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Parola di pari
Jonas è uno dei consulenti pari del-l’Associazione, e ci racconta la sua esperienza: «Di questa attività mi piace poter dare una mano ai ragazzi che hanno bisogno di comprendere quello che gli sta accadendo».
Certo, la società propone degli aiuti (scuola, famiglia, mediatori scolastici) «ma c’è una differenza enorme tra il parlare con un adulto o un ragazzo. Parlare con qualcuno della propria età, leggere le sue esperienze, li tranquillizza. Inoltre qui è anonimo, non si espongono. Andare a parlare con un professore o lo psicologo della scuola funziona, ma non per tutti».
C’è poi una formazione, grazie alla quale i consulenti pari imparano le basi della comunicazione in chat, ma soprattutto come poter riconoscere i problemi che necessitano gli interventi dei coach.Ti sei mai trovato in difficoltà?
«Sì, tutti ne abbiamo avute, il progetto non potrebbe esistere senza la supervisione professionale. A volte i problemi che noi vediamo sembrano facili ma per alcuni sono insormontabili. Con l’aiuto e altri punti di vista spesso si riesce a risolvere una situazione».
E cosa ci si porta a casa la sera dopo la chat?
«Un punto di vista differente, c’è sempre un motivo che ci spinge a comportarci in un certo modo. Bisogna stare attenti a come si parla e a come si risponde alle persone».
Anche perché qui non è che si parla, più che altro si scrive, e in fretta… come si riesce a trasmettere il calore della voce?
«È più dura, è difficile far passare le emozioni in forma scritta. Si tenta con parole adeguate, dolci, soffici. Bisogna sceglierle con cura per riuscire a far capire alla persona dall’altra parte che è ascoltata, anche se non ci vede. Un altro trucco che ho imparato è anche usare il plurale invece che la forma singolare, fa sentire meno soli».
Un atteggiamento necessario non solo in chat e che questa esperienza sicuramente racconta anche a livello umano, offline.
Hai un problema? Dillo in chat
Giovani – Young4HelpChat offre ascolto e consulenza online a ragazzi in difficoltà in modo anonimo e gratuito, a rispondere sono coetanei che si avvalgono della supervisione di coach adulti professionisti
Valentina Grignoli
Quando non ci riesci proprio a dire quel che senti dentro perché forse è troppo brutto da raccontare, quando hai difficoltà a svelare che dietro il tuo volto felice si nasconde un pesante macigno, quando ti sembra che nessuno ti ascolti davvero ma non osi alzare la voce: è in questi momenti delicati che un orecchio esterno, anonimo, online e alla pari può essere fondamentale. Stiamo parlando di una chat di sostegno dedicata ai ragazzi, aperta e gratuita: la voce qui non trema, può essere che la tristezza o la paura siano a volte più facili da scrivere che da dire.
In un mondo – quello dei social media – dove tutti gridano, silenziosa ha preso via quest’anno la piattaforma Young4HelpChat. Si può accedere in questa camera «privata» ogni martedì e giovedì dalle 20 alle 23 andando sul sito dell’associazione (https://young4helpchat.com/wordpress_K/) o dai social più conosciuti (Instagram e TikTok, per intenderci). Ad attendere i giovani utenti ci sono dei ragazzi, i consulenti pari, sensibili a certe tematiche e che dalla loro hanno anche l’esperienza vissuta, possono insomma dire «ci sono passato anche io». Sono in parecchi, e sono lì per accogliere e ascoltare. Sono supervisionati da coach, adulti professionisti in ambito psicologico e sociale abituati a lavorare coi ragazzi. I coach monitorano le discussioni e in caso di necessità intervengono per aiutare l’utente o il pari.
Il tutto in forma anonima per la privacy di chi chiede e chi dispensa, ma racchiuso in una cornice sicura. Arrivano lì dove altri aiuti non ce la fanno, perché sono orecchie di facile accesso, immediato e informale. E soprattutto, parlano la stessa lingua.
Young4HelpChat è un’associazione nata lo scorso marzo, che in nove mesi ha ascoltato più di 7000 richieste, conta 2171 followers, e ha aiutato i ragazzi a trovare le migliori strategie per stare meglio a volte indirizzandoli verso sostegni concreti, a volte facendo loro scoprire la forza che hanno in sé. Nelle ultime settimane è stata dichiarata da findahelpline.com, un database globale che repertoria le helpline per l’aiuto mentale e la crisi in più di 100 Paesi, come una delle migliori linee d’aiuto in Svizzera per ragazzi. E recentemente ha vinto il premio Mari (Telefono SOS Infanzia) a Chiasso.
Abbiamo incontrato la presidente, Milena Pacciorini che ci racconta come l’importante per l’associazione sia proprio «far sapere ai giovani in difficoltà che c’è qualcuno che li ascolta». Necessario l’anonimato, «perché così gli utenti sono liberi di entrare senza dover dare le proprie generalità, sentono di potersi aprire. Allo stesso modo anche i consulenti evitano brutte sorprese». Il target va dai 15 ai 25 anni, soprattutto minorenni.
Un’iniziativa che prende spunto dai principi della peer education, educazione tra pari, un muto insegnamento che riguarda soprattutto la sfera giovanile e che dimostra come tra pari, appunto, facenti parte di uno stesso gruppo sociale, sia più facile condividere le proprie esperienze. «I ragazzi utilizzano lo stesso linguaggio, sentono di potersi aprire – continua Milena Pacciorini, di professione consulente filosofica in neuroscienze – I consulenti pari sono tutte persone che hanno superato momenti di difficoltà e che quindi spesso fanno sentire più capiti i richiedenti, questa è la parte importante del progetto, non danno consigli o giudizi. Non hanno una formazione specifica in questo ambito e infatti molto importante è la supervisione. Noi entriamo in gioco quando affiorano le emozioni, quando la gestione diventa difficile, consigliamo e indirizziamo i ragazzi verso professionisti esterni in ambito psicologico».
I ragazzi vi contattano regolarmente? «Ci sono gli affezionati, certo, ma per la maggior parte dei casi l’utenza avviene solo nel periodo in cui c’è più bisogno di essere ascoltati. Poi magari tornano dopo qualche mese a raccontarci come stanno». Il sito offre tra l’altro la possibilità di scegliere con chi chattare tra gli avatar che rappresentano i consulenti pari di diverse età e una serie di campi tematici cui sono pronti a sostenere e ascoltare.
Le principali cause di sofferenza tra i giovani utenti sono, dall’osservatorio di Milena Pacciorini, «i pensieri suicidari, l’autolesionismo, i disturbi alimentari (anoressia, bulimia), stati di ansia o panico. Anche problemi legati agli amici, all’amore, alla scuola. Un grande lavoro se si pensa che abbiamo una media di 80-90 chat aperte ogni sera. E siamo tutti volontari».
In atto il riconoscimento anche da parte del Cantone e l’inizio di importanti collaborazioni, l’Associazione è per ora sostenuta da diversi comuni, da fondazioni e cliniche private, oltre che da Telefono SOS Infanzia. «Siamo però alla continua ricerca sia di ragazzi consulenti pari che abbiano tra i 15 e i 23 anni e una conoscenza esperienziale, sia di coach professionisti dai 26 anni, che abbiano alle spalle una formazione in ambito psico-sociale, psicologi o assistenti sociali, con facilità di contatto coi ragazzi». Lo scopo è poter creare nel futuro posti di lavoro e professionalizzare il servizio.