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Bibliografia
Illustrato da Riccardo Cecchetti su testi di Marco Peroni, Gigi Meroni – Il ribelle granata, Becco Giallo (2010)
«Essere davvero, fino in fondo, quello che voglio»
Graphic novel biografiche: «L’inafferrabile» Gigi Meroni e l’immortalità del sogno italiano ai tempi del miracolo economico
Benedicta Froelich
Per quanto ormai risaputo e sfruttato fino all’eccesso, il vecchio adagio secondo cui «muore giovane chi è caro agli dei» ha mantenuto intatti fascino e rilevanza poetica, almeno nell’ambito della cultura popolare; e in effetti, anche nel campo delle biografie a fumetti, i personaggi più «gettonati» – ovvero, verso i quali il pubblico prova maggiore curiosità – sono proprio quelli andati incontro a morte prematura. Tuttavia, sarebbe troppo facile liquidare tale interesse come dovuto all’antica fascinazione per la cosiddetta «gioventù bruciata» di cinematografica memoria, poiché, in molti casi, la scomparsa precoce dell’eroe sembra quasi costituire parte integrante della sua stessa vicenda umana – come se il tutto fosse già stato prefigurato nell’ambito della propria mitologia e, soprattutto, quale lascito.
È senz’altro questo il caso di un’indimenticabile leggenda del calcio italiano quale è stato Gigi Meroni, giovane fenomeno del Torino degli anni Sessanta destinato a spegnersi ad appena 24 anni per un banale quanto assurdo incidente: un evento che, tuttavia, non avrebbe impedito alla sua stella di brillare sempre più fulgida, facendone a tutt’oggi un mito nell’immaginario collettivo di milioni di italiani.
È chiaro che una vicenda del genere sembra nata per essere raccontata sotto forma di fumetto – al punto che, ultimamente, sono state dedicate al calciatore ben due graphic novel, la più metafisica delle quali si deve ai tipi di Becco Giallo, nota casa editrice specializzata in letteratura disegnata. Il volume Gigi Meroni – Il ribelle granata (2010), illustrato da Riccardo Cecchetti su testi di Marco Peroni, si distingue infatti per il successo nel tratteggiare con grazia e acume la natura allo stesso tempo sfuggente e magnetica del celebre «numero 7», apprezzatissima ala del Torino, nonché membro di rilievo della nazionale italiana.
Personaggio eccentrico e impossibile da classificare, il comasco Luigi (per tutti «Gigi») fu difatti la stella certo più luminosa dell’universo granata nei tempi in cui i calciatori non erano superstar multimiliardarie da jet-set, ma persone ordinarie che, al pari dei comuni mortali, si recavano agli allenamenti in tram – magari, come Gigi, accompagnati da una gallina al guinzaglio.
All’epoca, la squadra sembrava essere riuscita a risollevarsi dalla tragedia di Superga, che nel 1949 era costata la vita all’intera formazione del «Grande Torino», com’era noto allora; e, complice il miracolo economico vissuto dalla penisola nel dopoguerra, Meroni – irriverente anticonformista, distintosi, in appena una manciata d’anni, per il coraggio nell’affermare la propria indipendenza — si trovò così a incarnare lo spirito più ribelle e scanzonato non solo del calcio italiano, ma anche della società degli anni Sessanta.
L’eccentricità e la natura fuori dagli schemi di Meroni si riflettono, del resto, nell’eccellente scelta grafica operata da Cecchetti, il quale impiega un tratto volutamente sporco e graffiante, in cui grafite e matericità la fanno da padroni e tratteggio e collage rendono il disegno quasi tridimensionale. Qui, la sovversione delle consuete regole fumettistiche conferisce una natura onirica alla graphic novel, calando la vicenda in una suggestione a cavallo tra impermanenza e irruente gioia di vivere – in fondo, quello stesso entusiasmo che animava Meroni nel suo reinventare continuamente il gioco del calcio con lo stile estroso che ancora adesso molti gli invidiano.
L’intuizione grafica di Cecchetti — unita alla scelta, da parte di Peroni, di presentare il percorso di vita del protagonista attraverso l’uso della sua stessa voce narrante – enfatizza ulteriormente la vibrante personalità di cui la figura del calciatore è dotata, immortalandola nella sua accezione più poetica e surreale, perfino metafisica; come avviene in alcune tavole particolarmente suggestive, in cui è lo stesso Meroni a dichiarare: «È domenica mattina e sono nato da poche ore (…) / e non vedo l’ora di diventare bambino per essere davvero, fino in fondo, quello che voglio».
L’amore per il pallone assume così la valenza quasi mistica di una ricerca non solo professionale, ma anche spirituale, che porterà Gigi a divenire un vero «fantasista», in grado di trasporre nel calcio la propria natura indomita, destinata a tradursi in guizzi di genialità (si veda il suo inarrivabile dribbling). Una dinamica che le matite di Cecchetti, in perfetto sincrono con i testi sognanti di Peroni, tratteggiano con trasporto, conducendo il lettore in un lungo viaggio a ritroso – il quale, partendo dalla morte di Gigi per concludersi con la sua infanzia, ci restituisce tutta la spontaneità del personaggio; del resto, non è un caso che questa graphic novel sia nata dallo spettacolo itinerante So Much Younger Than Today, racconto teatrale della vita di Meroni sulle note della musica dei Beatles, ideato proprio da Marco Peroni per il trio Le Voci del Tempo di Ivrea e messo in scena con la collaborazione di Riccardo Cecchetti.
E se l’unico limite riscontrabile nella messa in scena di Il ribelle granata risiede forse nell’impiego qua e là pervasivo dell’immagine fotografica come base del codice grafico, si tratta pur sempre di un artificio comune a molte graphic novel, che non fa che enfatizzare il legame con lo spettacolo teatrale da cui il volume è tratto – ricordandoci come il protagonista del fumetto sia stato un uomo in carne e ossa. D’altronde, come afferma Nando Dalla Chiesa, «l’esperienza di Gigi Meroni dimostra che il potere, anche nel calcio, accetta più facilmente la disobbedienza verso le leggi che la disobbedienza verso la cultura dominante»: una frase che riassume alla perfezione la brillante parabola della breve vita di Meroni per come illustrata da questo fumetto toccante e dal potere evocativo assolutamente notevole.
Ed è opinione di chi scrive che la «farfalla granata» sarebbe stata quantomeno orgogliosa di ritrovarsi protagonista di una biografia come questa; soprattutto, considerando il fatto che l’innegabile carisma di Meroni lo definiva già di per sé come affine a un personaggio dei fumetti (magari a un supereroe!), l’irresistibile ironia della cosa non gli sarebbe certo sfuggita. Dimostrando come, nella sua arguta fedeltà alla natura «inafferrabile» di Gigi, l’opera di Peroni e Cecchetti rappresenti il mezzo ideale per perpetuare la memoria di una figura unica e, in fondo, irripetibile come quella di uno dei calciatori italiani più amati di sempre.