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Itinerario

Da El Hank alla medina

Non è semplice stendere un itinerario dettagliato che comprenda la street art di qualsivoglia città, tenendo conto la natura effimera delle opere o dei supporti sulle quali si trovano: i muri si degradano danneggiando i dipinti, e talvolta da un giorno all’altro interi edifici sono demoliti per fare spazio ai dettami dell’edilizia. È possibile tuttavia illustrare le zone di Casablanca a maggiore concentrazione di murales.

Se l’intera superficie di Casablanca vanta una fiorente scena artistica, El Hank è la zona con più opere in assoluto. Se si ha poco tempo a disposizione e ci si vuole limitare a una zona circoscritta, il mio consiglio è pertanto quello di concentrarsi su questo quartiere.

Iniziando dalla rotonda (Rond Pont) Corniche e salendo verso la parte più occidentale di El Hank ci si imbatte nel dipinto di Samir Toumi per Casamouja 2021, che raffigura un’affollata medina nei toni dell’ocra. Più colorate sono le figure femminili di Sam Kirk (Casamouja 2018), poche decine di metri più avanti. Mama Assia di Amine Brush (Casamouja 2021) e il pavone di Mehdi Zemouri sono rispettivamente all’angolo di Boulevard TanTan con Rue 33 e con Avenue Mehdi Ben Barka.

Proseguendo si incontra di nuovo Brush con La Femme Berbère (Angolo Avenue Mehdi Ben Barka con Rue 15) e da qui si apre un bivio. Si può ritornare sul lato sud di Boulevard TanTan per scovare il ritratto «scomposto» di Dais e un’intera serie di dipinti che celebrano la femminilità marocchina: le rose di Lamine Sara, la donna amazigh con i tatuaggi tradizionali di Soufiane Zorgane (Zorg) e la figura con grembiule di Imane Droby, tutte create in occasione di Casamouja 2021, oltre che The Beauty di Majid Elbahar e il criptico We are made of constructs di Meriam Benkirane.Oppure si può scendere lungo la Rue Granville in direzione mare ed entrare nel cuore pulsante di El Hank, dove si incrocia la Ingrid Bergman di Dynam e l’ironico Jellaba & Skate di Kalamour, i quali occupano le facciate di due edifici in Rue Granville.

Girando a est verso il cimitero è impossibile sfuggire alle geometrie bianconere di Lines 2 di Samy Snoussi e agli uomini in tunica e babbucce di Amine Brush (Casamouja 2018), proseguendo con il variopinto Mother Power di Okuda e il trittico a tema calcistico di Ed Oner. Nei pressi del cimitero, Ghost Light di Bakr Addou (in arte Bakr) raffigura un pescatore con in mano una lanterna illuminata, simbolo di speranza per chi lavora in mare aperto.

Anche uscendo da El Hank le opere di street art non mancano, ma essendo sparse nel vasto territorio urbano può essere più difficile raggiungerle a piedi. Partendo dalla moschea Hassan II e procedendo verso est, si incontra La ragazza con il palloncino di Amine Benchrif: situata nel quartiere Oasis, questa rivisitazione giocosa della famosa opera di Banksy è un ottimo punto di osservazione della street art locale.

A Derb Sultan troverete il ritratto di un suonatore del tradizionale liuto arabo: The Oud Player di Mehdi Qotbi. Nel quartiere Gauthier, vicino alla fiera internazionale di Casablanca, si incontra il murale Walls of Casablanca (Mehdi El Hamidi). Quest’opera di grandi dimensioni raffigura varie scene della storia e della cultura della città, offrendo uno sguardo sul passato e sul presente. Allo Skate Park Rachidi, nei pressi della bianca Cattedrale del Sacro Cuore, a catturare lo sguardo sono l’imponente skater di Abid e i cerchi concentrici di Zepha.

