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Sulla cresta dell’onda fino ai Cinque Anelli di Parigi

Elia Colombo è il miglior interprete ticinese di windsurf e atleta di punta dei quadri di Swiss Sailing
/ 24/07/2023
Moreno Invernizzi

Chi ha già qualche anno sulle spalle, non può non correre con la mente al film di Claudio Risi del 1984 Windsurf – Il vento nelle mani, con Pierre Cosso. Chissà, forse è anche da quelle spettacolari immagini che il nostro interlocutore di oggi ha trovato l’ispirazione per seguire questa scia e… cavalcare a sua volta l’onda. Lui è Elia Colombo, 27enne di Bironico, nonché miglior interprete ticinese di questa disciplina e atleta di punta dei quadri di Swiss Sailing in odor di Olimpiadi. Insomma, il punto di riferimento ideale per una chiacchierata a 360 gradi per conoscere più da vicino questo appassionante (e adrenalinico) sport.

«Quello che pratico io, per essere precisi, è il windsurf olimpico, che appunto rientrerà nel menu delle Olimpiadi di Parigi l’anno prossimo e a cui conto di partecipare», premette d’entrata Elia Colombo. Per poi precisare: «Il windsurf olimpico è una sorta di sottocategoria del windsurf». Più che una sottocategoria, a ogni buon conto, lo si potrebbe definire un… «discendente 2.0» per la sua spettacolarità. A cominciare dall’ebbrezza di una velocità decisamente superiore al windsurf classico. «La differenza sostanziale sta nel foil, ossia una sorta di pinna applicata sotto la tavola, che permette di volare sulla superficie dell’acqua riducendo al minimo ogni attrito in modo da toccare velocità anche ragguardevoli fin da subito, che vanno dai trenta fino ai cinquanta chilometri orari, e oltre».

Molte le sensazioni che si provano quando si raggiungono simili velocità con una tavola sotto i piedi e una vela stretta fra le mani: «È qualcosa di speciale, una sensazione unica: da un lato c’è la forza della natura, e dall’altra la tua che cerca di domare onde e vento. Una sorta di braccio di ferro in cui sai che, in ogni caso, non potrai avere il completo controllo della situazione, ma dovrai limitarti a gestirla, cercando di sfruttarla come meglio puoi. A voler azzardare un paragone è un po’ la medesima sensazione che prova un pilota d’aliante quando si libra nel cielo, dove a dettare il ritmo di tutto sono le correnti in quota. E il windsurfer più abile è quello che meglio si adatta alle varie situazioni con cui si trova confrontato, il più bravo a leggere e interpretare il quadro che vento e onde gli disegnano sulla tela dello specchio dell’acqua».

Per Colombo la vela è come una compagna d’infanzia: «Essendo nato e cresciuto non molto distante dal lago, è stato un percorso quasi naturale per me. Il battesimo dell’acqua l’ho avuto già da piccolo, partecipando ai corsi di vela proposti dal Circolo Velico Lago di Lugano. Avrò avuto sei-sette anni. Lì ho avuto la possibilità di apprendere i rudimenti di questa disciplina». Ma Elia Colombo non si è però fermato lì: qualche anno più tardi eccolo cimentarsi con il windsurf classico. «Le prime uscite sul lago con il windsurf le ho fatte a dieci-dodici anni, ed è praticamente stato amore a prima vista: ho capito che quella era la strada che volevo imboccare; le emozioni che provavo sulla tavola rappresentavano in tutto e per tutto l’essenza che stavo cercando».

Da quella tavola, in pratica, Elia non ci è più sceso. Anzi, grazie al foil… si è letteralmente alzato! «Anno dopo anno il tempo che trascorrevo in acqua per dedicarmi a questa attività è aumentato, al punto che da ormai tre anni abbondanti è diventata una sorta di occupazione a tempo pieno, con il traguardo delle Olimpiadi come ideale punto di arrivo (dove poi, perché no, giocarsi il tutto per tutto)».

Per rendere l’idea, di questi tempi Elia Colombo macina annualmente suppergiù duecento uscite sull’acqua. «Nei mesi primaverili e in quelli estivi generalmente mi alleno sulle acque dei nostri laghi (dal Ceresio al Verbano, passando anche per il lago di Como e diversi altri bacini d’Oltre Gottardo), altrimenti, durante il resto dell’anno, devo giocoforza ripiegare su specchi d’acqua all’estero, più esotici». Ore e ore di allenamenti a… pelo d’acqua che però, aspettando il ticket per Parigi 2024, stanno già dando i loro frutti, a cominciare dal titolo mondiale Formula Foil conquistato a fine giugno sul Lago di Garda. «Una grande soddisfazione, certo, anche se la mia attenzione resta tutta focalizzata sugli appuntamenti che metteranno in palio il biglietto per i Giochi di Parigi. A ogni buon conto il successo iridato rappresenta uno stimolo in più per affrontare con lo spirito giusto le prossime prove, oltre che una grande iniezione di morale: ora so di essere nella… scia giusta; ora devo solo continuare a seguirla e insistere».

Poche ma essenziali sono le caratteristiche per poter diventare un buon windsurfer: «Uno dei requisiti fondamentali è il fisico: il windsurf è una disciplina che richiede parecchio sforzo fisico per cui occorre lavorare molto sulla corporatura e sui muscoli in modo da poter contare su una buona prestanza fisica. Allo stesso tempo occorre uno spiccato senso strategico e tattico: per emergere dalla massa occorre essere bravi a leggere le condizioni meteorologiche e in particolare quelle del vento». La competizione olimpionica segue regole e criteri precisi: «Quello che pratico io è il Windsurf Foil Racing che, come dice il nome stesso, è una disciplina tutta basata sulla velocità. La partenza avviene in massa, di solito fino a una cinquantina e più vele: per ogni manche – ogni evento ne prevede diverse sull’arco di una giornata – viene poi stilata una classifica in base all’ordine d’arrivo, da cui viene poi ricavata la graduatoria complessiva».

Nato nel 1968 (data della prima tavola con vela brevettata), il windsurf ha fatto la sua prima apparizione ai Giochi di Los Angeles nel 1984 (mentre la gara femminile con tanto di titolo olimpico in palio è stata introdotta a Barcellona, otto anni dopo). Negli anni, nel menu olimpico si sono succedute diverse classi, dalla Mistral di Atene 2004 alla RS:X di Londra, 2012, Rio 2016 e Tokyo 2020. Che, a sua volta, a Parigi 2024 cederà la scena al Foil di Elia Colombo e compagni.