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Linea verde e flora ferroviaria
Biodiversità - Le piante che s’insediano spontaneamente fra i binari, il controllo della vegetazione per la sicurezza e gli spazi di natura realizzati fra e lungo le rotaie
Marco Martucci
Camminare lungo i binari della ferrovia o, peggio ancora, attraversarli è decisamente sconsigliabile: può essere molto rischioso e solitamente è vietato. Ma ci sono binari poco frequentati dai treni, magari in qualche stazioncina di campagna, binari morti dove i treni non passano più e che, con prudenza, si lasciano avvicinare. E ne può valer la pena perché si entra in un mondo a sé dove non mancano scoperte anche entusiasmanti.
I binari, infatti, non sono solo la via ferrata su cui viaggiano i treni: diventano un biotopo particolare dove vivono soprattutto piante ma anche piccoli animali. Oltre a essere pittoresco e romantico, il paesaggio ferroviario può rivelarsi di grande interesse anche per l’appassionato naturalista. Quando viaggiamo in treno a grande velocità non ci accorgiamo della natura fra i binari perché non facciamo in tempo a vederla ma soprattutto perché da questi binari molto frequentati la natura viene tenuta fuori per comprensibili ragioni di sicurezza. Ma pure qui, neppure troppo lontano dalla massicciata, ci sono angoli di natura, spontanei o creati appositamente.
L’espressione «flora ferroviaria» compare nell’omonimo titolo d’un bel libricino stampato nel 1980, opera di Ernesto Schick (1925-1991), attivo professionalmente a Chiasso nel settore delle spedizioni, agronomo di formazione e, soprattutto, botanico amatoriale, appassionato e competente, con uno spiccato talento per il disegno. A Chiasso, Schick aveva vissuto la grande trasformazione d’un territorio in parte agricolo e fatto di prati e paludi in un paesaggio di 120 chilometri di binari, che vide nascere la grande stazione di smistamento, grazie a lavori iniziati nel 1957 e durati per dieci anni.
In seguito, accortosi che la vegetazione stava ritornando in mezzo ai binari, Schick iniziò le sue escursioni alla ricerca delle piante di questa flora spontanea. Ne trovò decine e decine, che raccolse, descritte e illustrate, nel suo libro cui mise il sottotitolo La rivincita della natura sull’uomo. Nascevano da semi arrivati dai dintorni o anche, clandestini sui vagoni, da più lontano. Ecco, dalle pagine del libro, immagini di papaveri scarlatti, di gialle primule, del dente di leone, di trifogli, salici, lino.
Ma le piante, per belle e interessanti che siano, sono in conflitto con la gestione sicura del traffico ferroviario. C’è la necessità di contenere, in parte o del tutto, l’esuberanza della vegetazione ferroviaria. Le nostre ferrovie lo fanno non solo a Chiasso ma lungo gli oltre 7600 chilometri di binari delle FFS. Le piante, con le loro radici, possono compromettere la stabilità della massicciata su cui posano i binari ed essere di ostacolo al passaggio del personale di manutenzione e dei passeggeri che dovessero abbandonare il treno fuori dalle stazioni. Segnali e avvisi rischierebbero di non essere più visibili. Rami di arbusti o alberi potrebbero cadere sui binari. Insomma, la sicurezza è prioritaria.
Fra le piante più problematiche, perché di non facile contenimento, figurano l’equiseto (Equisetum arvense) che cresce sottoterra e si propaga attraverso radici e germogli, il poligono del Giappone (Reynoutria japonica), neofita invasiva alta fino a tre metri e che si diffonde con le radici fino a due metri all’anno e il rovo (Rubus sp.), ben nota pianta infestante e munita di spine.
Per il controllo della vegetazione si distinguono due zone. La prima, a manutenzione intensiva, circa cinque metri dal centro del binario, comprende la zona dei binari con massicciata e banchina, un passaggio per il personale e per le emergenze, dove non è tollerata alcuna vegetazione, seguita da una striscia intermedia, nella quale può svilupparsi dell’erba tenuta bassa. La seconda zona, a manutenzione estensiva, la cosiddetta scarpata, si estende oltre la prima per circa dieci metri e in essa possono crescere piante erbacee e legnose.
Mantenere la vegetazione sotto controllo richiede una strategia che tenga conto dell’efficacia, dei costi e dell’impatto ambientale. Per questo è a disposizione una varietà di metodi, applicati in combinazione e scelti secondo il luogo e il tipo di vegetazione. La posa di un manto di asfalto sotto la massicciata tiene lontana l’umidità ed è realizzabile soprattutto al momento della costruzione di un nuovo percorso ferroviario. I canaletti per il passaggio dei cavi a fianco della massicciata sono un ostacolo alla penetrazione della vegetazione. Per tenere sotto controllo la crescita delle piante si presta bene il taglio, manuale o con macchine. Esistono poi diversi mezzi per tenere pulita la massicciata. Strappare le piante a mano richiede tempo ma è molto selettivo.
L’unica sostanza autorizzata in Svizzera per il controllo chimico delle piante infestanti in ferrovia è il glifosato, vietato comunque al di fuori della zona dei binari e in tante altre situazioni, come nei pressi di corsi d’acqua, acque ferme o zone di captazione della falda freatica. Le FFS impiegano il glifosato con grande moderazione e intendono, entro il 2025, rinunciare del tutto al suo uso. Si stanno ricercando per questo diversi metodi alternativi, oltre a quelli già in uso. Fra le novità allo studio, l’impiego di acqua bollente, di robot e di erbicidi biologici.
Ma fra ferrovia e natura non c’è solo conflitto. Anzi, lo spazio attorno ai binari può diventare prezioso per la biodiversità, senza compromettere la sicurezza. Le FFS possiedono 13mila ettari di terreno, l’ottanta per cento sono aree verdi, boschi ma anche scarpate, prati e biotopi aridi e caldi, condizioni ottimali per piante, piccoli animali, insetti anche di specie rare e minacciate. Le nostre ferrovie promuovono questi ambienti e ne creano di nuovi, anche come compensazione ecologica. Famosa è la tratta fra Zurigo HB e Zurigo Altstetten, un paesaggio naturale premiato, realizzato in sicurezza e a basso costo fra i binari, dove vivono 500 specie di piante, farfalle e api selvatiche e la più grande popolazione di lucertola muraiola dell’Altopiano.
Esempi importanti e significativi non mancano anche a sud delle Alpi. Ce li presenta, da noi intervistato, Giancarlo Tognolatti, capo progetto ambiente presso FFS Infrastruttura. Si tratta di due interventi di compensazione ambientale, recentemente eseguiti da FFS, entrambi sul Piano di Magadino, dove è stata ampliata la linea ferroviaria. Il primo riguarda il torrente Trodo, la cui foce alla confluenza con il fiume Ticino, in territorio di Quartino, è stata completamente rinaturata.
Il secondo è stato la creazione del nuovo stagno Barage, a Contone, adiacente alla linea ferroviaria, dove, oltre a eliminare le piante invasive, si è provveduto all’inserimento di piante tipiche delle zone umide, di arbusti autoctoni e di un biotopo per piccoli animali. Questi e altri esempi dimostrano efficacemente come il rapporto fra ferrovia e natura, se ben gestito in modo equilibrato, possa essere benefico per quest’ultima, a vantaggio della biodiversità e dell’ambiente.