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Il sogno paralimpico di Claire Ghiringhelli
Altri campioni: dopo aver superato le selezioni, la canoista ticinese sarà presente ai Giochi di Parigi 2024
Davide Bogiani
La natura accende timidamente i suoi colori. In sottofondo si sente il risveglio degli animali. Il lago mantiene la sua calma e anche questa mattina sembra non volersi staccare da Morfeo. Non sembra nemmeno accorgersi del veloce passaggio di un’imbarcazione di canottaggio. Il ritmo delle pagaie al tocco sull’acqua è da metronomo, le onde si comprimono a prua e si disperdono in modo regolare a poppa.
E poi, all’improvviso, la barca rallenta la velocità con un contro movimento di remi. Finalmente scopriamo il volto della vogatrice, finora ripresa solo di spalle. È Claire Ghiringhelli, che si sta allenando a pochi chilometri da Parigi. Riceviamo questa ripresa video in tempo reale dal suo allenatore, che poco dopo passa la videochiamata all’atleta.
«Non c’è modo migliore per iniziare la giornata. Guarda la bellezza di questa natura!» esordisce Ghiringhelli. «Il canottaggio è uno sport straordinario, che mi permette di muovermi liberamente nella natura, come accadeva fino a sei anni fa, quando per me la vita era completamente diversa».
All’età di quarant’anni a Ghiringhelli viene diagnosticato un tumore alla colonna vertebrale, che sconfigge completamente con un’operazione molto invasiva che le lascerà dei danni ingenti. Ghiringhelli rimane infatti paralizzata dalla vita in giù. Le conseguenze sono molte. Si vede costretta a lasciare il suo lavoro come ingegnere capo presso una grossa azienda aeronautica per assumere un nuovo ruolo, sempre nella stessa ditta, ma con una percentuale ridotta. Ghiringhelli si vede costretta anche a rinunciare alle sue passioni sportive, in particolare alla corsa, allo sci e all’escursionismo.
«La strada all’inizio era molto in salita e difficile. E i momenti di sconforto non sono mancati», ci dice Claire Ghiringhelli. A darle forza e coraggio sono stati i suoi tre figli, che allora avevano 7, 11 e 14 anni. Ghiringhelli prende le energie per il suo recupero anche dalla passione per lo sport e per la sua professione di ingegnere dei materiali. Durante la riabilitazione, quando è ancora in clinica, scopre il canottaggio. «Fino a quel momento non ero mai salita su un’imbarcazione di questo tipo: mi si è aperto un nuovo mondo! Ho subito capito che attraverso questo sport avrei potuto di nuovo unire due elementi che sono sempre stati molto importanti nella mai vita: lo sport nella natura e lo studio dei materiali. Ogni volta che remo riesco a rivivere la sensazione di scivolare – in questo caso sull’elemento acqua – provando esattamente le stesse sensazioni che vivevo sugli sci e che invece non ti fa vivere la carrozzella, nonostante lo spostamento sulle ruote. E poi, ad affascinarmi di questo sport è l’aspetto ingegneristico dell’imbarcazione».
Le barche per persone paraplegiche sono più larghe rispetto a quelle per i normodotati, inoltre sono dotate di due galleggianti laterali che permettono di mantenere l’imbarcazione in sicurezza in caso di perdita di equilibrio. Lo schienale è fisso e la schiena è legata da una cintura. Ed è qui che entra in gioco la competenza ingegneristica di Ghiringhelli. «Come in tutti gli sport, per ambire a grandi risultati sportivi occorre prestare attenzione ai dettagli. Mi sono resa conto che la seduta era parecchio pesante. Ho quindi realizzato, grazie alla collaborazione del mio team, una seduta in carbonio molto più leggera». La Ghiringhelli ingegnere è attenta ai dettagli anche nel posizionamento dei galleggianti, all’angolo di entrata del remo, alla biomeccanica e a tutti quei particolari che le permettono di strappare qualche decimo di secondo alle avversarie. Sì, perché Claire è anche molto ambiziosa.
«Quando ci si ritrova in una situazione come la mia, è difficile motivarsi per andare avanti. Scoperto il canottaggio mi sono posta un obiettivo molto alto, quasi impossibile, ovvero la partecipazione ai Giochi paralimpici di Parigi nel 2024». Una motivazione in più è data dal fatto che Claire gioca in casa, visto che abita una quindicina di chilometri a sud di Parigi. Gli allenamenti si susseguono e si intensificano sempre di più. Il livello agonistico sale vertiginosamente in poco tempo. Decide di dare il tutto per tutto. E sette mesi fa inizia a concentrarsi esclusivamente sullo sport, prendendo un periodo di congedo dal lavoro. Si allena con disciplina ferrea, una ventina di ore a settimana.
Il livello sale ancora, ma in Francia non riceve il supporto sperato dalla Federazione francese. «Durante un viaggio in Ticino, dove mi sono recata per fare visita ai miei genitori che abitano a Minusio, per caso ho visto dei canottieri sul lago maggiore. Subito mi sono recata alla sede dei canottieri di Locarno. Mi sono iscritta al Club e poco dopo mi sono affiliata al Gruppo Paraplegici Ticino che mi ha permesso di tesserarmi presso l’Associazione svizzera dei paraplegici». Per Claire Ghiringhelli si riapre il sogno delle paralimpiadi di Parigi. Partecipa ad alcune competizioni internazionali, dove con grande soddisfazione riesce a staccare il biglietto per i Giochi con i colori della nazionale rossocrociata.
Ghiringhelli entra con la sua carrozzella nella sede dei canottieri, dove si intravede una grande quantità di imbarcazioni, anche per disabili. «Il canottaggio esiste dal 2008 come disciplina paralimpica. Inizialmente le competizioni erano sui mille metri, ovvero la metà rispetto alla distanza prevista per i normodotati» ci spiega l’atleta. «Da pochi anni anche noi gareggiamo sui duemila metri. Esistono tre categorie; PR1, PR2 e PR3. Io gareggio nella categoria PR1. Si tratta di un’imbarcazione singola, più larga rispetto alle barche per normodotati e la cui seduta è fissa. La schiena viene stabilizzata da una cintura e il canottiere utilizza solo le braccia e le spalle. Nel doppio PR2 Misto l’atleta utilizza solo il tronco e le braccia, mentre nel Quattro con PR3 Misto l’atleta utilizza tutto il corpo: gambe, tronco e braccia».
La connessione della videochiamata inizia ad andare a scatti. Forse è giunto il momento di lasciare Claire Ghiringhelli al suo recupero in vista del prossimo allenamento: au revoir à Paris.