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Professione: investigatore

Come si diventa investigatori privati in Ticino? In quali campi si opera? È un lavoro pericoloso? Abbiamo posto queste e altre domande a due professionisti titolari di agenzie investigative
/ 19/03/2018
Guido Grilli

«Come è iniziata la mia attività? Tutto ha preso il via da una passione: fin da piccolo coltivavo l’idea di diventare un investigatore privato e poi quando vedo di esserci riuscito e di svolgere questa attività da 15 anni provo una grande soddisfazione». Storia di Mario Arnaboldi, 52 anni, titolare della A.M. Investiazioni al numero 15 di via Balestra a Lugano. Sognava dunque presto o tardi di emulare Sherlock Holmes? «Sì, guardavo  gialli e polizieschi sin da bambino. A partire dal tenente Colombo. È una professione molto variata. In genere lavoro solo, ma a dipendenza del mandato, mi avvalgo anche di alcuni collaboratori o collaboratrici».

Entriamo nel vivo della sua attività. Investigatore privato viene subito associato al detective che indaga le infedeltà coniugali. Ma non è questo il vostro unico campo d’azione. «Esatto. Si va dall’investigazione pura a quella industriale. Dobbiamo ad esempio capire, nel caso di un’assunzione da parte di un dirigente, se questo è affidabile, se non ha ad esempio vizi di gioco o droga o altro. Se negli anni le indagini si sono ampliate, riceviamo ancora comunque a tutt’oggi una percentuale importante di mandati per infedeltà coniugale. Sono in maggioranza le donne a rivolgersi a noi, sono invece meno gli incarichi che riceviamo da parte degli uomini ma in ogni caso in un numero non trascurabile. Oggi, con lo sviluppo delle tecnologie (telefonini, whatsApp, socialnetwork, sms, video, ecc.) è più facile indagare. Riusciamo a ricostruire partendo ad esempio da messaggi cancellati, dispositivi di recupero dei dati».

Ma la domanda sorge spontanea: con quale diritto potete intervenire ad indagare sui comportamenti delle persone? Quali diritti ha l’investigato? Vi sono dei confini, delle norme al proposito? «Chiaramente riceviamo un mandato firmato dal cliente. L’autorizzazione ad operare ci viene dal tesserino di investigatore privato rilasciato dalla polizia, per il cui ottenimento è obbligatorio possedere un certificato che si consegue al termine del corso apposito indetto dal Dipartimento educazione cultura e sport (Decs) denominato Cpsicur, Corsi professionali della sicurezza». Non c’è dunque il rischio di infrangere il codice penale? «Naturalmente vanno osservati determinati comportamenti – risponde Arnaboldi –. La privacy deve essere rispettata, non posso ad esempio violare il domicilio della persona seguita né scattare foto in zona privata. Bisogna avere delle attenzioni, perché basta poco per superare il segno e cadere nel torto». 

Ma di quali altre tipologie di mandati vi occupate? «Nella divisione dei beni tra coppie separate o divorziate riceviamo ad esempio l’incarico di vedere se l’ex marito possiede un “tesoretto” per cui non paga la giusta somma di mantenimento alla moglie fingendosi al verde. Interveniamo inoltre in ambito commerciale, per cui può esserci un cliente che non paga la fattura sostentendo di non avere più soldi, invece si scopre che conduce una vita più che dignitosa».

Prosegue il nostro detective: «Ogni tanto mi capita di essere contattato da qualche mamma che m’ingaggia per indagare sul proprio figlio o figlia allo scopo di fugare dubbi sull’eventuale frequentazione di brutte compagnie».

Tasto dolente: quanto costa l’intervento di un investigatore privato? «In media si richiede un centinaio di franchi all’ora. Ma molto più spesso, ai nostri clienti chiediamo di fissare un budget entro il quale sono disposti a spendere per risolvere il loro caso. Talora un caso si risolve in poche ore, altre volte servono più giorni. Talvolta in più investigatori si agisce con maggiore efficienza».

Deve camuffarsi per riuscire nella sua indagine? «Sì, in certi frangenti occorre usare qualche parrucca. Specie se dobbiamo seguire una persona per più di una volta, proprio per non dare nell’occhio e non incorrere in sospetti. All’occorrenza, anche se raramente, cambiamo anche nome durante l’attività per tutelarci».