Fuori dal centro, i murales di Alouane Bladi (Young Earth), Bakr (Massira) e Olderwild (Family) campeggiano nel quartiere di Sidi Othmane, mentre sulla parete della piscina Salmia, nel quartiere periferico Salmia 2, è possibile vedere il murale frutto della collaborazione tra Dynam, Med, Olderwild e Bakr. Origine du monde di Olderwild decora invece una facciata dell’ospedale pediatrico Ibn Rochd, e non lontano si trova l’irriverente Tajine Euphoria di Normal. All’incrocio tra Boulevard Ghandi e Boulevard Yacoub el Mansour si trova una ricca concentrazione di dipinti firmati da Amine Brush, Yann Chatelin, Mohawudu, Krafts, Socrome e Sitoumatt.

Concludete infine la vostra esplorazione nella medina vecchia e cercate i murales realizzati dagli Ultras, tifosi di calcio incalliti, come Football and Resistance, Street Art Comics di Skefkef e il Murale Calligrafico di Hassan Darsi, uno splendido esempio di calligrafia araba vicino al mercato vecchio.


Alla scoperta del volto colorato di Casablanca

La street art invade sempre di più le facciate degli edifici e i vicoli nella città dell’Art déco trasformando le strade da «giungla di cemento» in vere e proprie gallerie artistiche a cielo aperto
/ 17/06/2024
Simona Dalla Valle, testi e foto

È notte fonda quando arrivo alla Gare Casa-Port, e non faccio in tempo ad apprezzare la maestosità della stazione ferroviaria che, ristrutturata nel 2014, si mostra in uno stile contemporaneo e funzionale. Affrettandomi verso la porta (Bab) el-Marsa per raggiungere il mio alloggio nella medina, un odore non proprio gradevole cattura la mia attenzione. Un pungente tanfo lagunare mi avverte della presenza di svariati carretti di pesce fresco lungo il trafficato Boulevard des Almohades e, dopo un momento di esitazione, sorrido a un pescivendolo chiedendogli il permesso di scattare una fotografia. Gamberi e calamari, il mio primo impatto con Casablanca.

Il mattino seguente, affacciatami alla finestra, mi si rivela la fisionomia della città marocchina, ora illuminata da un sole accecante. La cupola della stazione ferroviaria, della quale scorgo un angolo in lontananza, fa a pugni con l’aria stanca dei palazzi che si affacciano sulla piazza Ahmed El Bidaoui. Una coesistenza di contrasti che, una volta scesa in strada, mi inseguirà per tutta la mia permanenza.

Del periodo risalente al suo status di protettorato francese, Casablanca conserva un ricco patrimonio architettonico Art déco, con edifici dalla simmetria impeccabile e motivi geometrici incisivi. Frequente è la sua apertura a tutte quelle forme di espressione artistica prodotte da una vigorosa scena culturale urbana e alternativa che include ad esempio l’hip-hop. Il popolare L’Boulevard è un festival annuale di musica urbana fondato nel 1999 a Casablanca da Mohamed Merhari (noto anche come Momo) e Hicham Bahou. Articolato in tre sezioni, include il festival Sbagha Bagha, un’iniziativa che vede i graffitari riempire la «Città Bianca» con le loro creazioni.

In tempi più recenti, la street art marocchina ha guadagnato consensi internazionali, grazie a talenti locali e stranieri che hanno trasformato le strade in vere e proprie gallerie d’arte a cielo aperto. Dal 2015, il festival Jidar di Rabat è stato un crocevia dove, ogni anno, temi sociali e politici si sono fusi con la potenza espressiva della street art. Sia Jidar sia Sbagha Bagha sono progetti d’arte reciproca, realizzati in collaborazione con la stessa organizzazione no-profit, EAC-L’Boulvart, che sostiene la musica contemporanea e la cultura urbana in tutto il Marocco.

