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Estate, tempo di vacanze e aria condizionata
Parole verdi 5 – Con questo articolo continua la serie dedicata al nostro rapporto con l’ecologia e la crisi climatica
Francesca Rigotti
Più che una parola verde, estate è una parola gialla. Vi domina il giallo delle messi, del sole, dei girasoli. Ma anche il giallo delle stoppie aride, dell’erba secca, pronto a trasformarsi nel rosso del fuoco degli incendi. Anche la bonaria notte di San Lorenzo vive dell’associazione con il fuoco, quel fuoco – ricorda Alessandro Vanoli nel suo recente saggio Estate. Promessa e nostalgia, il Mulino, Bologna, 2023 – che ogni estate sarebbe tornato dal cielo per onorare e ricordare il martire in forma di stelle cadenti.
Estate, stagione di raccolti in campagna, ma per i più stagione di ricordi e desideri caricati di nostalgia per una vacanza, un viaggio, un panorama, un incontro, un amore. Eppure è proprio in estate che il problema dei cambiamenti climatici si fa particolarmente drammatico: eccessi di temperatura, di siccità e aridità, con il corteo di incendi spontanei e voluti, e poi eccessi di violenza di acquazzoni e gradinate estive, appunto. Le estati di noi contemporanei non sono quelle del lavoro faticoso nelle campagne per falciare e trebbiare il grano e raccogliere col sudore i frutti della terra. Sono per la maggior parte delle persone estati di viaggi esotici o nostrani, di fuga verso la natura o di godimento del mare, di evasione dalla quotidianità, di sospensione del lavoro. Le ferie pagate, un fenomeno molto recente della storia, hanno trasformato le estati in cui i trasferimenti in campagna o lo spostamento in alberghi era una cosa soltanto per nobili e ricchi in una possibilità a disposizione di tutti.
E per abbassare le temperature estive, negli alberghi e nelle case, nelle automobili e nei treni, finestrini sigillati e… aria condizionata! L’aria condizionata fu un’invenzione e una specialità americana dilagata in tutto il mondo ma sfruttata soprattutto negli Stati Uniti. Oggi questo paese consuma aria condizionata, tenuta a temperature assurdamente polari, più di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme. Ovviamente il consumo di energia per alimentare queste macchine è altissimo e ha come conseguenza un significativo aumento di gas nocivi immessi nell’atmosfera, come anidride solforosa, ossido di azoto e anidride carbonica. La climatizzazione alza i livelli di inquinamento atmosferico e contribuisce decisamente al cambiamento climatico. E più l’atmosfera si riscalda e più energia serve per alimentare i condizionatori. E intanto avanza e si afferma il soluzionismo, cioè l’affidare alla tecnologia e alle scienze applicate i problemi creati dalla tecnologia stessa.
Sono stata di recente a Tegna, a visitare i luoghi dell’estate ticinese di Hannah Arendt, la grande filosofa ebrea tedesca del novecento rifugiatasi negli Stati Uniti di cui divenne cittadina. Ebbene Arendt amava trascorre le sue estati serene e operose, immersa nella lettura e nella scrittura, nella Casa Barbatè di Tegna. Prendeva un volo da New York a Zurigo, poi il treno da Zurigo a Locarno, infine un taxi da Locarno a Tegna. Con il marito Heinrich Blücher dapprima, poi ancora da sola. La pensione, un po’ ristrutturata ma non troppo, c’è ancora; ci sono i binari che Arendt attraversava per andare al ristorantino; c’è la chiesa, c’è il piccolo cimitero. E poi c’è, ma allora non c’era, proprio lì sopra il fiume Melezza, un pesante edificio in costruzione, il solito cubo di cemento, destinato forse ad abitazioni, forse a uffici, non so. Per fortuna Hannah Arendt non può vederlo. Non credo che sarebbe venuta ancora qui a trascorrere le sue estati.