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Come il clima ci costringe a riadattarci
Hydro-CH2018 - Presentati gli scenari idrologici svizzeri dopo cinque anni di ricerche
Marco Martucci
Alla Greina, 2300 metri di quota fra Ticino e Grigioni, le acque indugiano a scegliere la loro via: Mare del Nord o Adriatico. Magico spartiacque, la Greina segna l’importanza dell’acqua nel nostro territorio. In Svizzera nascono due grandi fiumi europei, Reno e Rodano. Le nostre Alpi alimentano Danubio e Po. Siamo un Paese ricco d’acqua, fiumi e torrenti, acque sotterranee, laghi, neve e ghiacciai. Sarà sempre così?
Le nostre acque sono sottoposte a forti pressioni: prelievi, sbarramenti, immissione di sostanze inquinanti cui s’è aggiunto in questi decenni il cambiamento climatico. L’impatto dei mutamenti del clima sulle nostre acque è stato l’oggetto di una grande ricerca, il progetto Hydro-CH2018, «Basi idrologiche connesse ai cambiamenti climatici», durata oltre cinque anni e giunta a conclusione quest’anno con la presentazione dei risultati, frutto del lavoro di 15 importanti istituti di ricerca e centinaia di collaboratori.
Gli scenari idrologici Hydro-CH2018 si basano sugli scenari climatici svizzeri CH2018 e sono uno dei temi prioritari del NCCS, National Centre for Climate Services creato nel 2015, la rete della Confederazione per i servizi climatici, che sviluppa e mette a disposizione le basi di conoscenze per l’adattamento al cambiamento climatico e per la protezione del clima. L’Ufficio federale dell’ambiente UFAM con la sua Divisione Idrologia, su mandato del Consiglio federale, ha coordinato i lavori di ricerca del progetto Hydro-CH2018.
Cosa cambierà con la nostra acqua nei prossimi decenni e fin verso la fine del secolo? Non rischiamo, come altre parti d’Europa e del mondo, la desertificazione. Ma il suo impatto, il cambiamento del clima, l’ha già mostrato e continuerà ad averlo anche in futuro. Nella protezione del clima, la riduzione delle emissioni avrà un effetto moderatore ma occorrerà anche in questo settore prendere misure di adattamento.
Gli effetti del cambiamento climatico sulle acque sono numerosi, interconnessi e toccano in pratica ogni ambito, dall’agricoltura alla produzione di energia elettrica, dalla navigazione al turismo, alla biodiversità, all’industria e all’approvvigionamento d’acqua potabile. Gli scenari climatici CH2018 prevedono temperature in aumento, uno spostamento stagionale delle precipitazioni che potranno essere più intense. Pioverà di più in inverno ma, per l’innalzamento del limite delle nevicate, ci sarà meno neve. Le estati saranno per contro povere di precipitazioni, asciutte e più calde. Ne abbiamo già avuto qualche assaggio in questi ultimi anni. I ghiacciai, insieme alla neve importante riserva d’acqua per l’estate, continueranno a ridursi. Le portate dei corsi d’acqua aumenteranno in inverno e diminuiranno d’estate. L’acqua di fiumi e torrenti e, in misura minore, anche quella dei laghi, diventerà più calda.
Questi cambiamenti toccano svariati settori. L’agricoltura già da tempo risente della scarsità d’acqua per l’irrigazione, in particolare nelle zone a forte sfruttamento, come nell’Altopiano e soprattutto durante il periodo di crescita delle piante. La situazione non migliorerà e anche il suolo sarà più arido. La scelta di colture che richiedono meno acqua e sopportano il calore unita a un’irrigazione meno dispersiva rappresentano altrettante misure di adattamento.
Nel ciclo dell’acqua è interessante considerare, oltre alle precipitazioni, le riserve d’acqua, i serbatoi idrici. Fra questi, i laghi con un volume di 130 kmc, di cui 2 kmc all’anno utilizzabili in modo sostenibile e, soprattutto, le acque sotterranee, ben 150 kmc, un’immensa quantità d’acqua non visibile, l’acqua di falda che, pur meno sensibile alla siccità rispetto alle acque superficiali, potrebbe scarseggiare a livello locale, specialmente nelle falde meno profonde. Serbatoi e la messa in rete di acquedotti a livello regionale potranno ovviare alla penuria d’acqua potabile.
Altro aspetto non trascurabile che emerge dai risultati di Hydro-CH2018 è l’aumento dei pericoli naturali. Le precipitazioni più intense e le maggiori portate dei fiumi potranno far aumentare la frequenza di piene e inondazioni, come pure di frane e colate di detriti. L’impressionante ritiro dei ghiacciai renderà sempre meno stabili i versanti ripidi delle montagne. La diminuzione del permafrost, il sottosuolo costantemente congelato, sarà una minaccia anche per le costruzioni a quote elevate. Occorrerà adattarsi a questi pericoli naturali, per esempio con misure di protezione contro piene e frane.
Il turismo, con i ghiacciai in via di sparizione, perderà un’attrattiva di prim’ordine. Già ora le località turistiche invernali stanno facendo i conti con l’innalzamento del limite della neve e si stanno adattando alle nuove condizioni climatiche, modificando per esempio le offerte stagionali. Pure la navigazione risente già oggi della diminuzione della portata estiva di alcuni fiumi come il Reno. Ci si chiede anche cosa succederà con la produzione di energia elettrica, per oltre la metà assicurata dalle nostre acque. Per gli sbarramenti idroelettrici di montagna, le nostre dighe, non si prevedono grandi cambiamenti almeno per i prossimi decenni. Nelle centrali ad acqua fluente lungo i fiumi aumenterà la disponibilità in inverno e diminuirà in estate.
Anche la biodiversità e l’ambiente risentiranno dell’aumento di temperatura delle acque. Acqua sempre più calda e il prosciugamento di tratti di corsi d’acqua metteranno in difficoltà molti organismi, come trote e temoli, pesci amanti di acque fredde. Potranno aumentare malattie e specie invasive. La biodiversità sarà sempre più in pericolo e anche il rimescolamento stagionale delle acque dei laghi potrà essere compromesso.
Acque più vicine alla natura potranno essere la strategia vincente. Non siamo di fronte a scenari apocalittici, né andiamo incontro alla desertificazione o al diluvio, ma le nostre acque, tesoro inestimabile e irrinunciabile, risentono già ora degli effetti del cambiamento climatico, che si rifletterà anche sulla loro gestione. Protezione delle risorse idriche e protezione del clima vanno di pari passo.