lasciandosi alle spalle il centro espositivo ExCeL, che per far fronte all’epidemia da Sars-CoV-2 nel 2020 fu dotato di 5mila letti e utilizzato come ospedale temporaneo, e nel 2021, come centro di vaccinazione di massa. Se ci si affaccia sul lato est del ponte si intravede la pista del London City Airport, e con un pizzico di fortuna si assisterà a una manovra di decollo o di atterraggio. Dal 2021 l’aeroporto è governato da una torre di controllo remota, posta a 115 km di distanza nello Hampshire. La zona circostante è costellata di complessi residenziali di lusso e catene alberghiere e al di là del ponte, una ciminiera in disuso degli anni Trenta ricorda ai visitatori il periodo di costruzione dei Millennium Mills, il più grande centro di macinazione di farina di Londra agli inizi del Novecento. Continuando in direzione sud si raggiunge infine la Thames Barrier, un sistema di dieci chiuse mobili in acciaio utilizzate a partire dal 1982 per regolare il flusso dell’acqua nel Tamigi. La barriera si estende per 520 metri di larghezza sul fiume e, quando è completamente chiusa, può impedire a una marea fino a due metri di entrare nel centro di Londra.
Entrambe le varianti del percorso durano circa due ore. Buon cammino!

I porti commerciali di Londra, da Captain Kidd al giorno d’oggi
Reportage - La storia dei Docklands è ricca di vicende di marinai, mercanti e avventurieri, e soprattutto di pirati e leggende che hanno ispirato romanzieri e incantato moltissimi lettori
Simona Dalla Valle, testo e fotografie
All’inizio del XVIII secolo la popolazione di Londra superava i 600mila abitanti e il vivace porto della città consentiva il passaggio di gran parte delle merci scambiate tra l’Inghilterra e il resto del mondo. Tali sviluppi fecero sì che Londra e il suo porto svolgessero un ruolo centrale nella prima rivoluzione industriale.
Alla fine del secolo, l’attività del porto era già diventata molto più frenetica, soprattutto nei mesi di punta tra luglio e novembre. Allungandosi i tempi di attesa sulle banchine, l’ambiente diventò luogo ideale per furti e altre attività illecite. Londra si stava rapidamente espandendo come importante capitale commerciale, tanto da mettere in crisi i moli esistenti lungo il Tamigi; ormai non più in grado di far fronte alle esigenze dell’economia in crescita, iniziarono congestione e ritardi. Nel tentativo di risolvere la situazione, un gruppo di mercanti formò la West India Dock Company e propose la costruzione di un nuovo complesso portuale appositamente realizzato per gestire l’afflusso di merci.
La costruzione della West India Docks iniziò nel 1800 e fu completata due anni dopo: un’opera ingegneristica imponente per l’epoca, dotata di un innovativo sistema di chiuse e di imponenti gru idrauliche che consentivano di scaricare le merci in modo rapido ed efficiente. Il successo della West India Docks spinse alla costruzione di altri moli, tra cui i London Docks (1805), gli East India Docks (1806) e i St. Katharine Docks (1828).
I Docklands di Londra divennero rapidamente il fulcro della rete commerciale globale dell’intera Gran Bretagna, gestendo milioni di tonnellate di merci ogni anno. I docks furono considerati per oltre un secolo un collegamento vitale per il trasporto di merci, che andavano da materie prime come il cotone e lo zucchero a prodotti finiti come il tè e la porcellana. Svolsero inoltre un ruolo fondamentale nella crescita del settore manifatturiero londinese, fornendo accesso alle materie prime e ai mercati per i prodotti finiti.
