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Il seme nel cassetto - Ciò che il mondo vegetale ci insegna sul nostro «essere-nel-mondo» nel libro "La vita delle piante. Metafisica della mescolanza" del filosofo Emanuele Coccia
/ 28/06/2021
Laura Di Corcia

Ho letto e recensito per questo settimanale tanti libri sul tema delle piante, che tentano, in poche parole, di spostare il nostro sguardo di esseri umani, di decentrarlo rispetto all’antropocentrismo e anche allo zoocentrismo per convincerci che quella forma di vita che abbiamo sempre considerato accessoria, passiva, elementare rispetto a quella «tutta azione» posta in essere dagli animali e dall’animale che consideriamo principe, l’essere umano (un trofeo che a onor del vero ci siamo attribuiti da soli), la forma di vita che riguarda i vegetali, intendo, contenga in nuce, invece, forme di saggezza da scoprire, da conoscere, una via maestra da seguire per vivere forse in maniera più felice e consapevole su questo pianeta.

Fra questi libri, pochi mi hanno colpito come La vita delle piante. Metafisica della mescolanza del filosofo nonché professore associato all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi Emanuele Coccia, che ho avuto il piacere di seguire lo scorso anno, in occasione degli Eventi letterari del Monte Verità di cui è stato ospite.

Un libro meraviglioso, quello pubblicato dalla casa editrice Il Mulino, non solo perché porta il tema su un piano filosofico (quella filosofia che pure risente dell’antropocentrismo e che mostra delle miopie, generosamente messe in luce in questi anni da parecchi studiosi, soprattutto statunitensi, ma non solo), ma perché riesce a spiegare attraverso l’analisi delle varie parti che compongono la pianta e con un linguaggio più vicino alla poesia che alla trattazione saggistica che cosa il mondo vegetale ci insegna sul nostro «essere-nel-mondo».

Un’esperienza che l’autore descrive nei termini dell’immersione – la stessa esperienza che il pesce fa nel mare. Spiego brevemente, rischiando la banalizzazione ma puntando sulla chiarezza: siamo immersi in un ambiente che ci contiene, ma che al contempo conteniamo (pensiamo all’aria che entra ed esce dai nostri polmoni). Scrive Coccia: «In ogni clima la relazione fra contenuto e contenente è costantemente reversibile: ciò che è luogo diventa contenuto e ciò che è contenuto diventa luogo. L’ambiente si fa soggetto e il soggetto ambiente. Ogni clima presuppone questa inversione topologica continua, un’oscillazione che disfa i contorni tra il soggetto e ambiente e ne inverte i ruoli».

Chi ci insegna queste verità? La foglia, la quale «è la forma paradigmatica dell’apertura: la vita capace di essere attraversata dal mondo senza esserne distrutta». Ma la foglia «è anche il laboratorio climatico per eccellenza – precisa Coccia – la storta chimica che libera nello spazio l’ossigeno, l’elemento che rende possibile la vita, la presenza e la mescolanza di una varietà infinita di soggetti, corpi, storie e mescolanze mondane. I piccoli limbi verdi che popolano il pianeta e catturano l’energia del sole sono il tessuto connettivo cosmico che permette, da milioni di anni, alle vite più disparate di intrecciarsi e mescolarsi senza fondersi reciprocamente l’una con l’altra».

Questa è la parola chiave: mescolanza. L’idea di soggetto come monade isolata, autonoma, si sgretola, se usciamo dallo zoocentrismo e se osserviamo quello che le piante insegnano. Vivere è un’esperienza immersiva dove soggetto e non-soggetto continuano a fondersi, a mescolarsi, a ritrattare le proprie identità diventando altro e altro ancora (non è un caso che Coccia abbia scritto anche un libro dal titolo Métamorphoses, di cui attendiamo con ansia la pubblicazione in Italia).

La verità è che non esiste un ambiente che contiene soggetti e oggetti, dal momento che ogni cosa, in questo mare in cui fluttua l’essere, cambia in continuazione, ma non solo: non esistono nemmeno dei veri e propri oggetti. «Il mondo dell’immersione – spiega il filosofo – è una distesa infinita di materia fluida secondo gradi di velocità e rallentamento variabili, ma anche e soprattutto di resistenza o permeabilità. Perché tutto nel movimento mira a penetrare il mondo e a essere da lui penetrato. La parola chiave è permeabilità: in questo mondo tutto è in tutto». E se la radice ci insegna che la pianta non punta solo al cielo, ma ha una spinta opposta, ctonia, che affonda nel centro della Terra, il fiore spiega che l’amore o la sessualità significa farsi mondo, ovvero mescolarsi, aprirsi all’altro. «Ogni essere sessile deve farsi mondo per il mondo» scrive il filosofo. «Questo è quanto chiamiamo sesso: la forma suprema della sensibilità, quella che consente di concepire l’altro nello stesso momento in cui l’altro modifica il nostro essere e ci obbliga ad andare, a cambiare, a diventare altro».

Il fiore, in fondo, «è un attrattore. Invece di andare verso il mondo, lo attira a sé. Grazie ai fiori, la vita vegetale diventa il luogo di un’esplosione inedita di colori e forme, e di conquista del dominio delle apparenze». Un libro, questo di Emanuele Coccia, che non può mancare nelle biblioteche degli appassionati e di chi si interessa a queste tematiche, accanto a quelli scritti da Pia Pera, Gilles Clément, Stefano Mancuso e altri e altre.