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Sorbi: belli e utili

Mondoverde - Un albero amato da api e uccelli molto diffuso nell’Europa centro settentrionale
/ 15/11/2021
Anita Negretti

Qualche anno fa, durante una vacanza in campeggio in Svizzera centrale, mi sono fermata ad ammirare una pianta di sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia): era fine estate e la pianta era carica di grappoli di frutti rossi e arancioni. Le foglie verde brillante incominciavano a cambiar colore, diventando rosse e giallognole così da annunciare la loro imminente caduta.

Rientrata dalla vacanza mi sono ripromessa di piantarne un esemplare in giardino, non solo per la sua bellezza, ma anche per quello che ho scoperto su questi arbusti: uccelli, api e molti insetti, infatti, legano la loro sopravvivenza proprio a questa pianta. In primavera-estate, per dire, quando sbocciano i piccoli fiori bianco crema riuniti in pannocchie, questi ultimi deliziano noi per il loro profumo ma allo stesso tempo alimentano le api; in autunno e fino ai primi freddi di dicembre diventa invece un’utile dispensa per l’avifauna.

Quest’ultima caratteristica è così marcata da avergli regalato il nome comune di sorbo degli uccellatori, proprio perché quest’albero veniva piantato nei roccoli di caccia per attrarre passeri, merli e tordi con lo scopo, ahinoi, di intrappolarli nelle reti di cattura.

Alti fino a dieci metri, di Sorbus aucuparia ne esistono varietà selezionate con crescita e sviluppo molto più ridotto, da poter coltivare anche in giardini dalle dimensioni medio-piccole o addirittura in vaso. In questa fase è necessario tenere a mente che il nostro albero non ama terreni calcarei, preferisce quelli neutri o leggermente acidi, sciolti e fertili, prediligendo per il suo quieto vivere zone umide e semiombrose, come il limitare dei boschi.

Dal fusto grigiastro, porta in alto una chioma densa e arrotondata, formata da foglie composte e pinnate, leggermente pelose nella parte inferiore, che spoglieranno l’albero a inizio autunno, ma senza dimenticarsi di regalargli un tocco di colore. Anche durante i mesi freddi, infatti, questo bell’albero non lascia indifferenti: tra i rami spogli si possono trovare interi mazzi di bacche rosso vermiglio, con polpa succosa e saporita.

Molto diffuso nell’Europa centro settentrionale, grazie all’ampia disseminazione naturale data dai tre piccoli semi contenuti nelle bacche e indigeribili dagli stomaci degli animali e degli uccelli, il Sorbus aucuparia ha svolto nel passato un ruolo molto importante nella vita dell’uomo per quanto riguarda i rituali.

Se i Celti li associavano alla rinascita primaverile, altri popoli recitavano formule propiziatorie bruciando il loro legno prima di una battaglia; inoltre, fino a qualche decennio fa, si appendevano rami di sorbo sulle porte delle stalle per scongiurare che gli animali allevati si ammalassero.

Di questa famiglia, a parte il sorbo degli uccellatori, si trovano in vendita e in natura anche altre specie: Sorbo domestico, Sorbo montano (il cui nome botanico è Sorbus aria) e Sorbo Ciavardello.

Il primo di questi, cioè Sorbus domestica, produce le sorbe, frutti teneri e dolci che maturano tra agosto e ottobre, ma – attenzione – per poterli gustare devono prima esser posti in luoghi bui e asciutti, per poter diventare maggiormente dolci e appetibili (tecnica dell’ammezzimento).

Il sorbo montano raggiunge un’altezza di sei metri circa, ha foglie grandi, ovali o lanceolate e con margine dentellato, con una peluria argentea sul lato inferiore. I suoi fiori bianchi e appariscenti sbocciano a grappoli da fine maggio, dando origine ai frutti sferici verdi che poi nel corso di tutta l’estate coloreranno di arancio e rosso il nostro giardino, o i boschi che li accolgono: anch’essi sono molto graditi agli uccelli.