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Ed ora la legge dà ascolto ai cavalli
Mondoanimale - Parzialmente approvata in Gran Consiglio una mozione a tutela della mobilità degli equini sul nostro territorio
Maria Grazia Buletti
Il cavallo può vantare una legittima appartenenza al contesto territoriale ticinese (e a quello nazionale), e risulta anche per questo comprensibile la sua presenza lungo i sentieri e i percorsi equestri nella pratica della cosiddetta equitazione del tempo libero. «L’equitazione di campagna potrebbe rappresentare un tema clamoroso, ma è sicuramente meritevole di essere affrontato nel quadro di un’equa e razionale gestione delle risorse territoriali. Si tratta di un’attività salutare e attrattiva che ben coniuga l’attività fisica all’aperto di cavaliere e cavallo, dando soddisfazione all’amore per gli animali e per la natura. D’altronde, il nostro territorio offre un meraviglioso paesaggio con buoni percorsi escursionistici». A parlare è la presidente della Federazione ticinese sport equestri (Ftse) Ester Camponovo, che ricorda come, per il loro benessere, gli equini siano animali che necessitano di tanto movimento quotidiano, così come confermato dalla Legge federale sulla Protezione degli animali (LPAn).
D’altra parte, l’interlocutrice parla del nostro ambiente in grande evoluzione: «Di fatto, è materia di discussione per quanto concerne il suo assetto e l’uso condiviso che se ne fa nel tempo libero: pensiamo alle persone che passeggiano, ai proprietari di cani, ai ciclisti e pure ai cavalli con amazzoni e cavalieri del tempo libero». Gli esperti biologi concordano sul fatto che l’equitazione di campagna non troppo intensiva su sentieri e stradine sterrate non nuoce al territorio e all’ecosistema ai quali, anzi, può apportare alcuni interessanti benefici. Ma per i cavalli le difficoltà non mancano, afferma Camponovo: «D’altra parte, la conformazione del nostro territorio deve fare i conti con un fondovalle ristretto e l’urbanizzazione incessante; ciò fa sì che gli spazi di svago siano esigui e preziosi, anche se dobbiamo ammettere che, in generale, la presenza del cavallo in Ticino è facilmente integrabile con tutte le altre attività all’aperto perché non è troppo massiccia».
Per il cavallo diventa una questione di convivenza e di percorribilità su percorsi che cambiano forma «senza considerare a sufficienza le esigenze di questi animali». Sempre secondo la presidente Ftse: «La situazione del nostro Cantone non è delle più semplici: viviamo in una regione che a nord è occupata per la maggior parte da montagne, ragion per cui sul poco territorio che si estende lungo il fondovalle si concentrano le più disparate attività e infrastrutture. Più a sud, anche se il paesaggio resta più aperto, gli agglomerati occupano molto territorio e le importanti vie di comunicazione rappresentano degli ostacoli spesso insormontabili da attraversare».
Certificata la possibilità data ai cavalli di godere della natura e della campagna alla quale appartengono, «ciò che rimane del territorio deve essere condiviso tra il settore primario e gli utenti del tempo libero, in un equilibrio di convivenza e rispetto reciproco». Un equilibrio nel quale, fino a oggi, la presenza del cavallo nella pianificazione del territorio non era considerata a sufficienza quanto quella delle altre utenze: «Come fruitori di percorsi in campagna con i nostri cavalli, chiediamo semplicemente di poterci spostare da un luogo all’altro senza pericoli e senza essere costretti a confluire sulla rete stradale dedicata al traffico viario».
In quest’ottica, e a sostegno di queste considerazioni, nel 2018 l’allora Gran consigliere Alex Farinelli aveva presentato in Gran consiglio una mozione, poi ripresa da Cristina Maderni. «In quel momento ero ancora presidente della “Commissione cavallo e ambiente” della Federazione e costatavo il disinteresse generale dell’amministrazione cantonale e dei Comuni verso la categoria dell’utenza equestre e del cavallo; non si contavano più i casi in cui percorsi in uso del cavallo da tempo immemore venivano improvvisamente resi inaccessibili a causa della posa di barriere ingiustificate e segnaletica inopportuna». Un problema da risolvere su tutto il territorio cantonale, in modo che i principi pianificatori restino di regola uguali per tutti i Comuni: questo il senso della mozione, spiega Camponovo che così ne riassume il soddisfacente esito giunto quest’anno: «La mozione ha evidenziato la necessità di sviluppare una strategia territoriale a livello cantonale, che possa tener conto delle esigenze del transito dei cavalli, con il nostro auspicio che le autorità prendano coscienza di una problematica che, oggigiorno, non possiamo più sottovalutare né tralasciare, nella visione d’insieme della pianificazione della rete escursionistica».
Il tema, giunto finalmente sui banchi del Parlamento, ha ricevuto un atto di sostegno da parte delle autorità cantonali: «Non è stato possibile essere inseriti nelle schede di Piano direttore, come qualche Cantone svizzero ha già fatto, ma siamo riusciti comunque ad avere dal Dipartimento del territorio la promessa di intenti di sostegno e di sensibilizzazione avallati dal Gran Consiglio ticinese. Se l’Ufficio della mobilità lenta (con il supporto dell’Ufficio della pianificazione locale) potesse organizzarsi in modo da seguire anche le esigenze dei nostri cavalli e gli interessi per il loro benessere, penso che potrebbero crearsi sinergie proficue e interessanti». Così conclude la presidente Ftse che, attraverso il proprio impegno di colloquio con le Istituzioni, ha permesso al cavallo di essere «ascoltato» tanto quanto tutti gli altri attori e utenti del nostro territorio rurale.