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L’Orto Botanico di Brera

Nel cuore di Milano un luogo di silenzio e di storia che invita all’indugio e alla contemplazione
/ 22/05/2023
Eliana Bernasconi

Difficile, nel cuore antico di Milano, non conoscere l’entrata dell’Accademia di Belle Arti di Brera che dà il nome al quartiere omonimo, con la Pinacoteca, la Biblioteca Braidense, l’Osservatorio astronomico e molto altro ancora. Entrando nel palazzo dal lato destro, al termine di un buio corridoio dove si intravvedono bianche statue, svoltando di nuovo a destra, improvvisamente ci si trova immersi in un’isola verdissima. Ben nascosto tra i palazzi, tra le vie e gli eleganti negozi, scopriamo uno degli orti botanici più antichi del mondo, che nei suoi 5000 metri quadrati di estensione amorosamente protegge e custodisce 300 specie di erbe rare, di piante medicinali e di alberi di ogni parte del mondo. Varcando il piccolo cancello entriamo anche nella storia, i piedi camminano su un terreno coltivato allo stesso scopo nel lontano 1300, immutato da quando il giardino era luogo di meditazione dei padri Umiliati e in seguito dei Gesuiti che risiedevano nel palazzo: le specie mediche coltivate tra queste mura rifornivano una delle prime farmacie che si è mantenuta nei secoli, la stessa farmacia che ancora oggi trova posto nella vicina Via Fiori Oscuri.

Fu l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, sovrana assoluta di tutto il Nord Italia, a volere che il palazzo di Brera si trasformasse in luogo di educazione per le lettere, le arti e la scienza. I gesuiti vennero allora sostituiti da una scuola di medicina, e nel 1774-75 il giardino divenne il primo Orto Botanico per la coltivazione e lo studio di ogni specie medica: l’approccio facile a ogni tipo di disturbo che noi conosciamo era di là da venire, i farmaci chimici e industrializzati non esistevano, la materia prima cui si faceva ricorso per guarire ogni malattia era una sola, la pianta. Da allora, attraversando l’epoca napoleonica e vicissitudini varie, l’«Hortus Botanicus Braidensis» è sempre proseguito e a partire dal 1935 è gestito dalla Regione e dall’Università degli Studi di Milano che ne ha totale competenza, e oggi è sotto ogni aspetto un centro di ricerca scientifica e porta anche il nome di Museo delle piante.

Un importante restauro nel 2001 gli ha restituito l’antico aspetto di giardino storico, gli scavi compiuti nel terreno hanno riportato alla luce piccoli mattoni in ceramica che delimitavano le aiuole settecentesche, gli stessi mattoni sono stati riutilizzati per delimitare le lunghissime strette aiuole che formavano la struttura originale antica. È stata ricuperata e mantenuta la divisione in tre settori, separati da due vasche di forma ellittica che un tempo raccoglievano l’acqua dei canali che correvano scoperti per le vie di Milano, una parte di questi corsi d’acqua infatti era utilizzata per le piante. Nei due più grandi settori dell’Orto Botanico troviamo una fitta successione di strette aiuole con collezioni di ogni tipo di piante, alcune aiuole ospitano numerose specie medicinali di varie famiglie, in altre, con particolare attenzione al microclima delle aree dell’Orto, sono collocate piante mediterranee che crescono in ambienti aridi e umidi, mentre altre piante sono suddivise per il loro uso alimentare o tessile, per carta e tintoria.

Le «Piante per la salute» hanno un percorso particolare e recano un cartellino identificativo ricco di informazioni sul loro luogo di origine, sui principi fitoterapici, sulle parti utilizzate e sulle parti del corpo per cui sono indicate. Tutte le piante sono classificate in base alle famiglie e all’ordine di appartenenza, anche se oggi i moderni botanici, per la continua introduzione di piante con proprietà diverse, hanno operato stravolgimenti enormi tra tradizionali generi e famiglie. Nell’Orto Botanico trovano un posto importante le piante rare conservate per la loro biodiversità, tra le piante autoctone della Lombardia ammiriamo ad es. l’esile «Garofano dei certosini» accanto a una lussureggiante «Felce regale» o ad altre piante meno note ai non esperti. All’ingresso, una lunga aiuola ospita la famiglia botanica delle Lamiaceae, di cui fa parte la salvia, e sono infatti oltre una decina le differenti varietà che possiamo osservare e che provengono da ogni parte del mondo: di ognuna notiamo le diverse forme delle foglie, il loro modo di proteggersi dagli insetti, annusiamo i differenti aromi e profumi. Nel terzo e ultimo settore dell’Orto Botanico un’area speciale è chiamata «Alboreto», e vi troviamo due meravigliosi e alti alberi di «Ginko Biloba», vecchi di 250 anni e considerati un poco il simbolo dell’Orto Botanico. Di questa antica pianta, le cui foglie tra l’altro sono uno dei migliori rimedi per combattere la perdita di memoria, troviamo già tracce nei fossili, è composta da alberi maschio e alberi femmina, ma la differenza può essere notata solo nei fiori e nei semi.

Al termine della visita ci rendiamo conto di aver fatto esperienza di un luogo di silenzio e di pace. Qui si entra liberamente secondo comodi orari, sedie e tavolini sono collocati per chi desidera sostare nel verde, passeggiare tra i colori dei fiori o scoprire il verde tenero di nuovi germogli, leggendo un libro o semplicemente godendo dell’ambiente sereno.

L’Orto Botanico è un luogo di studio scientifico ma anche di magia, in un piccolo spazio evidenzia le eterne trasformazioni delle piante, la loro nascita, morte, crescita e fioritura, ma ci ricorda che anche noi ubbidiamo alle stesse leggi e siamo parte della natura.