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Un samurai sulla via dei guerrieri leggendari

Le avventure di Rise of the Rōnin ambientate nell’epoca Bakumatsu convincono solo a metà
/ 15/04/2024
Davide Canavesi

 

I samurai. Guerrieri leggendari, spadaccini sopraffini, abili, letali e, al giorno d’oggi, di grande interesse. Un esempio è l’adattamento televisivo del romanzo di James Clavell, Shōgun, che sta appassionando un vasto pubblico. Inoltre, c’è Rise of the Rōnin, un gioco d’azione a mondo aperto uscito su PlayStation 5 dal rinomato Team Ninja. Gli sviluppatori, perlopiù giapponesi, hanno scelto un’ambientazione familiare, evitando così le critiche (a volte ingiustificate) ricevute da Ghost of Tsushima, anch’esso ambientato in Giappone, ma sviluppato da un team nordamericano.

L’opera del Team Ninja ci metterà al centro di un’epoca turbolenta della storia nipponica: l’intero Bakumatsu, ovvero il periodo della crisi dello Shogunato Tokugawa che ha avuto inizio nel 1853 e si è conclusa con il Rinnovamento Meiji, il quale a sua volta ha sancito la fine dell’era dei samurai classici e una rivoluzione socioculturale in Giappone. L’arrivo di una flotta americana nella baia di Tokyo inaugurerà una nuova era di (forzati) scambi. Un’apertura che, per un Paese abituato da secoli di isolazionismo, non è vista di buon occhio da tutti.

Ed è in quest’epoca turbolenta che Team Ninja ha deciso di intessere la propria trama narrativa, mettendo il giocatore nei panni di un samurai senza padrone, un rōnin, il quale incrocerà alcuni dei personaggi più importanti del periodo. Ad esempio, il samurai Ryōma Sakamoto, lo shogun Yoshinobu Tokugawa e il leader militare del dominio di Chōshū, Kogorō Katsura.

L’avventura inizia in modo traumatico. Il nostro alter ego in gioco, la Lama Velata, sopravvive a stento a un evento sconvolgente. Ritrovatosi senza padrone, senza alleati e senza una casa, non potrà fare altro che partire alla ricerca di vendetta. Un inizio scoppiettante e premesse interessanti che purtroppo, però, non sfoceranno in una maestosa epopea samurai come avremmo desiderato.

Il punto di forza di questo gioco risiede senza dubbio nel sistema di combattimento, un’area che il Team Ninja conosce molto bene, grazie alla sua esperienza con giochi come Dead or Alive, Ninja Gaiden e Nioh. Sebbene un approccio più discreto sia spesso possibile, ci troveremo inevitabilmente coinvolti nella mischia, armati di katana, bastoni, picche, kunai e altre armi. Il sistema di combattimento si evolve di continuo, consentendo al giocatore di equipaggiarsi con due armi primarie tra una vasta selezione, ognuna con diversi stili di combattimento che influenzano le mosse disponibili e le tattiche da adottare.

L’apprendimento di nuovi stili è intrigante poiché richiede di recarsi da un maestro e apprendere le tecniche seguendo le sue indicazioni. Il bilanciamento complessivo è ben realizzato, con livelli di difficoltà e contenuti post-gioco progettati per soddisfare le esigenze di giocatori di diversi livelli di abilità.

Rise of the Rōnin è un gioco a mondo aperto, il che significa che il giocatore è libero di esplorare vaste zone seguendo sia le missioni sia la propria curiosità. Le tre città principali attorno la quale si snoderanno le nostre avventure sono Kyoto, Yokohama ed Edo (l’antico nome della città di Tokyo). Presi tra missioni principali e secondarie avremo parecchi contenuti da sviscerare. Completare tante missioni servirà ad aumentare il livello del nostro personaggio, che potremo personalizzare in ogni suo dettaglio.

Tra poteri, mosse speciali e tantissimo equipaggiamento diverso, ci saranno molte opportunità per rendere il nostro alter ego proprio come lo desideriamo. Col proseguire delle ore di gioco ci renderemo presto conto che è diviso in due anime. La prima ci offre missioni principali ben strutturate, con colpi di scena, alleati, nemici e generalmente un buon ritmo di gioco. La seconda anima è quella del mondo aperto, in cui purtroppo, Rise of the Rōnin è meno riuscito a causa di una presentazione grafica deludente e una vastità poco interessante da esplorare.

Da questo punto di vista, Team Ninja dimostra la sua poca familiarità col genere open world che richiede molti più contenuti. Attraversare il mondo di Rise of the Rōnin è interessante solo per le prime ore, con una sorta di apatia che subentra in seguito e che ci farà concentrare sia sull’avanzamento della trama principale sia sul puro e semplice «grind» (ovvero, la pratica di dedicare un’enorme quantità di tempo e sforzo a compiti ripetitivi o monotoni all’interno del gioco al fine di progredire, ottenere ricompense o raggiungere determinati obiettivi). Non è comunque consigliabile concentrarsi solo sulla trama principale, poiché questo ci porterà presto a essere svantaggiati rispetto ai nemici in termini di abilità e potenza. Pertanto, sarà necessario dedicare un certo impegno anche allo svolgimento delle missioni secondarie.

Il titolo delude dal punto di vista tecnico e sembra più adatto a una console della scorsa generazione piuttosto che a PlayStation 5, risultando notevolmente inferiore a Ghost of Tsushima, uscito nel 2020 proprio per PS4. D’altro canto, va riconosciuta la qualità del doppiaggio giapponese (con sottotitoli in italiano) e dell’evocativa colonna sonora.

Rise of the Rōnin si trova in un equilibrio delicato tra due estremi. Da un lato, si distingue per il suo eccellente sistema di combattimento, profondo, vario e coinvolgente. Dall’altro, la componente del mondo aperto lascia parecchio a desiderare. Si intravvedono potenziali grandi cose per il futuro, se mai Team Ninja dovesse continuare a percorrere la strada di questo tipo di produzioni. Per essere un primo tentativo, non è poi tanto malvagio. Tuttavia, rispetto ad altre produzioni simili, fatica a distinguersi.