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Cane da protezione delle greggi

Mondoanimale - Una professione al servizio dell’uomo che vale la pena conoscere
/ 12/07/2021
Maria Grazia Buletti

Di quest’anno pandemico c’è chi ha fatto di necessità virtù e, complice la bella stagione già avviata, molte persone hanno scoperto (e riscoperto) il piacere delle passeggiate in montagna, a piedi o in bicicletta. Alla fine dello scorso mese di maggio si è pure riaccesa la polemica che narra dei conflitti fra gli escursionisti e i cani da protezione delle greggi: veri guardiani a quattro zampe.

Per la verità, il problema è ciclico e, per esempio, già a maggio del 2018 i media riportavano la disavventura di un ciclista che sul Monte Bar si era trovato in mezzo a un gregge prontamente protetto dal suo guardiano: «Mi sono fermato e davanti a me ho visto un grosso cane che si avvicinava abbaiando, non ho fatto in tempo a girarmi che da sinistra ne è arrivato un altro che mi ha morso la natica strappandomi i vestiti… Ho messo in moto la bici (elettrica) e sono scappato verso la capanna». Allora i media titolavano: «Morsicati sul Monte Bar, la convivenza si fa difficile»; da qui il nostro compito di esporre e cercare di comprendere qual è il compito dei cani da protezione delle greggi e come lo svolgono, proprio in questo periodo che ci vede tornare all’aperto per fare escursioni.

Ci rechiamo a Lostallo da Alberto Stern, veterinario e formatore di cani da protezione, per farci spiegare il «punto di vista» di questo cane al servizio dell’uomo, ma che potrebbe mettere in difficoltà i passanti. È una giornata calda come tante, aria fina e molto verde attorno al sentiero dove, sulla destra, vediamo un grosso cane bianco apparentemente sdraiato a riposare, non fosse che si trova attorniato da un nutrito gregge di pecore. Pur senza batter ciglio, il cane ci osserva arrivare ed è attento ai nostri movimenti. «Si tratta di un cane da protezione delle greggi che si occupa di curare le nostre pecore al pascolo», ci spiega Alberto Stern accingendosi a raccontarci che questi meravigliosi cani mettono al servizio dell’essere umano la loro attitudine alla sorveglianza.

«Il ritorno del lupo è certamente una delle ragioni per le quali il suo lavoro è utilissimo, ma non solo: l’agricoltore che si avvale dell’aiuto di questi cani non lo fa solo per proteggersi dai grandi predatori, bensì anche dalle volpi o dai corvi che si fiondano sugli agnelli, solo per citare due esempi».
È pomeriggio e osserviamo i movimenti di quel cane di razza Montagna dei Pirenei, mentre ci avviciniamo con calma, come Stern ci spiega di fare. A sua volta, il cane osserva i nostri movimenti senza scomporsi, come se stesse valutando il da farsi. Non succede nulla, anche perché ci siamo attenuti scrupolosamente alle regole del cartello posato a bordo sentiero che indica chiaramente come bisogna comportarsi per non disturbare il gregge e non mettere in allarme e in difesa il cane guardiano di cui attaccamento e lealtà nei confronti del gregge stesso sono assoluti, «anche se quando si istruisce si cerca sempre di sortire una qual tolleranza nei confronti dell’essere umano con cui lo si fa socializzare».

Ma non dimentichiamo che il cane esegue comunque il lavoro che è chiamato a fare. Giusto per non imbattersi in brutte avventure, è dunque determinante leggerli bene questi cartelli, posati sempre in posizione ben visibile dove un cane da protezione gregge presta servizio. Per conoscere comportamento e regole da adottare nel caso ci si imbattesse in un gregge sorvegliato da cani, questi cartelli indicano di restare calmi e lasciare tempo al cane per assicurarsi che non rappresentiamo un pericolo per il suo gregge: «Naturalmente bisogna evitare di disturbare gli animali e tenersene a distanza, possibilmente aggirando il gregge».

È buona norma allontanarsi ignorando il cane da protezione che, ci racconta Stern, potrebbe seguirci per un breve tratto prima di tornare alle sue pecore: «Non fare movimenti bruschi che potrebbero spaventare pecore e cani». E per gli escursionisti: «Rallentare il ritmo, se si è in bici (come il malcapitato citato) è meglio scendere e spingerla a piedi per quel tratto di sentiero, non dare da mangiare ai cani e non accarezzarli: loro devono restare accanto al loro gregge». Infine: se si è a spasso con il proprio cane: «Bisogna tenerlo al guinzaglio e liberarlo solo in caso vi sia un reale confronto fra i due cani, in modo da permettere loro di definire i loro rapporti».

Va da sé che un gregge protetto non deve essere attraversato insieme al proprio cane, ma aggirato comunque e sempre. Mentre in caso di dubbio è saggio tornare indietro. Quello dei cani da protezione delle greggi è un nobile impiego che però richiede la nostra complicità che sta nella consapevolezza di doverlo lasciare lavorare e, soprattutto, nella conoscenza del suo agire e delle regole di comportamento che dobbiamo assumere per evitare spiacevoli avventure e malintesi.

«Questi cani difendono il loro gregge contro ogni pericolo grazie a un comportamento protettivo innato che l’uomo favorisce e promuove coscienziosamente; comportamento che esprimono attraverso un’attitudine dissuasiva e con il loro abbaiare» riassume Alberto Stern in occasione della nostra visita, ricordandoci in ultima battuta che dovunque i cani da protezione delle greggi prestino servizio, sono come detto affissi ben visibili i cartelli che ci indicano il comportamento adeguato da assumere. Leggeteli.

E se potete date un’occhiata anche a questo bel fumetto: bit.ly/3zm9bk2 creato dal Programma nazionale di protezione delle greggi.