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La misteriosa vita dell’anguilla

Mondoanimale - Un pesce dalle forme inusuali, che suscita fascino e repellenza
/ 04/01/2021
Maria Grazia Buletti

Nel corso dei secoli ha generato curiosità e rifiuto, fascino e disgusto. È un pesce, ma è pure altro: sembra un serpente, un grosso verme, un’identità sinuosa e viscida che nuota nel suo habitat acquatico, ma si pensa che, se il terreno è bagnato, riesca a superare alcuni ostacoli pure via terra. «Ed è in grado di farlo per diverse ore, sebbene sia un pesce», racconta Thomas Ammann, capo della sezione biodiversità del WWF Svizzera. 

Si parla dell’anguilla, sempre e ancora avvolta nel mistero: «Non è chiaro per quale motivo deponga le uova nel Mar dei Sargassi; biologicamente parlando non si sa come avviene l’accoppiamento e nemmeno come e dove di preciso deponga le uova. Il Mar dei Sargassi è immenso. Non c’è niente lì». È un pesce i cui antenati vivevano già ai tempi dei dinosauri, più di cento milioni di anni or sono, dalla natura adattabile che le permette di vivere ovunque sulla Terra. Complessivamente si contano 15 famiglie costituite da circa 800 specie fra le quali troviamo l’anguilla europea (Anguilla anguilla) che colonizza le acque dolci di tutto il Vecchio Continente, anche se oramai è considerata rara, tanto che un paio d’anni fa la Federazione svizzera di pesca (FSP) l’aveva designata pesce dell’anno 2018: «Un tempo era uno dei principali animali che popolavano i corsi d’acqua svizzeri, ma oggi si è fatta rara a causa delle installazioni per la produzione idroelettrica nei fiumi Ticino, Reno e Rodano». 

A questo proposito Ammann osserva che la riduzione del numero di anguille è stata notata solo negli anni Ottanta: «Essendo un pesce che vive fino a 20 anni, nessuno aveva notato che le unità stavano collassando a causa delle dighe e delle chiuse». Egli avverte che questa specie potrà essere salvata soltanto se tutti insieme collaboriamo a livello internazionale. Tutto ciò nulla toglie alla vita straordinaria dell’anguilla che si sposta per diverse migliaia di chilometri dalle acque interne o da quelle costiere (nelle quali trascorre la maggior parte della vita) fino al Mar dei Sargassi dall’altra parte dell’Atlantico: «Per l’intera durata della sua migrazione l’anguilla non mangia e il suo apparato digerente regredisce. Diventa un’anguilla argentata». Ammann racconta che i genitori muoiono dopo la riproduzione e nel corso dei successivi tre anni, le larve di anguilla ritornano in Europa trasportate dalla corrente del Golfo: «In prossimità delle coste europee esse mutano dapprima in anguille cieche e successivamente in anguille gialle che migrano nuovamente verso i fiumi». 

Non si conosce ancora il motivo per cui le nascite delle nuove anguille avvengono tutte nel Mar dei Sargassi. Si sa però che i piccoli impiegheranno circa tre anni per fare a ritroso il viaggio dei genitori: «All’inizio si pensa che si spostino passivamente seguendo la corrente, mentre dopo aver sviluppato la capacità di nuotare pare che riescano a seguire le orme dei genitori senza problemi, lasciando l’acqua salata per maturare e crescere in quella dolce». 

Devono passare una quindicina d’anni perché l’anguilla decida che è giunto il momento di riprodursi e allora riparte alla volta del famoso Mar dei Sargassi: «Il suo ciclo vitale è più che complesso e ancora poco studiato se pensiamo che si tratta di un pesce che percorre tra i 15 e i 40 chilometri al giorno per oltre seimila chilometri complessivi». Ma le sorprese non finiscono qui, perché si sa che giunta nel Mar dei Sargassi, l’anguilla europea si riunisce con quella africana e quella americana: «Non è dato neppure di sapere perché tutte le anguille del mondo nascano lì per poi ritornarvi». 

Alcuni scienziati sostengono però che a mettersi in viaggio siano solo le femmine: «Pare che i maschi restino in prossimità della riviera marittima». Altri studiosi sostengono invece che la femmina possa cambiare sesso durante il suo lungo viaggio: «In realtà queste restano solo ipotesi perché nessuno è mai riuscito a seguire un’anguilla dalla nascita fino alla sua maturazione». Se, come abbiamo visto, si sa che muore una volta giunta a destinazione e dopo essersi riprodotta, il mistero avvolge ancora motivazioni e percorsi dell’anguilla che così diventa un pesce interessante e affascinante. 

Un vero enigma oggetto di teorie e leggende che lo scrittore svedese Patrik Svensson traduce nel libro Nel segno dell’anguilla (Guanda) pubblicato in oltre 32 paesi. Un vero caso editoriale che parla di un padre e un figlio pescatori di anguille che escogitano sempre nuovi metodi per «mettere le mani su questa creatura degli abissi, del buio e del fango, per catturare il suo corpo viscido e guizzante e guardare nei suoi occhi nerissimi». Una sfida con quello che nel libro viene definito come «l’animale più sfuggente di tutti», che insegna al figlio a imparare dalla natura che diviene vera e propria maestra. 

L’autore non fa altro che enfatizzare e puntualizzare questo pesce che per millenni ha affascinato pensatori, scienziati ed esploratori: da chi, come Aristotele, dell’anguilla ha studiato l’origine, l’essenza e le sorprendenti metamorfosi (anfibio, serpente di mare, pesce d’acqua salata o dolce), a un giovanissimo Freud che si è dedicato con ostinazione allo studio dei suoi meccanismi riproduttivi, fino ai biologi che hanno scandagliato oceani per seguire le sue migrazioni.