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Due bracciate con Leo McCrea

Altri campioni: lo svizzero-britannico affetto da nanismo ci racconta la sua recente vittoria paralimpica
/ 28/10/2024
Davide Bogiani

C’era anche Leo McCrea tra gli oltre quattromila atleti e atlete nella parata sui Champs-Elysées, che ha dato inizio ai Giochi Paralimpici 2024. Dodici giorni ricchi di emozioni e aspettative. E un unico desiderio, quello di portare a casa un pezzo di Torre Eiffel. E così è stato.

Abbiamo incontrato lo svizzero-britannico al suo rientro in patria, dove abbiamo avuto il tempo per farci raccontare la sua vittoria, e la sua storia.

Chi è Leo McCrea?
Sono nato il 9 novembre 2003 a Londra, in Inghilterra. Attualmente mi divido tra Poole, a Bournemouth, e Pully, in Svizzera, dove vive la mia famiglia allargata. Sono un nuotatore paralimpico, uno studente di Management dello sport all’Università di Bournemouth e un atleta della Bournemouth Collegiate School Academy. Provengo da una famiglia che ha sempre appoggiato il mio amore per lo sport, e soprattutto durante il mio viaggio verso i Giochi Paralimpici di Parigi 2024, sono stato particolarmente sostenuto.

Un po’ svizzero, un po’ britannico…
Sì, ho la fortuna di avere la doppia nazionalità britannica e svizzera. Rappresentare la Svizzera a livello internazionale, soprattutto nel nuoto, è stato un onore. Vincere la prima medaglia d’oro nei 100 metri rana nella categoria SB5 a livello paralimpico è qualcosa che non dimenticherò mai. Mi sento privilegiato a portare con me entrambe le nazionalità in tutto ciò che faccio.

Qual è il suo rapporto con lo sport in generale?
Lo sport è sempre stato al centro della mia vita. Fin da piccolo ho praticato molti sport. Il calcio è sempre stato una mia grande passione, ma il nuoto è diventato la mia vocazione. Per me lo sport non è solo competizione, è uno stile di vita, un modo per mettermi alla prova e spingermi sempre oltre. Il lavoro di squadra, la disciplina e la gioia che lo sport mi dà sono ciò che mi mantiene motivato ogni giorno, sia in piscina sia nella vita di tutti i giorni.

Quando ha iniziato a nuotare?
Avevo circa dieci anni quando ho iniziato a farlo seriamente. All’inizio era un modo per mantenermi attivo e competere con me stesso. Man mano che mi impegnavo mi sono reso conto di avere un vero talento. Il nuoto mi ha dato la libertà di eccellere e di sfidare i miei limiti, cosa che ho sempre amato. È uno sport potente perché combina forza fisica e concentrazione mentale, e questo mi ha attirato. Più mi allenavo, più me ne innamoravo e ben presto è diventato il mio sport principale.

Parliamo della sua disabilità.
Ho l’acondroplasia, una forma di nanismo, e per me è semplicemente una parte di ciò che sono. Ha segnato il mio percorso nello sport, ma non l’ho mai vista come una barriera. Anzi, ha alimentato ancora di più il mio desiderio di successo. Ho imparato ad adattare l’allenamento alle esigenze del mio corpo e mi spingo costantemente oltre i limiti del possibile. Il mio obiettivo è sempre stato quello di dimostrare che il proprio potenziale non è limitato dalla disabilità, ma è definito dalla determinazione e dalla mentalità.

Come è strutturato il suo allenamento?
Il mio allenamento è intenso ma incredibilmente gratificante. Mi concentro molto sulla tecnica e sull’efficienza in acqua, data la mia categoria nella classifica SB5/S6. Sebbene il mio allenamento includa molti degli stessi elementi di altri nuotatori di alto livello – lavoro di forza, resistenza e agilità – devo adattare alcuni esercizi per soddisfare le esigenze specifiche del mio corpo. Lavoro con allenatori specializzati nel para-nuoto per assicurarmi che il programma faccia emergere il meglio di me, mantenendo l’equilibrio e prevenendo le lesioni. La flessibilità e il lavoro sul «core» sono fondamentali per me, e faccio anche molta preparazione mentale per rimanere concentrato durante le gare importanti.

Nuoto paralimpico. Quali sono le diverse categorie?
Le categorie del nuoto paralimpico si basano sulle disabilità fisiche degli atleti. Ad esempio, la categoria SB5, in cui gareggio io, è riservata ai nuotatori con disabilità fisiche che influiscono sulla capacità di nuotare a rana, mentre la classificazione S6 riguarda i nuotatori con disabilità fisiche che influiscono sullo stile libero, sul dorso e delfino. L’obiettivo di queste categorie è quello di livellare il campo di gioco in modo che gli atleti possano competere con altri che abbiano abilità simili. In questo modo si garantisce una competizione equa e si permette agli atleti come me di dimostrare le proprie capacità al massimo livello.

Tutto il mondo è stato colpito dal nuotatore brasiliano Gabrielzinho, privo sia delle braccia sia delle gambe. Come fa a essere così veloce?
Gabrielzinho è un fenomeno nel mondo del para-nuoto. La sua velocità deriva da una combinazione di incredibile talento, dedizione e moltissimo lavoro. La cosa sorprendente di atleti come lui è che trovano il modo di massimizzare ogni parte del loro movimento. Può avere dei limiti, come tutti i para-atleti, ma ha lavorato instancabilmente per assicurarsi che ogni «bracciata» sia il più potente ed efficiente possibile. Credo che il suo successo sia un esempio perfetto di come la determinazione e la concentrazione possano fare una grande differenza.

Ci parli della sua avventura a Parigi.
Parigi mi ha cambiato la vita! Salire sul podio come prima medaglia d’oro della Svizzera nel nuoto alle Paralimpiadi è stato surreale. Il viaggio per arrivarci è stato duro – allenamenti intensi, sacrifici e pressione – ma in quel momento tutto ha avuto un senso. Vincere l’oro non è stata solo una vittoria personale; mi sono sentito come se stessi rappresentando tutti coloro che hanno creduto in me, dimostrando che tutto è possibile con il duro lavoro. Gareggiare a Parigi è stato indimenticabile e sto ancora elaborando il significato di tutto questo. Mi ha sicuramente ispirato a puntare ancora più in alto.

Quali sono i suoi obiettivi per il futuro?
Per quanto riguarda lo sport, il mio prossimo grande obiettivo sono i Campionati mondiali di nuoto paralimpico del 2025 a Singapore. Voglio non solo difendere i miei titoli, ma anche conquistare nuovi record mondiali. Oltre a questo, mi propongo di continuare a ottenere successi alle Paralimpiadi e alle competizioni più importanti, e voglio lasciare un’eredità duratura in questo sport. Dal punto di vista professionale, sto lavorando per una carriera nella gestione dello sport. Sono particolarmente interessato all’intersezione tra sport e marketing, applicato anche al mondo della disabilità.

La nostra chiacchierata sta per concludersi…
Vorrei ancora aggiungere e sottolineare quanto sono grato per il sostegno che ho ricevuto dalla mia famiglia, dai miei allenatori e dai miei fan. È stata una corsa pazzesca dopo la vittoria dell’oro, ma è solo l’inizio. Sono entusiasta di ciò che verrà e non vedo l’ora di continuare a superare i miei limiti dentro e fuori dalla piscina.