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Alla ricerca di un social network senza padroni

Molti utenti si interrogano sulle questioni etiche e di privacy, scegliendo vie alternative rispetto alle piattaforme delle Big Tech
/ 10/03/2025
Mattia Pelli

X, Facebook, Instagram, Threads, Bluesky, TikTok, Mastodon, Tumblr: perché gli esseri umani (o almeno una grande parte di essi) amano tanto i social? Gli studiosi parlano di fattori psicologici, ma anche sociali e culturali: stare sui social network ci fa sentire bene, ed è per questo che ci piace usarli. Se fosse vero soltanto il contrario, probabilmente Facebook sarebbe restato un banale annuario scolastico online.

Filippo Della Bianca è entusiasta delle opportunità offerte dai social: «Grazie a Mastodon – racconta – ho conosciuto tantissime persone con cui poi nella vita reale ho creato anche qualcosa. Se ci si pensa era una cosa inimmaginabile fino a qualche anno fa: poter comunicare idee e progetti con gente di tutto il mondo è fantastico».

Architetto di formazione, copywriter e web designer di Pordenone, padre di due figli, Filippo Della Bianca conosce bene anche il lato oscuro dei social network: gli algoritmi che mostrano soprattutto i contenuti più controversi per favorire la reazione di pancia e tenere gli utenti più tempo sulle piattaforme, provocando una radicalizzazione del dibattito e comportamenti tossici. O il fatto che gli utenti siano soggetti alle decisioni di un Elon Musk o di un Mark Zuckerberg che – oltre a raccogliere i loro dati per poi rivenderli – possono fare quello che vogliono delle loro identità online. Per questo, insieme ai suoi compagni di avventura riuniti sotto il cappello di Devol (devol.it), nel 2018 ha cominciato a interessarsi a un social molto diverso dagli altri. Si chiama Mastodon, è open source (cioè tutti possono vedere e modificare il suo codice) e potrebbe essere il futuro dei social media.

Oggi Filippo Della Bianca, insieme a Devol, gestisce l’istanza in Italiano più grande di Mastodon e del Fediverso, che conta 75mila utenti iscritti (13mila attivi negli ultimi 6 mesi). Si chiama mastodon.uno ed è interamente gestita da volontari, senza scopo di lucro.

Questo social che a prima vista può assomigliare a X, a sua volta fa parte del Fediverso, un universo di piattaforme confederate che comunicano tra loro tramite un protocollo aperto che si chiama ActivityPub. A differenza dei social tradizionali controllati da un’unica entità, il Fediverso è composto da diverse istanze indipendenti, tante isole nel web gelose della propria indipendenza ma aperte alle altre, guidate non da un oscuro algoritmo che decide cosa mostrare a chi, ma dalle proprie regole di condotta, molto severe contro atteggiamenti tossici (razzismo, sessismo, violenza).

Dopo essere stato il social dei nerd, Mastodon è emerso alla ribalta della cronaca per la prima volta nel 2022, quando Elon Musk ha comprato Twitter, scatenando un vero e proprio esodo: in pochi giorni il social alternativo è passato da circa 400.000 utenti attivi a 2,5 milioni. Tanto che Della Bianca e i suoi hanno dovuto aumentare la potenza della loro infrastruttura per poter accogliere i nuovi arrivati: «All’inizio siamo andati in tilt. Poi praticamente ogni settimana dovevamo raddoppiare la potenza dei server», cioè delle macchine che fanno «girare» il software e tengono online l’istanza mastodon.uno.

E poi è successo di nuovo: il social alternativo è cresciuto ancora dopo l’elezione di Donald Trump negli USA. Il picco è stato raggiunto alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente, quando tutti hanno potuto vedere i grandi capi delle Big Tech sull’attenti al suo cospetto. «Quella è stata veramente l’apoteosi – racconta ridendo Della Bianca – e lì molti hanno detto basta. Su Mastodon è da un mese che abbiamo utenti che pubblicano lo screenshot con la scritta “ho cancellato l’account Facebook”».

Questi movimenti di folla sono interessanti perché segnalano che una fetta importante (anche se minoritaria) di utenti dei social network si interroga sulle questioni etiche e di privacy. Come dargli torto? Elon Musk, dopo aver acquistato Twitter, ha licenziato i moderatori, e ora X (400 milioni di utenti attivi) è la piattaforma che più di tutte diffonde disinformazione. A inizio gennaio, poco prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, Zuckerberg ha annunciato che Meta (3,3 miliardi di utenti attivi) avrebbe rinunciato alla moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram, per «ripristinare la libertà d’espressione».

Ci sono però notizie in controtendenza: nel 2023 è nato Bluesky (25 milioni di utenti attivi), social decentralizzato nel quale gli utenti controllano i contenuti che vogliono vedere e il modo di interagire con gli altri. E poi c’è un gigante come Automattic, che ha annunciato che il vecchio ma ancora vivace social Tumblr (che ha acquistato nel 2019) adotterà lo stesso protocollo di Mastodon, ActivityPub, scelto anche da Meta per far girare la sua alternativa a X che si chiama Threads, nata per contrastare la crescita di Bluesky. Zuckerberg con la sua azienda è addirittura entrato nella Social Web Foundation (SWF), una organizzazione senza scopo di lucro nata con l’obiettivo di promuovere e sviluppare il Fediverso, ovvero il web sociale aperto.

Ma, come fa notare Filippo Della Bianca, «nonostante sembrino più liberi, resta il fatto che anche questi nuovi social hanno un padrone, che può fare dei nostri dati e della nostra identità online quello che gli pare». In Mastodon, invece, «non c’è nessuno che monetizza, quindi alla fine è un network libero, senza padroni».

Il dibattito dunque – anche se soltanto tra una minoranza – c’è: recentemente la testata culturale online «Valigia Blu» ha deciso di abbandonare X, Instagram e Facebook e di aprire un conto sull’istanza mastodon.uno. Il Politecnico federale di Losanna ha invece annunciato da pochissimo di aver creato un’istanza di Mastodon dedicata ai suoi studenti e professori, per permettere loro di esprimersi e collaborare attraverso il social aperto.

Filippo Della Bianca non si illude: Mastodon non potrà mai rivaleggiare con le piattaforme delle Big Tech. «Credo però che possa diventare lo strumento d’elezione di associazioni e progetti etici. Un social di nicchia usato da attivisti che hanno a cuore l’ambiente e i diritti sociali».