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Perdersi nella giungla cercando un’orchidea
Dalla passione per le piante rare alle spedizioni rischiose degli esploratori dell’epoca vittoriana
Andrea Fazioli
«Il punto è che mi sono dedicato troppo esclusivamente alla botanica». Così scriveva il grande biologo inglese Richard Spruce (1817-93) in una lettera di sfogo a un amico. Ma quali erano i lati dannosi della botanica? Spruce fa un elenco: «Esposto a temporali, e a pioggia battente – seduto in una canoa con l’acqua fino alle ginocchia – nutrendomi di cibo scadente e scarso una sola volta al giorno – e non riuscendo a dormire la notte per gli assalti di insetti velenosi». Nell’epoca vittoriana il mestiere del botanico era altrettanto avventuroso che quello dell’archeologo nei film di Indiana Jones. Con la differenza che le vicissitudini di Spruce sono vere.
Nel XIX secolo la borghesia inglese impazziva per le piante rare, in particolare per le orchidee. Nel 1851 l’Esposizione Universale di Londra era ospitata sotto un immenso padiglione di vetro che suscitò la moda delle serre private: «Un’orchidea rara poteva suscitare la stessa ammirazione di cui oggi è oggetto un’auto sofisticata: l’orchidea blu (Vanda cerulea) era una sorta di icona assai ambita» (Mary e John Gribbin, Cacciatori di piante, Raffaello Cortina, 2009).
Negli angoli più remoti del pianeta avventurieri e botanici andavano alla ricerca di specie rare, dalle Phalaenopsis alle Dendrobium o alle Nepenthes, che erano meravigliose anche se emanavano un odore di pesce marcio. Le piante, raccolte in circostanze fortunose, venivano inviate per nave in Inghilterra; quelle che sopravvivevano erano vendute come se fossero gioielli per migliaia di sterline.
Il gioco di ruolo Orchidelirium (NessunDove, 2024), creato da Luke Earl, è ispirato a queste vicende. Uno dei partecipanti (da 2 a 6) assume il ruolo del cronista, gli altri sono cacciatori di orchidee nell’anno 1865. Grazie a una serie di tabelle e usando un mazzo di carte francese, il cronista mette in scena una situazione narrativa. Il suo compito è descrivere ciò che sentono e vedono gli esploratori, i quali devono superare una serie di ostacoli con il loro ingegno (se necessario tirando un paio di dadi).
È previsto anche l’uso di alcune monete per indicare gli «scellini» con cui i cacciatori possono pagare dei servitori affinché li traggano d’impaccio.
Gli avventurieri avanzano in gruppo, cercando di capire quali segreti nascondano le orchidee più rare, destreggiandosi fra misteriosi e temibili avversari. Il gioco contiene tre «spedizioni» pronte per essere giocate, una firmata dall’autore e altre due scritte per la versione in italiano da Chiara Locatelli (che ha tradotto il gioco) e da Oscar Biffi.
Si può scegliere fra un viaggio nel Pacifico, uno fra le brume scozzesi e uno in Italia, tra i boschi del Gargano. Il manuale fornisce le istruzioni perché i cronisti possano preparare da sé altre avventure.
Orchidelirium è originale ed efficace, congegnato perché i giocatori si divertano a improvvisare. La preparazione dei personaggi è rapida e il meccanismo aperto ai colpi di scena. È adatto anche ai principianti, ma è consigliabile che almeno il cronista abbia una certa esperienza. Egli può lasciare spazio alla fantasia degli altri giocatori, ma nello stesso tempo deve fornire degli indizi che rivelino piano piano i segreti della spedizione.
Per chi ama il rischio in luoghi esotici, segnalo un gioco assai diverso ma con atmosfere simili. Si tratta di Story Box Adventures di Julian Prothière e Alexandre Droit (Tiki, 2024). È un cooperativo da 2 a 8 giocatori a partire dagli 8 anni. I partecipanti hanno due minuti per improvvisare una storia usando una serie di carte illustrate, ognuna delle quali raffigura tipiche situazioni avventurose. Passato lo slancio creativo, i giocatori dovranno ricordarsi ciò che è accaduto, ricostruendo la narrazione con le sue incongruenze e i momenti sospesi sul filo dell’assurdo.
È un gioco rapido che con pochi mezzi suscita una bella atmosfera, fra risate e discussioni. La serie Story Box propone anche altri due scenari distinti, legati al mondo dei sogni o al poliziesco.
Chi legge Salgari, Verne e Stevenson lo sa bene: non c’è bisogno di viaggi costosi per vivere l’avventura, basta un po’ d’immaginazione. In Orchidelirium è riportata una frase scritta nel 1891 dal cacciatore di orchidee Albert Millican.
Come leggerla senza un brivido? «Avendo infine predisposto il mio spirito a un solitario viaggio per mare e ottenuto il biglietto che mi avrebbe condotto ovunque crescessero le orchidee più rare, mi procurai una scorta di coltelli, sciabole, rivoltelle, fucili, quantità smodate di tabacco e giornali per salpare il terzo sabato dell’ottavo mese del ventottesimo anno nel regno di Sua Maestà Imperiale la Regina Vittoria».