A Casablanca la potenza espressiva dell’arte di strada è tuttavia emersa più lentamente. La nascita di un’agenzia artistica indipendente come Placebo Studio nel 2011 e di iniziative come WeCasablanca ha promosso la creatività delle strade, trasformando la «giungla di cemento» in una tela dalle tinte forti, mentre il festival annuale CasaMouja, un evento del programma WeCasablanca nato nel 2019, ha contribuito a cambiare le percezioni sull’arte urbana. Murales e installazioni artistiche non sono più disprezzate o assimilate al vandalismo, ma sono diventate testimonianze tangibili della ricca cultura e identità marocchine, tanto da venir commissionate da aziende e organizzazioni locali.

Ciò che rende ancora più preziosa questa (ri)nascita artistica è la permanenza delle opere una volta che i festival si sono conclusi, un dono alla città da scoprire lentamente a piedi o nel tempo di una corsa in taxi.

Le opere di strada di Amin Brush

Tra le opere più iconiche, i murales dell’autodidatta Amin Brush (pseudonimo di Amine Hajila, 1980) si stagliano sui palazzi di El Hank, la Corniche e il Boulevard Gandhi. Appassionato di disegno fin da piccolo, si cimentò con tempere e pennelli per poi passare alle bombolette spray durante l’adolescenza. Incoraggiato dai genitori a seguire l’indole artistica (la madre era pittrice), in seguito a una collaborazione con lo Studio Placebo partecipò più volte al festival CasaMouja a partire dalla sua inaugurazione nel 2019, nella quale presentò l’opera Remember.

La Casablanca di Amine non è solo una fonte di ispirazione ma al contempo vigila sugli abitanti come una tenera madre, e gli angoli urbani diventano un teatro dove mettere in scena tematiche sociali, politiche e culturali, che mescolano elementi tradizionali marocchini a una sensibilità estetica di stampo più contemporaneo.

Attraverso progetti comunitari e iniziative di sensibilizzazione, l’artista si è distinto nel promuovere il cambiamento sociale e migliorare la qualità della vita nelle aree urbane, incarnando così il potere trasformativo dell’arte. Incontro Brush in un caffè, luogo tradizionalmente riconosciuto di socialità maschile ma in anni più recenti teatro di una lenta e inesorabile appropriazione dello spazio da parte delle donne (nda: come esaminato dalla studiosa locale Sana Benbelli).

L’artista mi racconta degli albori della street art a Casablanca all’inizio degli anni Duemila, un’epoca in cui tale forma d’arte era scarsamente rappresentata sul territorio marocchino. Ciò che giungeva alla città erano frammenti dispersi, tramandati tramite riviste straniere o videocassette, definite da lui stesso come «antiquate». In quel contesto, la street art era mal compresa e addirittura osteggiata, perché interpretata da alcuni come un’azione politica, cosa che suscitava diffidenza e distanza.

Tuttavia, i tempi sono cambiati e con essi anche le percezioni. Oggi i marocchini iniziano a contemplare con uno sguardo nuovo i colori che danzano sui muri, un fenomeno impensabile in passato. Scene di vita quotidiana e ritratti di arabi e berberi adornano le skyline delle grandi metropoli marocchine, fondendo tradizione e modernità in una suggestiva armonia.

Tra palloni e rose in fiore

Nel labirinto dei vicoli della medina, gli occhi dei visitatori si perdono tra le trame di graffiti che dipingono le pareti. Queste opere, spesso prodotte dagli Ultras, appassionati tifosi di calcio, si ergono come un tributo vibrante alle squadre locali, Wydad AC e Raja CA, incarnando la profonda rivalità che anima lo sport marocchino. Il tema calcistico è centrale anche nella produzione dell’artista Mehdi Zemoura, famosi sono i suoi murales nel quartiere di El Hank che celebrano la partecipazione del Marocco ai Mondiali di calcio del 2022.

È raro trovare nomi femminili tra gli artisti di strada, ma Sara Lamine Rose è una talentuosa muralista attiva da diversi anni nel panorama di Casablanca. Uno dei suoi lavori più importanti si serve di una moltitudine di rose colorate per esprimere un amore incondizionato per la città.