La storia dei Docklands è ricca di vicende di marinai, commercianti e avventurieri. Tra gli individui che ebbero un ruolo significativo nel passato della zona vi erano i pirati che notoriamente operavano nella regione. Componevano un gruppo eterogeneo, i cui membri provenivano da Paesi e ambienti diversi, tutti accomunati da un obiettivo comune: fare fortuna saccheggiando le navi che passavano per la zona. Alcuni erano ex marinai, altri criminali sfuggiti alla legge. Molti erano ex schiavi in fuga dai loro rapitori, che nella pirateria avevano trovato il modo per guadagnarsi da vivere. Questi pirati dovettero affrontare numerose sfide, tra cui la minaccia di cattura da parte delle autorità, il pericolo di violente tempeste e il rischio di ammutinamento da parte dei membri del loro stesso equipaggio.
Uno dei pirati più famosi che operarono nella zona fu Captain Kidd, attivo alla fine del XVII secolo. Kidd, inizialmente assunto dal governo britannico per proteggere le navi dai pirati, presto si dedicò egli stesso alla pirateria, compiendo razzie nell’Oceano Indiano e nel Mar Rosso. Non erano l’oro, l’argento e i gioielli preziosi a occupare i suoi pensieri, anzi, secondo la leggenda, pare che ad aver rapito il suo cuore fosse una cassa senza pretese che al suo interno racchiudeva tre modesti sacchetti di medicine, oltre a diversi pezzi di seta ornati con strisce d’argento e d’oro, un cesto di chiodi di garofano e di noce moscata e diversi volumi di calligrafia, insieme a vari pezzi di mussola e di seta floreale, tutti accuratamente riposti. Un contenitore a parte racchiudeva nove o dieci trapunte indiane, alcune delle quali decorate con frange e nappe.
Nel 1701, Kidd fu catturato, e impiccato ben due volte! La corda, infatti, si ruppe e il corsaro morì solo al secondo tentativo. Il suo corpo fu lasciato impiccato in una gabbia di ferro sulle rive del Tamigi per oltre vent’anni, e forse anche per questo la sua leggenda continua a vivere nella regione. Captain Kidd, ispirò il romanzo L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson.
Nonostante la loro importanza economica, i Docklands di Londra iniziarono a declinare a metà del XX secolo a causa dei cambiamenti nella tecnologia di spedizione e dell’aumento dell’utilizzo di container. I docks non erano in grado di gestire le massicce navi porta-container che sono ormai la norma nel settore delle spedizioni e molte delle strutture diventarono presto obsolete.
Negli anni Settanta i moli erano in gran parte abbandonati e i quartieri circostanti, caduti in rovina; per recuperare l’intera area, nei decenni successivi, fu messa in atto una riqualificazione di gran parte dei vecchi bacini trasformandoli in moderni stabili per uffici, abitazioni e spazi pubblici.
Oggi la zona ospita importanti istituzioni finanziarie (situate nel quartiere di Canary Wharf, costruito negli anni Ottanta), complessi residenziali di alto livello e attrazioni culturali più o meno di nicchia (vedi articolo a destra: «I Docklands di oggi»). Basta una piacevole passeggiata lungo il Tamigi per scoprire i principali punti di interesse dei Docklands reinventati, un’area che, nonostante sia stata sottoposta a un profondo rinnovamento, rimane defilata rispetto ad altri luoghi di Londra maggiormente frequentati dai turisti.
Approfittando dell’occasione, a poca distanza da Canary Wharf si trova il Museum of London Docklands, aperto nel 2003 e a ingresso gratuito, che racconta proprio la storia di questa zona di Londra con installazioni, fotografie e infografiche.
Sebbene non svolgano più un ruolo centrale nell’economia londinese, l’eredità di questi luoghi, protagonisti della storia industriale e commerciale britannica, è ancora viva. Le imprese dei pirati dei Docklands continuano a catturare l’immaginazione delle persone e la loro presenza rimane forte nella cultura e nelle attrazioni della zona.
Barbanera e la piratessa
Altri famosi pirati che operarono nei Docklands furono Edward Teach e Anne Bonny. Originario di Bristol, Teach era noto per l’aspetto temibile e la fama di essere spietato anche a causa della barba lunga e folta, che era solito legare in trecce e alla quale appiccava fuoco per intimidire i nemici; bizzarra minaccia che gli fece aggiudicare il soprannome di Barbanera.
