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Là dove i cannoni si riflettono nel mar caraibico
Storia tormentata, quella di Pigeon Island dell’arcipelago delle Isole Sottovento
Simona Dalla Valle
Non è semplice arrivare in cima al Fort Rodney o al Signal Peak, ma non è nemmeno faticoso quanto altre scalate di Saint Lucia, una su tutte l’ascesa ai Pitons. Le due cime di Pigeon Island, un tempo separata da Saint Lucia come suggerisce il nome, sono unite da una sella, mentre uno sperone a nord-est sfocia nel Mar dei Caraibi.
A pochi minuti dalla capitale Castries, una strada artificiale conduce al territorio montuoso di quasi diciotto ettari, un luogo che ebbe un ruolo cruciale negli eventi mondiali a partire dal Settecento.
Nel 1782 la guerra d’indipendenza americana aveva raggiunto i Caraibi e alcuni anni prima la Francia si era alleata con le colonie nordamericane in rivolta. Nel tentativo di strapparne il possesso agli inglesi, i francesi si erano uniti alla flotta spagnola per invadere la Giamaica. La Gran Bretagna, priva di alleati, cercava di mantenere il monopolio della regione. L’ammiraglio britannico Rodney, a cui oggi è intitolata una baia da cartolina, fu una figura cruciale per la storia dell’isola. Nel 1778 l’ufficiale vi stabilì una base navale fortificata per contrastare l’espansione francese nei Caraibi, facendo abbattere tutti gli alberi per osservare indisturbato i francesi in Martinica. Le alture sono ancora costellate da rovine di forti, cannoni, bunker e fondamenta di edifici militari, non è difficile dunque immaginare come fossero queste strutture nella loro versione originale e integrale.
Oggi Pigeon Island è gestita dal Saint Lucia National Trust, che ha restaurato l’area sviluppandola in modo da non comprometterne la storia e l’abbondante vegetazione. Un museo e un centro di interpretazione sono stati incorporati nelle rovine presenti sull’isola, concentrandosi principalmente sulla battaglia delle Saintes e nei dintorni nel corso degli anni.
Tra le fitte e boscose montagne di Pigeon Island si sviluppò un singolare movimento di resistenza. Un esercito guidato da Kermené e Sabathier Saint-André divenne una forza da non sottovalutare alla fine dell’Ottocento: l’Armée française dans le bois, l’esercito francese nei boschi. I membri di questa compagine erano schiavi, persone libere di colore, bianchi indigenti, alcuni soldati francesi e un esiguo numero di proprietari di piantagioni favorevoli alla repubblica i quali, sotto la minaccia di tornare in schiavitù, non combattevano per un premio in denaro o un bottino, ma per la propria vita.
Nel 1795 l’Armée controllava la maggior parte dei siti strategici di Saint Lucia, tra cui Pigeon Island, che cadde il 6 giugno 1795, i suoi uomini completamente logorati dalla febbre gialla. Gli inglesi reinvasero Saint Lucia e, nel novembre 1797, i combattenti per la libertà si arresero a condizione di una cessazione delle ostilità e della promessa di non ritornare schiavi. Difatti, nonostante il ripristino della schiavitù a Saint Lucia, i combattenti furono trattati come prigionieri di guerra, molti di loro inviati al Castello di Portchester a Portsmouth. I sopravvissuti furono poi scambiati e inviati in Francia, o arruolati come soldati del West India Regiment. Lì avrebbero prestato servizio in vari teatri di guerra europei e in Africa. Altri non si arresero mai, e rimasero nascosti sulle montagne.
Il nome di Pigeon Island non è legato alla sola guerra. Nel 1909, l’amministrazione locale concesse un contratto di locazione al sanvincentino Napoleon Ollivier allo scopo di stabilirvi un’attività di caccia alla balena. La distanza dell’isola da qualsiasi insediamento la rendeva una scelta ideale, e il vento avrebbe ridotto al minimo l’odore pungente delle carcasse. A metà degli anni Venti alcuni pescatori americani gestivano una piccola flotta di golette baleniere. Le loro conquiste erano per lo più focene, ogni tanto una megattera, e quando ciò accadeva gli abitanti della vicina Gros Islet accorrevano per vedere il «mostro». Nel 1925 Saint Lucia emanò una legge per controllare l’industria baleniera dell’isola, di fatto ponendo fine alla pratica già nel corso dell’anno successivo.
Storie di guerre, schiavitù e caccia. Ma anche un’appassionata devozione, quella di Agnes Pennington Leigh. Un personaggio eclettico e carismatico, la donna era nota ai più con il nome d’arte Josset, legato al ruolo di soprano e di attrice che svolgeva per la compagnia teatrale D’Oyly Carte all’hotel Savoy di Londra. Durante una visita a Saint Lucia nel 1937, Josset firmò un contratto di locazione di 99 anni per una proprietà su Pigeon Island. La donna si affermò rapidamente come figura quasi mitologica legata al territorio dell’isola. Dopo le nozze con Anthony Snowball, il secondo marito, fu scherzosamente soprannominata «Ma Snowball», un nome che si adattava perfettamente ai suoi folti capelli chiari. Questo matrimonio, così come il primo, terminò in fretta, e Josset poté dedicare tutta la sua attenzione a Pigeon Island.
In questo paradiso tropicale la vita era perfetta per lei. Aveva barattato il periodo dei balli sfarzosi, degli abiti eleganti e dei brandy costosi con un luogo tranquillo e soleggiato, leccornie fatte in casa e bottiglie di rum speziato. Prese in gestione un ristorante sulla spiaggia tenuto insieme da bastoni sbiechi e un tetto di paglia raffazzonato vicino alla spiaggia meridionale di Pigeon Island. Spesso gli avventori erano un centinaio, arrivati a bordo di yacht ancorati a poca distanza.
Durante l’occupazione americana della Seconda guerra mondiale, Josset dovette lasciare l’isola, ma nel 1947 le fu permesso di riprendere la sua vita spensierata. Quando nel 1972 con il Rodney Bay Development Scheme si decise di costruire la strada rialzata che collega tuttora Pigeon Island alla terraferma, Josset aveva già ceduto la proprietà, conservando un appezzamento nella parte meridionale dell’isola. Visse in pace e tranquillità fino al 1976, mantenendo le attività consuete anche dopo che l’isola fu accessibile in auto e non solo via mare. Tornata in Inghilterra, Josset morì all’età di 90 anni. Gran parte della sua abitazione fu distrutta dall’ultimo grande uragano che colpì Saint Lucia nel 1980.