Anche La Crew Cnn199 è un progetto di diffusione della cultura hip-hop nella sua interezza, dalla musica rap passando dalla breakdance fino alla street art.

Il lavoro di Amin Brush e dei colleghi non solo è stato di ispirazione per tutta una generazione di artisti, ma ha contribuito a mantenere vivace e dinamica la scena artistica di Casablanca. Parallelamente, iniziative come i laboratori artistici e i tour guidati, curati da organizzazioni come Native Morocco, CasaMouja e Alouane Bladi (per i tour in bicicletta), offrono agli appassionati l’opportunità di immergersi nell’essenza creativa della città, rivelando sia le icone della street art sia i tesori architettonici meno noti.

La più grande del Marocco risplende ancora

Casablanca è una città di estremi. Da un lato gli sviluppi moderni continuano a plasmare lo skyline, dall’altro l’antico splendore della città più grande del Marocco risplende ancora. Distrutta dal terremoto del 1755, Casablanca fu ricostruita dal sultano Muhammad III, il quale si avvalse di architetti europei. A questo periodo risalgono la sqala, le mura della medina e le due moschee più antiche.

Il bombardamento da parte dei francesi del 1907 distrusse gran parte della città e con l’inizio della dominazione francese, la fusione con le influenze autoctone diede vita a uno stile architettonico unico, il neomoresco, che combina le linee rette dell’art déco con i disegni e le tecniche tradizionali marocchine. Il piano urbanistico dell’architetto Prost, assunto nel 1912 per la ricostruzione della città, la divideva in una ville indigène destinata ai marocchini e una ville nouvelle a est per gli europei.

La più parte degli edifici in stile Art Nouveau e Art Déco sorse nella ville nouvelle prima della fine degli anni Trenta. A un lato di Place Mohammed V, cuore della città, si ammira la Wilaya, l’ufficio amministrativo costruito tra il 1927 e il 1936, con l’iconica torre dell’orologio. Dalla parte opposta della piazza si trova il moderno Grand Théâtre, progettato da Christian de Portzamparc. Sulla piazza affaccia anche l’Ufficio Postale principale, completato nel 1920 e al cui interno sono conservati gli arredi originali in stile Art Déco. A pochi passi di distanza si trova il Palazzo di Giustizia, costruito nel 1925 e che presenta un’imponente facciata con finestre ad arco e motivi decorativi.

Passeggiando lungo il Boulevard Mohammed V e guardando in su fin sopra le facciate dei negozi, si può immaginare la magnificenza di questi edifici nel loro periodo di massimo splendore. Nei dintorni si notano l’Hotel Guynemer in Rue Brahim Belloul, il Transatlantique in Rue Chaouia e il maestoso Cinema Rialto all’angolo tra Rue Mohammed el Qorri e Rue Salah ben Bouchaib. Completato nel 1929, l’edificio fu operativo fino a pochi anni or sono, ma è tuttora una testimonianza della scena culturale di Casablanca dei primi anni del XX secolo.

Uno degli edifici Art Déco più imponenti di Casablanca è l’Immeuble Liberté, in Rue Al Bassatine, progettato da Léonard Morandi nel 1951. Con i suoi 78 metri di altezza, è stato il primo edificio di questa altezza in Nord Africa. Due chilometri più a est, la Villa des Arts è situata in un maestoso palazzo degli anni Trenta ristrutturato dall’architetto Rachid Andaloussi. L’edificio ospita oggi mostre di arte contemporanea.

Tornando verso il centro si passa di fronte alla Cattedrale del Sacro Cuore. Costruita negli anni Trenta in stile neo-gotico, la chiesa perse la sua funzione religiosa quando il Marocco ottenne l’indipendenza nel 1956. La chiesa si trova accanto al Parc de la Ligue Arabe, un parco di 30 acri recentemente riqualificato per 100 milioni di dirham (circa 25 milioni di franchi).