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Viaggiare nel tempo giocando a carte

Colpo critico - Time Chase è una falsa briscola dove sfumano i confini fra presente, futuro e passato, mentre The Loop porta i giocatori attraverso sette grandi epoche
/ 04/03/2024
Andrea Fazioli

Da bambino avevo un hobby: inventare una macchina del tempo. Mi ci dedicavo con quella serietà giocosa tipica dei fanciulli, che abbiano cinque anni oppure ottanta. Purtroppo non sono riuscito a concepire un apparecchio che funzioni: ancora oggi mi devo accontentare dei romanzi, dei film, dell’arte, dei giochi.

Nella prima adolescenza smisi di raccogliere da terra tubi e altro materiale di costruzione: avevo capito che non avrei mai assemblato un acceleratore di particelle tempo-dimensionali. In compenso, qualche anno dopo mi capitò di leggere la Nuova confutazione del tempo di Jorge Luis Borges (in Altre inquisizioni, 1960, Einaudi 1997). Mi affascinava anche solo il titolo, con quel «nuova» che confuta la confutazione. Ma soprattutto, mi piaceva il punto in cui Borges racconta di una passeggiata serale alla periferia di Buenos Aires: «Sulla terra melmosa e caotica, un muro rosato pareva non albergare luce di luna, ma effondere un’intima luce. Non poteva esservi maniera di dar nome alla tenerezza migliore di quel rosa». Era un istante di «eternità», in cui a Borges parve di essere fuori dal tempo: quel muro, quella luce, quella calma notturna erano sempre uguali, in quell’attimo oppure decenni prima. Ma subito, ecco la consapevolezza: «Il tempo è la sostanza di cui son fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges».

Anch’io sono disgraziatamente rimasto me stesso, e non mi sono mai liberato del vizio di viaggiare nel tempo. Qualche giorno fa sono tornato indietro a cambiare uno dei fatti più immutabili della storia: il punteggio di una partita a carte. Il gioco Time Chase di Jonathan Woodard (Renegade 2019) sembra una classica briscola, da tre a cinque giocatori: chi gioca la carta più alta, o una carta del seme più forte, vince una presa e ammucchia le carte davanti a sé. Quello che è fatto è fatto. O forse no?

In Time Chase i giocatori possono ricombinare in ordine sparso materia nera, flussi temporali, tachioni, paradossi e neutrini. Insomma, anche se tu hai vinto una mano io posso tornare nel passato, sostituire una carta e cambiare il punteggio. Come si fa allora a vincere la partita? Bisogna cogliere il momento giusto per usare la macchina del tempo, perché i viaggi costano. E chi rimane senza cristalli combustibili è condannato a stare nel presente. Proprio come Borges.

Time Chase è un gioco vivace, semplice da imparare ma difficile da controllare. Il regolamento propone anche una modalità che suscita paradossi, dove sfumano i confini fra presente, futuro e passato. Chi ha giocato prima? Chi giocherà dopo? Quali sono i fatti? Borges risponde: «L’universo, la somma di tutti i fatti, è un’accolita non meno ideale di quella di tutti i cavalli che Shakespeare sognò – uno, molti, nessuno? – tra il 1592 e il 1594».

Un altro gioco che trasforma il tempo in un frullato è The Loop, di Maxime Rambourg e Théo Rivière (Catch-up Games 2020; è in francese ma su internet trovate le regole in italiano). Qui c’è un cattivo, il dottor Foo, il quale come tutti i cattivi che si rispettino tenta di scardinare l’universo. The Loop è cooperativo: i giocatori (da uno a quattro) non competono fra di loro, ma si alleano contro il sistema di gioco per fermare il malvagio Foo. La plancia e le carte sono molto colorate e abbondano di riferimenti alla cultura pop. Il gioco sembra ispirarsi a Poul Anderson e al suo romanzo Time Patrol (1955), dove appare un corpo di polizia che protegge il continuum spazio-temporale (P. Anderson, Pattuglia del tempo, Mondadori 2005).

The Loop presenta sette grandi epoche, dall’antichità alla fine del mondo, tutte infestate dai cloni del dottor Foo. Ai giocatori il compito di usare l’energia per amministrare il caos, riparando le faglie temporali. Ci sono delle missioni da compiere, grazie all’aiuto di vari oggetti: Connettori Neuro-temporali, Cerotti Quantici, Occhiali a 5D, ma anche il Sacro Graal o lo Specchio di Amaterasu (la dea del sole nello shintoismo giapponese), fino ad arrivare a cose mirabolanti come una Ciambella alla Fragola, un Orologio Digitale o l’Ultima Compilation di Canzoni sulla Terra (e qui c’è un tocco di nostalgia quasi borgesiana: la carta mostra un CD registrato artigianalmente). Il gioco è di complessità medio-alta. Del resto, si tratta nientemeno che di riassestare l’universo, per poi tornare alla sicurezza precaria del presente. Sempre qui. Sempre ora.