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Dalla cultura popolare fino ai grandi dibattiti
L’astuccio di Sebastiano Caroni e la presenza pervasiva della teoria sociologica nella vita di tutti i giorni
Benedicta Froelich
Si sa, quando si parla di discipline considerate «accademiche» (e la sociologia rientra senz’altro tra queste), la reazione immediata del lettore non specializzato è spesso quella di un’istintiva – e, per certi versi, giustificabile – diffidenza, come accade oggigiorno con le branche più specifiche e settarie della cosiddetta non-fiction; in altre parole, è davvero possibile fare di un testo di saggistica un libro che possa attrarre, divertire e, perché no, appassionare anche il lettore casuale? Può un volume legato all’ambito sociologico divenire una lettura se non proprio «d’evasione», almeno compatibile con la fruizione nel tempo libero, anche per chi è esterno all’ambito dello studio accademico?
La risposta ce la fornisce Sebastiano Caroni con il godibilissimo volume, recentemente dato alle stampe da Dadò Editore (ndr: il libro sarà presentato alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, martedì 9 luglio 2024 dalle 18:30). Opera che incuriosisce fin dal titolo – La teoria dell’astuccio, arguto riferimento agli studi universitari dello stesso Caroni e all’empirica «classificazione identitaria» da lui ideata nei riguardi dei compagni di corso.
Da tempo collaboratore di «Azione» – e in particolare curatore della rubrica «Tra il ludico e il dilettevole» – per cui costituisce una penna acuta e lucidissima ma, allo stesso tempo, scanzonata, Caroni offre con questo libro una miscellanea di contributi pubblicati tra il 2016 e il 2022, incentrati su argomenti molto diversi tra loro, ma legati dall’evidente filo rosso rappresentato dallo sguardo disincantato e analitico del sociologo, in grado di toccare indistintamente qualsiasi ambito – dal costume alle mode più o meno effimere della cultura popolare, fino ad arrivare ad alcuni dei grandi dibattiti che la collettività si trova attualmente ad affrontare.
Suddivisi in sezioni in base a tipologia e argomento, questi scritti agili e accattivanti, a metà strada tra l’articolo di giornale e l’intervento radiofonico, offrono al lettore ampi spunti di riflessione radicati in un’epoca antropologicamente suggestiva come quella che stiamo vivendo, caratterizzata da sconvolgimenti e cambiamenti tanto repentini quanto surreali.
Gli argomenti toccati con tatto e, allo stesso tempo, profondità, da Caroni riguardano tutti noi – chiunque, nella sua vita, si sia mai fregiato del titolo di appartenente al consorzio della società occidentale; del resto, quanto sia facile riconoscersi negli interrogativi suggeriti dall’autore lo dimostra soprattutto la terza sezione del volume, dedicata proprio agli articoli realizzati per «Azione» tra il 2021 e 2022 – i quali, non a caso, hanno usufruito della classificazione all’interno di quell’ambito incredibilmente ampio e rivelatore che, definito come «tempo libero», è in grado di offrire, forse più di altri, un riflesso impietoso dei vizi e delle virtù impliciti nella cultura e nel sistema di vita attuali.
Ed è proprio sulla linea di confine tra estetica, sociologia e filosofia che Caroni si muove, offrendo commenti attenti e misurati a fenomeni con cui tutti noi, almeno una volta, ci siamo confrontati (e, con ogni probabilità, scontrati). Si passa così dall’influenza assurdamente pervasiva dell’ossessione per i «selfie» e i social network a riflessioni che, prendendo spunto da vari fenomeni mediatici, sottintendono un’analisi delle più intime pulsioni umane (si vedano le acute digressioni tematiche che coinvolgono opere letterarie di successo quali i romanzi distopici di Kazuo Ishiguro e la «trilogia transumanista» di Yuval Noah Harari).
Il denominatore comune – ovvero ciò che davvero si nasconde dietro le nostre predilezioni e abitudini più istintive – viene ulteriormente dipanato nella parte finale del volume, grazie alle interviste condotte da Caroni con personalità a lui affini per sensibilità e attenzione alle fenomenologie tipiche della società odierna: dall’economista Sergio Rossi alla psicologa Alexandra Horowitz, passando per Nidesh Lawtoo e il suo studio sui comportamenti imitativi; il materiale in campo è davvero sorprendente per varietà e freschezza espressive, nonché per capacità d’intrattenimento – in barba a qualsiasi timore riguardante la natura potenzialmente «settaria» dello sguardo impiegato.
E proprio questo, in fondo, sembra essere il messaggio che Caroni vuole trasmetterci con La teoria dell’astuccio: in quanto cittadini, abbiamo la responsabilità di mantenere un atteggiamento consapevole e attento davanti alle mille differenti modalità in cui il cosiddetto sguardo sociologico permea e influenza la vita quotidiana e il contesto in cui ci muoviamo – così da sviluppare uno spirito critico che ci renda attenti e capaci di distinguere le nostre decisioni personali da quanto ci viene invece «suggerito» o imposto tramite gli stimoli esterni e il setting sociopolitico. E dato che non occorre certo respirare «aria accademica» per percepire e interpretare a fondo le sfumature della società intorno a noi, è nostra responsabilità mantenere allenata la capacità di giudizio: un compito in cui testi come questo sono di grande, reale aiuto.