Nata in Irlanda nel XVIII secolo da una famiglia benestante, Anne Bonny partì invece per i Caraibi al seguito del marinaio James Bonny, che aveva sposato contro il volere dei genitori. A Nassau, un vero e proprio rifugio per i pirati inglesi soprannominato Repubblica dei Pirati, si era unita alla ciurma di Calico Jack ed era diventata una delle poche piratesse dell’epoca, nota per le audaci incursioni nel mar dei Caraibi al fianco dell’amica e «collega» Mary Read. Anche se a noi piace immaginarla sul Cutty Sark, clipper scozzese, il cui nome fa riferimento alla camiciola indossata dalla strega Nannie Dee nel poema Tam o’ Shanter di Robert Burns, pubblicato per la prima volta nel 1791. La polena della nave porta le sembianze della strega, rappresentata a seno nudo con lunghi capelli neri mentre stringe tra le dita una coda di cavallo grigia.
La macabra danza dei marescialli
Le risse, i crimini e i saccheggi causati dai pirati si ridussero drasticamente quando nel XV secolo l’Ammiragliato decise di introdurre l’Execution Dock, un sito di impiccagione per pirati e altri criminali marittimi, molto usato anche nel XVII e nel XVIII secolo.
I sospettati di pirateria erano rinchiusi nella prigione di Marshalsea a Southward fino all’udienza presso il tribunale dell’Ammiragliato. Chiunque fosse stato giudicato colpevole e condannato a morte era fatto sfilare dalla prigione attraverso il London Bridge, passando per la Torre di Londra, fino al Wapping, presunta sede dell’Execution Dock. La processione era guidata dal Maresciallo dell’Ammiragliato che reggeva il remo d’argento, un oggetto simbolo dell’autorità. Secondo il rituale, il condannato era caricato su un carro appositamente progettato, lo sledge (slitta). Gli veniva poi sistemato un cappio al collo e in testa il dead man’s cap, il berretto bianco dell’imminente esecuzione. Forse vi era un pub – The Turks Head Inn, oggi un caffè – autorizzato a servire l’ultimo quartino di birra ai condannati durante il viaggio dalla prigione al porto, forse per smorzare la tensione o per convincere i prigionieri a fare un’estrema confessione al cappellano.
Quando era il momento, i prigionieri erano condotti verso il «molo delle esecuzioni», che si trovava al largo e sotto la linea di bassa marea, poiché qui iniziava la giurisdizione dell’Ammiragliato. Per rendere l’intera prova il più dolorosa possibile, l’impiccagione avveniva con una corda accorciata; in questo modo, la «caduta» non era sufficiente a spezzare il collo e la morte sopraggiungeva dopo un prolungato soffocamento durante il quale gli arti erano soggetti a spasmi. Il fenomeno era soprannominato dagli spettatori «danza dei marescialli». Sì... spettatori. Secondo i resoconti dell’epoca il fiume era pieno di imbarcazioni e le strade affollate di persone, tutte desiderose di assistere all’esecuzione. I corpi dei pirati giustiziati erano lasciati appesi alla nave per diverse ore, fino a quando tre maree non li avessero lavati, e quelli più famosi erano in seguito incatramati e appesi in gabbie lungo l’estuario del Tamigi, per dissuadere eventuali aspiranti filibustieri.
L’uso dell’Execution Dock diminuì gradualmente nel XIX secolo al calare del numero di atti di pirateria e crimini marittimi, e il bacino fu dismesso nel 1830. Il sito effettivo del molo è oggi controverso poiché il patibolo originale è scomparso da tempo, anche se i contendenti per questa corona piuttosto dubbia sono tre pub della zona assai frequentati: il Prospect of Whitby, il Captain Kidd e il più probabile di tutti, il Town of Ramsgate.