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Viaggio nell’immaginario di Hugo Pratt

Itinerario - Da Ulisse a Corto Maltese: al Museo Civico di Villa Collaredo Mels di Recanati, fino al 7 gennaio 2024, sono in mostra alcune tavole del Maestro di Malamocco
/ 06/11/2023
Paolo Merlini, testo e foto

Recanati è un luogo estremamente prattiano. Il «natio borgo selvaggio» alto su un colle tra i fiumi Musone e Potenza, somiglia a un vascello con la prua rivolta all’Adriatico e la poppa sui Monti Sibillini. «Volat irreparabile tempus» («Il tempo vola irrimediabilmente») la massima virgiliana – sarebbe stata bene in bocca a Corto Maltese – sottostà all’orologio sulla tolda di questa nave rappresentata dal cortile di Palazzo Venieri che, affacciato a Oriente, guarda il monte Conero. Al di là del promontorio c’è la città «a forma di gomito» (Ankón, l’attuale Ancona) fondata nel IV secolo a.C. dai Greci Dori che sul colle Guasco eressero un tempio a Venere Euplea (la dea della buona navigazione). Lassù in cima alla necropoli del capoluogo pontificio che nel 1556 vide l’Inquisizione condannare al rogo 25 ebrei «marrani» sefarditi – come gli avi di Pratt da parte di madre –, riposano ancora le reliquie di San Ciriaco in un duomo di stile romanico a pianta centrale a croce greca.

Partiamo dalla cronaca: il 25 agosto la piccola città marchigiana ha tenuto a battesimo la mostra Da Ulisse a Corto Maltese. Viaggio nell’immaginario di Hugo Pratt, evento organizzato in seno al Recanati Comics Festival, giunto quest’anno alla terza edizione. Fulcro dell’esposizione – resterà aperta fino al 7 gennaio 2024 presso il Museo Civico di Villa Colloredo Mels – sono le 26 tavole integrali dell’Odissea realizzate nel 1963 per il «Corriere dei Piccoli», su testi di Franca Ongaro Basaglia. Ma non finisce qui: la Cong-Pratt – società fondata nel 1983 da Hugo Pratt allo scopo di gestire e promuovere il suo intero patrimonio artistico – ha ripubblicato la storia di Ulisse con i disegni originali, adeguatamente ricolorati per mano di Patrizia Zanotti e dotati di testi nuovi di zecca a cura di Fabrizio Paladini e Marco Steiner.

Non risulta che Hugo Pratt abbia mai messo piede a Recanati – Città della Poesia – ma una volta ebbe a dichiarare: «nella letteratura quello che mi tocca maggiormente è la poesia perché la poesia come il fumetto, è sintetica e procede per immagini». Giacomo Leopardi da questo luogo ha segnato la rotta per L'Infinito racchiusa nell’estrema sintesi in quel verso «io nel pensier mi fingo», formula magica per volare altrove con la fantasia, pratica che riesce bene anche ai divoratori di fumetti.

L’Odissea è stato il primo libro acquistato dal piccolo Ugo Prat – questo il vero nome del disegnatore – e Ulisse è a tutti gli effetti il primo marinaio da lui disegnato – Corto Maltese fece il suo esordio solo nel 1967, protagonista de Una ballata del mare salato, pubblicata sul n° 1 di «Sgt. Kirk». Crediamo che per Pratt, Recanati avrebbe rappresentato «la terra dell’Infinito», non una Itaca alla quale tornare.

«Heureux qui comme Ulysse a fait un beau voyage» («Felice chi, come Ulisse, ha fatto un bellissimo viaggio») chissà quante volte la nota lirica di Joachim du Bellay avrà risuonato nelle orecchie del nostro che considerava «l’uomo dalla mente dai mille colori» il più astuto dei personaggi omerici, «il primo vero avventuriero, il primo vero viaggiatore» e l’Odissea «un caleidoscopio di tutte le situazioni del romanzo d’avventura». Hugo Pratt, oltre che talentuoso artista e personaggio straordinario è stato un viaggiatore avventuroso animato da una continua ansia di conoscenza, incarnando la figura del perfetto ulisside.

La parola Avventura deriva dal latino adventura ossia «ciò che accadrà»; Marco Steiner, amico ed erede spirituale di Pratt, partendo dall’etimologia ha identificato l’immaginario del maestro di Malamocco come quella irresistibile vitalità sprigionata dai suoi disegni che prima ammalia e poi stimola il lettore a inventare a sua volta qualcosa.

L’immaginario di Hugo Pratt è fortemente contagioso e così, al cospetto delle numerose opere d’arte della Pinacoteca, immaginiamo che al disegnatore non sarebbe sfuggita la singolare circostanza per la quale – trecento anni prima che Leopardi, dall’ermo colle, gettasse lo sguardo oltre la «siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude» – Recanati diede albergo a un altro artista veneziano. Nel 1506, il pittore Lorenzo Lotto approdò a questi lidi invitato dai Padri Domenicani per i quali dipinse uno dei sui capolavori, Il Polittico di San Domenico. L’imponente pala d’altare – è esposta al piano nobile del Museo Civico di Villa Colloredo Mels, nella stanza adiacente alla mostra di Hugo Pratt – nacque come opera di protesta verso un’ingiustizia perpetrata ai danni dei recanatesi da Papa Giulio II, reo di aver assegnato al papato la giurisdizione sul Santuario di Loreto provocando a Recanati una grave perdita economica.

L’immaginario di Pratt oltre a essere fortemente contagioso, come abbiamo detto, provoca dipendenza: a pensarci bene, anche Giulio II ha qualcosa a che spartire con Ulisse. Il Papa Guerriero – se il personaggio non fosse esistito veramente, lo potevamo pensare partorito dalla feconda fantasia di Hugo Pratt – quando il 14 gennaio 1506, presso una vigna sul colle dell’Esquilino fu rinvenuto il complesso marmoreo del Laocoonte, in quanto digiuno di storia dell’arte mandò niente meno che Michelangelo a verificarne la provenienza prima di provvedere all’acquisto. «Timeo Danaos et dona ferentes» («Ho paura dei Danai e di coloro che portano doni»), il troiano Laocoonte, veggente e gran sacerdote di Poseidone che insieme ai figli è vittima di Porcete e Caribea – due spaventosi serpenti marini – fa bella mostra di sé nel Museo Pio-Clementino dei Musei Vaticani.

L’itinerario espositivo della mostra Da Ulisse a Corto Maltese si completa col racconto per immagini di numerosi personaggi esotici usciti dalla matita di Pratt. «Per spiegare meglio quello che devo a Stevenson dirò che mi ha mostrato come si possa dare a un racconto d’avventura una dimensione poetica: ha influenzato la mia tecnica narrativa nello stesso modo in cui Milton Caniff ha influenzato il mio segno grafico» e la perla nascosta di questa imperdibile mostra di Recanati è proprio un acquerello che ritrae il sacello delle mortali spoglie di Robert Louis Stevenson a Vailima, piccolo villaggio a breve distanza da Apia, città sulla costa settentrionale dell’isola di Upolu nello Stato di Samoa in Oceania… buon viaggio!