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La fragilità e lo splendore dei paesaggi alpini
Piogge acide - L’acidificazione dei laghetti di montagna causata dall’inquinamento atmosferico continua a mettere a rischio la biodiversità e la salute di una delle nostre migliori risorse naturali
Sabrina Belloni
Nell’estate delle vacanze a chilometro zero, sono stati e presumibilmente saranno ancora centinaia i ticinesi che hanno riscoperto e scopriranno mete locali per una salutare passeggiata, così come molti sono i connazionali che si dedicano a trekking più impegnativi, articolati in diversi percorsi collegati gli uni agli altri, con il desiderio di scoprire i nostri territori, lo stupore di vedere e di essere in ambienti recentemente ben valorizzati (sia con iniziative private, sia cantonali) e la riscoperta di ambienti montani che sanno coniugare genuinità, natura, accoglienza e organizzazione.
La vacanza a chilometro zero è stata l’anno scorso una scelta consapevole, e molti si aspettano una replica anche per quest’anno, sia per motivi di precauzione sanitaria, sia per aiutare l’economia di casa nostra in un settore, quello turistico, tra i più colpiti dalla crisi economica conseguente alla pandemia da CoVid-19.
In montagna si respira una sensibilità per l’ambiente che trascende le tendenze o le ideologie, e che denota piuttosto un profondo rispetto e una piena consapevolezza di cosa significhi convivere con la natura. Victor Hugo diceva che solo gli spiriti semplici potevano reggere alla vista sconvolgente del paesaggio delle Alpi: scenari grandiosi, visioni spettacolari dove «si assapora il fremito del assoluto», ghiacciai immen-si, orridi crepacci, tumultuose cascate, vallate ammantate di neve, baite di legno ingentilite da essenze e fiori alpini, erte praterie, pascoli e boschi silenziosi.
Di tali paesaggi grandiosi ci occuperemo in questo articolo, con uno sguardo alle precipitazioni e agli inquinanti, all’acqua e alla sua capacità erosiva, che modifica lentamente ma incessantemente la morfologia del territorio, sia con la propria forza fisica, sia con la co-partecipazione di alcune sostanze chimiche che ne arricchiscono l’azione.
Il Canton Ticino, soprattutto nell’area settentrionale, è interessato da fenomeni abbastanza consistenti di inquinamento atmosferico trasportato dalle goccioline sospese nelle nuvole e dalle masse di aria che transitano sulla Pianura Padana per poi scontrarsi contro le Alpi e precipitare al suolo. La situazione è stata peggiore negli anni Ottanta, quando il settore industriale in Val Padana era in piena attività e l’energia elettrica era prodotta da centrali termiche alimentate a carbone. È tuttavia presente ancora oggi, nonostante la significativa riduzione dell’inquinamento, resa possibile dalla maggiore diffusione ed efficienza degli impianti di depurazione e neutralizzazione delle emissioni gassose industriali, dall’utilizzo di catalizzatori sui mezzi di trasporto e del gas naturale come combustibile negli impianti di riscaldamento.
Le problematiche ambientali sono monitorate da molti anni, con la partecipazione della Svizzera in progetti europei di grande respiro: i due principali sono EMERGE (European Mountain Lake Ecosystems Regionalisation Diagnostic & Socio-economic Evaluation) e ICP Waters (International Cooperative Programme on Assessment and Monitoring Effects of Air Pollution on Rivers and Lakes). In Canton Ticino, l’Ufficio del monitoraggio ambientale, tramite il Progetto OASI (Osservatorio Ambientale della Svizzera Italiana) reca un importante contributo nell’analisi dei campioni raccolti ogni settimana in vari siti (a differenti latitudini e altitudini) e nell’elaborazione dei dati.
Ne risulta che i territori dell’alta Valle Maggia sono particolarmente sensibili al fenomeno della acidificazione, quel processo attraverso il quale le sostanze (prevalentemente ossidi di carbonio e di azoto, polveri sottili, metalli pesanti e idrocarburi incombusti) emesse in atmosfera dalle attività umane, trasformatesi in acidi, alterano le caratteristiche chimiche degli ambienti naturali compromettendo gli ecosistemi di acque, foreste e suoli.
In quest’area, i bacini imbriferi sono circondati da rocce acide poco solubili (gneiss), che non sono in grado di tamponare le precipitazioni (le cosiddette piogge acide) trasportate dalle correnti d’aria provenienti dalla Pianura Padana. Ne consegue una acidificazione progressiva dei suoli, delle acque dei laghi e dei torrenti. Negli anni più recenti, i laghi alpini del Canton Ticino mostrano segni di ripresa. L’analisi chimica evidenzia un aumento dei valori di pH e alcalinità, con tendenza a tornare ai valori preesistenti al processo di acidificazione (Rogora et al., 2003; Steingruber e Colombo, 2006).
Tuttavia, essi continuano ad accumulare altri inquinanti dall’atmosfera, soprattutto i composti dell’azoto e del fosforo, che sono potenti fertilizzanti e stimolano la rapida crescita delle piante acquatiche e la fioritura di alghe microscopiche (il fitoplancton) sulla superficie lacustre. Mentre le fioriture di fitoplancton sono ben tollerate in acque turbolente e ossigenate, esse causano danni ambientali (ipossia e acidificazione) in bacini poco profondi, privi di rimescolamento, dove l’acqua è stratificata e la superficie si scalda repentinamente. Il fitoplancton eccedente, non essendo consumato dai predatori primari (zooplancton, molluschi e pesci lungo la catena alimentare), si decompone e viene degradato dai batteri con un processo chimico che richiede grandi quantità di ossigeno disciolto nell’acqua.
La copertura della superficie (con le microalghe in estate e il ghiaccio/neve in inverno), determina da un lato una diminuzione della capacità della luce solare di raggiungere gli strati d’acqua più profondi, dall’altro limita lo scambio gassoso con l’esterno e quindi anche il passaggio in soluzione dell’ossigeno atmosferico nell’acqua. Quando le alghe muoiono e si decompongono, ne consegue una ulteriore forte diminuzione di ossigeno a causa dei processi di putrefazione e fermentazione, i quali liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l’ambiente totalmente inospitale alle altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno) subentrano quelli anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti. Questo fenomeno è il fenomeno della eutrofizzazione.
Un progressivo e duraturo miglioramento chimico atmosferico è pertanto il presupposto indispensabile sia per il miglioramento biologico dei bacini alpini, con il ripopolamento degli organismi più sensibili, sia per la fruizione di ambienti sani e in naturale equilibrio. L’acqua ha un valore inestimabile ed è un patrimonio che va difeso e pro-tetto, considerando particolarmente l’aumento della richiesta di acqua potabile (incremento della popolazione) e la diminuzione della sua disponibilità.