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Un giro di giostra di antichi divertimenti
Al Museo dell’arte fieristica di Paris-Bercy, le maschere del Carnevale di Venezia si incontrano con i caroselli britannici
Simona Dalla Valle, testo e foto
Tutto ebbe inizio in Francia negli anni Settanta quando Jean Paul Favand, un antiquario originario di Saint Etienne, prese a raccogliere gli oggetti più disparati delle fiere e del mondo dello spettacolo. Attore in una compagnia teatrale, negli anni Settanta Favand fondò il Tribulum-Antiquités, un negozio di antiquariato dove assemblò una collezione di curiosità, da oggetti di arte popolare a pezzi dell’Universo dello spettacolo. Malvisti nel mondo dell’antiquariato forse a causa della loro natura itinerante, questi pastiches vantavano tuttavia lussuosi intagli e rifiniture, oltre che costituire un inestimabile patrimonio culturale.
Le fiere divennero popolari come luoghi per divertirsi e sognare, ma anche per scoprire le continue innovazioni tecnologiche
All’età di trent’anni, Favand ebbe l’idea di creare una sorta di Louvre dell’antiquariato e organizzò le prime mostre a tema in Medio Oriente, Giappone ed Europa. A partire dagli anni Ottanta, Tribulum si convertì in un bistrot nel cuore di Les Halles, ma il numero e le dimensioni sempre maggiori degli oggetti collezionati lo costrinsero a cercare un posto più grande, prima a Gentilly e infine nei Pavillons de Bercy, costruiti nel 1878 dall’apprendista di Gustave Eiffel, Louis Ernest Lheureux.
I padiglioni facevano parte di un antico mercato del vino che interessava l’intero quartiere. La leggenda vuole che nel 1704 Luigi XIV si trovasse a Nôtre Dame de Bercy per assistere a una messa. Secondo i costumi dell’epoca tutti dovevano inginocchiarsi davanti al re, ma un uomo sembrava essere rimasto in piedi. La guardia mandata a prenderlo si accorse tuttavia che l’uomo, un viticoltore di nome Martin, era solo molto alto… Martin approfittò dell’occasione per lamentarsi delle gravose tasse da pagare per portare il vino all’interno di Parigi. Divertito, il Re Sole decise che da quel momento, nel villaggio di Bercy il commercio del vino sarebbe stato esente dalle tasse. È difficile oggi immaginare quei padiglioni accessibili solo ai mercanti di vino e ai clienti, avvolti dal suo profumo e da quello delle botti in legno. Osservando a terra, però, i binari rievocano ancora i treni che consegnavano il vino proveniente dalle imbarcazioni lungo la Senna. I parigini frequentavano volentieri questo quartiere che, grazie alla concessione del re, pullulava di enoteche e guinguettes.
I padiglioni sono collegati ancora oggi da una strada selciata cinta da castagni e platani secolari che avevano la funzione di climatizzatore naturale, allo scopo di mantenere il vino a temperature fresche. Passeggiando tra i platani si raggiunge l’ingresso del museo, visitabile solo su prenotazione. Il primo padiglione è un omaggio a Venezia e al carnevale: i Salons Vénitiens. Di fronte a una scenografia dipinta a mano alla quale fa da sfondo il Canal Grande, le figure automatizzate di Colombina, Arlecchino e Casanova si muovono dai balconi mentre la guida racconta che nel XVII secolo, nel tentativo di rilanciare l’economia della città, il Doge di Venezia aveva esteso la durata del carnevale di Venezia da dieci giorni a diversi mesi.
Nel XIX secolo, le fiere divennero popolari in Francia, Regno Unito, Germania e Belgio non solo come luoghi per divertirsi e sognare, ma anche per scoprire le innovazioni e le tecnologie più recenti, come i primi prodotti del cinema. Durante la Belle Epoque, tra gli anni 1880 e 1920, furono costruiti eleganti Carrousel-Salons, strutture mobili coperte che ospitavano un organo, una sala da ballo, giostre e bar. Il museo si ispira direttamente a questi sorprendenti edifici itineranti e le due statue poste all’ingresso erano un tempo esposte proprio in un Carrousel-Salon.
Le note dell’organo a barile, realizzato dalla famiglia Hooghuys di Gramont, in Belgio, potevano essere sentite a tre chilometri di distanza. I cavalli della giostra in legno, costruita intorno al 1900, furono realizzati dallo scultore tedesco Hubner e dal francese Bayol. Solo nobili o soldati potevano permettersi di possedere un cavallo all’epoca, e le giostre erano a volte l’unica possibilità di cavalcarne uno. I cavalli di una giostra guardano sempre verso l’esterno, per attirare l’attenzione del pubblico, e i cavalli di fattura europea guardano a destra mentre ruotano in senso antiorario. È facile, dunque, individuare un cavallo realizzato in Gran Bretagna, perché la sua testa sarà rivolta verso sinistra.
La Course des garçons de café fu costruita sul tema della corsa dei camerieri, un classico britannico. Questa gara si svolgeva a Parigi all’inizio del XX secolo, e ancora oggi, ogni anno a Montmartre i migliori camerieri corrono otto chilometri maneggiando un vassoio senza rovesciarne il contenuto.
La giostra delle biciclette vanta un’apparizione nel film di Woody Allen Midnight in Paris del 2011. Dopo il 1861, anno in cui il primo sistema di pedali fu creato da Ernest Michaux, non esistevano molte biciclette e la gente voleva sperimentarne la velocità; questa giostra può raggiungere i 65 km/h, più di un cavallo al galoppo! Nonostante sia stata costruita nel 1897, in Belgio le biciclette si muovono in senso orario, perché le giostre come questa sono un’invenzione britannica.
Con la sala Le Theâtre du Merveilleux Favand creò invece un palazzo dell’illusione, con un elefante volante e miniature di sapore esotico. La sala da ballo è circondata da unicorni e silhouette di cera, figure di spicco del XIX secolo appartenenti alla collezione del Musée Grevin. Lo scrittore Victor Hugo e l’inventore Thomas Edison indossano i costumi del famoso cabaret Folies Bergère. L’organo Mortier del 1932, decorato in stile Art Déco, contiene l’equivalente di 12 musicisti.
Quando le speranze di Favand di un museo finanziato dallo Stato non si realizzarono, il desiderio di mantenere viva la collezione lo portò a fondare un museo privato che si sostentava mettendo la sede a disposizione per eventi speciali. Oggi gli oggetti si esibiscono, simili ad attori, sul suggestivo set creato da Favand. La collezione è considerata una delle più estese della sua categoria e alla fine di marzo 2021 Francia e Belgio hanno presentato una domanda per far iscrivere la cultura e l’arte delle giostre nella Lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.