azione.ch
 



Nel nome del mitico e insuperabile Bud

Graphic novel biografiche: un omaggio disegnato al più «fumettoso» degli eroi della cultura popolare italofona (e non solo)
/ 10/06/2024
Benedicta Froelich

Non esiste fraintendimento più tristemente comune di quello che, da sempre, vede contrapporsi la cultura cosiddetta «alta» (fatta di cinema d’autore, classici immortali della letteratura e musica classica) a quella pop culture a cui, peraltro, la maggior parte della popolazione si abbevera quotidianamente; una distinzione oggi quanto mai ingannevole e settaria, che sembra nascondere una pretenziosa preclusione nei confronti di quanto, in fondo, costituisce uno dei pilastri della moderna società occidentale.

Per almeno tre generazioni di italofoni (e non solo), appare tuttora pressoché impossibile riportare alla mente i tempi dell’infanzia senza ricordare con una certa emozione i numerosi (ben 18) e amatissimi film a basso costo interpretati, tra il 1967 e il 1994, dall’inossidabile coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill (all’anagrafe Carlo Pedersoli e Mario Girotti); senza contare i numerosi exploit cinematografici di successo che, fino a pochi anni prima della sua morte (avvenuta nel 2016), hanno visto come protagonista il solo Bud.

Film spesso liquidati come prodotti di serie B, buoni soprattutto per intrattenere bimbi in età scolare, ma che in realtà sono stati molto più di questo, al punto da cementarsi a fondo nell’immaginario collettivo: ancora adesso, orde di nostalgici sospirano al pensiero dell’innocenza e dei buoni sentimenti espressi da quella cinematografia verace fatta di scazzottate, risate e scorpacciate a base di fagioli — ma anche di messaggi positivi, basati sull’amicizia e la lealtà, che avrebbero fatto breccia nell’immaginazione degli spettatori di tutto il mondo, dalla Germania agli Stati Uniti.

Proprio questa struggente rimembranza di una sorta di «innocenza perduta» costituisce il segreto del fascino del leggendario Bud, la cui figura resta, a tutt’oggi, ammantata da un’innegabile magia. Lo dimostra, una volta di più, il successo di pubblico che ha accolto una graphic novel tutta italiana, intitolata semplicemente Bud Spencer e data alle stampe per i tipi della ReNoir Comics in un periodo difficile come quello degli strascichi pandemici, in cui gli spensierati ricordi infantili incarnati dall’attore napoletano hanno trovato terreno particolarmente fertile in cui attecchire.

Del resto, si tratta di un prodotto dal carattere popolare, proprio come i film del nostro eroe — non è un caso che sia lo sceneggiatore dell’opera, Marco Sonseri, sia il suo disegnatore, Roberto Lauciello, si siano fatti le ossa alla Edizioni San Paolo (editrice del celebre settimanale per ragazzi «Il Giornalino», sulle cui pagine hanno gravitato diversi nomi di rilievo del fumetto tricolore), firmando inoltre diverse biografie a fumetti, tra cui quelle di Paolo Borsellino e Gino Bartali.

Una sinergia ideale per dar vita all’unica biografia a fumetti autorizzata di Bud Spencer, e dimostrare come quello della graphic novel sia un mezzo a dir poco perfetto per omaggiare il personaggio, soprattutto considerando le molte analogie tra il linguaggio fumettistico e quello dei film che hanno fatto di Bud e del collega Terence una coppia mito. Basta infatti sfogliare quest’opera per rendersi conto di come il principale obiettivo di Sonseri e Lauciello fosse proprio quello di riuscire a trasmettere tutta l’umanità e la trattenuta, ma sempre palpabile, dolcezza tipiche del «gigante buono» del cinema italiano; obiettivo centrato in pieno, principalmente grazie al perfetto connubio tra il tratto leggero e pulito e la delicata monocromia caratteristiche dello stile di disegno di Lauciello – una sorta di «linea chiara» di stampo franco-belga, che però affonda le radici anche in un certo fumetto popolare italiano di vecchia data – e l’azzeccata sceneggiatura di Sonseri, la quale, da parte sua, riesce a catturare, pur all’interno di una storia dalla semplicità e linearità a tratti quasi risapute, un po’ di quella fascinazione infantile che noi tutti cerchiamo disperatamente di ricatturare ogniqualvolta ci troviamo confrontati con Bud e i suoi molteplici exploit.

E l’alchimia funziona: la scelta di utilizzare un bimbetto di nome Luca come «intermediario» (ovvero, protagonista attraverso il quale il lettore vive l’incontro quasi onirico, per non dire metafisico, con il personaggio di Bud) si rivela azzeccata, dato che permette di recuperare, fin dalla prima pagina, la naiveté salvifica dell’infanzia, suggellando subito, tra lettore e narratore, il fondamentale patto definito dagli anglosassoni come «suspension of belief» – ovvero, il tacito accordo secondo il quale ciò che il racconto propone viene accettato senza esitazioni da chi legge. Così, ci scopriamo stupiti e ammaliati quanto il piccolo Luca nel ritrovarci in un aeroporto fattosi di colpo deserto, dove l’unica persona presente è proprio il nostro idolo d’infanzia Bud, pronto a guidarci attraverso un’avventura che ci permetterà di ripercorrerne non solo la carriera artistica, ma anche la vita personale – il tutto dalla sua viva voce; del resto, quale interlocutore migliore di un bambino potrebbe mai esserci per il buon Bud?

Proprio qui, in fondo, sta il segreto del successo artistico di questa graphic novel, il cui punto di forza non risiede, in realtà, in particolari meriti grafici o testuali, ma piuttosto nel saper catturare l’immaginazione del lettore, trascinandolo, al pari di un bambino, nell’avventura senza tempo che certo avrebbe desiderato vivere all’epoca in cui si incantava davanti alle imprese di Bud e Terence: un’avventura in cui non manca nessuno dei capisaldi che abbiamo imparato ad associare con la figura del Nostro — nemmeno le celeberrime scazzottate, da sempre suo marchio di fabbrica. Non solo: a misura che la narrazione si sviluppa abbiamo la possibilità di scoprire dettagli succosi, che vanno dai trascorsi giovanili di Bud come nuotatore olimpionico e avventuriero in Amazzonia, fino alle leggendarie abbuffate e alla vita familiare.

E se, come dice il poeta, «il naufragar m’è dolce in questo mare», allora non si può che essere grati a Sonseri e Lauciello per aver offerto a tutti noi l’irresistibile opportunità di tornare bambini – almeno per lo spazio di un libro a fumetti – tratteggiando alla perfezione una figura iconica come l’inimitabile Bud Spencer a fare da guida ideale in questo struggente «viaggio sentimentale».