E come misura il successo o l’insuccesso nel risolvere i diversi casi? «Bisogna distinguere: talvolta il sospetto di una donna che il marito la tradisca non trova riscontro perché questo è “un santo” contrariamente a come lo dipinga la moglie. E allora anche qui possiamo parlare di missione compiuta, dal momento che alla cliente portiamo le prove di fedeltà dell’uomo non potendo provare il contrario. Proprio a questo proposito ho un caso di investigazione che dura da due anni assegnatomi da una moglie che non si capacita all’idea che il suo compagno non sia un traditore… e richiede che vada avanti nelle indagini. Alla fine di ogni incarico siamo tenuti a rilasciare ai nostri clienti un rapporto con orari e riscontri, positivi o negativi, dei nostri pedinamenti».

Si riesce a sbarcare il lunario con questa attività? «In generale sì, alcuni mesi si lavora sodo altri una ventina di giorni. Bisogna però essere disponibili 24 ore al giorno, sabati e domeniche incluse. Negli ultimi tempi mi sto occupando di incarichi molto frequenti, le bonifiche ambientali e le installazioni di telecamere: la bonifica consiste in richieste da parte di aziende di un nostro intervento presso i loro uffici o le auto dei dirigenti per controllare che non vi siano microspie, installate da qualche maleintenzionato che intende attuare spionaggio industriale o concorrenza sleale. Capita raramente, ma è già successo di trovare microspie».

Tra le molte indagini svolte, quella di maggior successo qual è stata? «Un paio di casi di pedofilia, che, come è mio obbligo, trattandosi di un reato, ho provveduto immediatamente a segnalare a chi di dovere».

È un mestiere pericoloso? «Può esserlo a volte, se la persona da pedinare è un malvivente. Fortunatamente non mi è mai successo nulla. Se comunque sento che un mandato non è fattibile lo dico chiaramente al cliente». 

A Chiasso, invece, a capo della Minerva Investigazioni, attiva da un paio di anni, troviamo il detective Roganti, classe 1980, che del nome di battesimo svela solo l’iniziale: J. Di quali indagini si occupa? «Premetto che il mio lavoro principale è l’informatico, che comunque si lega molto alla professione di investigatore privato. I campi sono i più diversi: infedeltà coniugale, indagini in ambito aziendale, commerciale, assicurativo e altri settori ancora. Va evidenziato che ci sono limiti legali: va seguita la legge sulla privacy. Personalmente mi tutelo molto e seguo scrupolosamente il codice penale, le norme vigenti e l’etica. Al momento del contratto, valuto sempre attentamente il caso, e se ci sono zone d’ombra preferisco non accettare il mandato. Le maggiori richieste vengono dall’ambiente economico, soprattutto laddove c’è una perdita di soldi: truffe da parte di membri di società, truffe alle assicurazioni, concorrenza sleale, e servizi per combattere lo spionaggio industriale, ambito su cui la Confederazione ha tra l’altro emanato diversa documentazione e che troppo spesso si immagina confinato alla fiction, quando invece casi reali ne esistono anche alle nostre latitudini». Detective si nasce o si diventa? «Non so dire. Da piccolo mi appassionava Matula, la serie tv poliziesca tedesca intitolata Un caso per due». 

In Ticino si stima che i detective privati siano alcune decine, attiviti in tutto il Cantone e, se necessario, anche nel resto della Svizzera. Ad oggi non esiste un’ordinanza o una formazione, ma dal 2014 vi è un apposito corso (40 ore didattiche e esame finale), indispensabile e obbligatorio per ottenere l’autorizzazione a operare nel settore dell’investigazione e nella raccolta di informazioni inerenti le persone: il Decs delega all’Istituto della formazione continua l’organizzazione degli esami per i corsi il certificato Cpsicur – Investigatore privato. Per operare serve inoltre la fedina penale pulita e l’attestato dell’ufficio esecuzione e fallimenti, assicurati i quali la polizia a quel punto può rilasciare l’autorizzazione e consegnare all’aspirante Sherlock Holmes il tesserino. Ma sempre nel rispetto di leggi, giurisprudenza e… privacy.