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L’ultimo amore non si scorda mai
Secondo studi e testimonianze, l’amore «maturo» può essere più forte di quello provato in gioventù Una realtà confermata anche da due psicologhe
Stefania Prandi
«Ho divorziato alla fine dei miei quarant’anni, dopo un lungo matrimonio e tre figli. Non pensavo che avrei voluto un’altra relazione perché la separazione e gli anni che l’hanno preceduta sono stati orribili. Dopo tre anni in cui sono stata completamente single, godendomi l’indipendenza, ho deciso di chattare online e ho trovato alcuni uomini con i quali c’erano delle affinità. Ho aspettato tre settimane prima di passare all’incontro di persona. Lui viveva a un’ora di distanza da me. Ci siamo frequentati per otto anni mentre abitavamo nelle rispettive case, in attesa che i nostri figli adolescenti crescessero e prendessero la loro strada. Due anni fa, a cinquantanove e cinquantasei anni – lui ne ha tre in meno di me – ci siamo sposati. Sono più felice di quanto avessi mai sognato di essere». Così racconta una donna su Reddit, in un forum aperto da poche settimane, in cui si discute dell’amore dopo i sessant’anni. Come lei, anche altre partono dalla propria esperienza, dimostrando che le relazioni «mature» sono possibili. «Sono vedova e mi sono risposata da due anni» scrive un’altra donna. «Pensavo che non avrei mai più trovato l’amore. A un certo punto mi sono permessa di essere vulnerabile: volevo compagnia e trascorrere il resto della mia vita con qualcuno. Sono grata di averlo trovato».
Una ricerca americana ha provato che il cervello può mantenere attivi i circuiti dell’amore romantico anche in età più avanzata
Diverse ricerche indicano che l’amore adulto può essere non solo intenso quanto quello giovanile ma, per certi versi, migliore. Patrizia Paolini, psicologa e psicoterapeuta del centro Mindcenter, cita lo studio di Bianca P. Acevedo e Arthur Aron della Stony Brook University, pubblicato sulla «Review of General Psychology». La ricerca ha provato che il cervello può mantenere attivi i circuiti dell’amore romantico anche in età più avanzata. «Il sentimento si arricchisce di esperienza, consapevolezza e autenticità, riducendo le insicurezze giovanili – dice Paolini –. Da adulti si tendono a valorizzare la connessione emotiva e la stabilità, rendendo il legame profondo e appagante. Non sono gli anni a determinare la forza dell’amore, ma la qualità della connessione e la capacità di vivere emozioni autentiche».
Anche secondo Ameya Gabriella Canovi, psicologa e autrice di tre libri (l’ultimo è Dentro di me c’è un posto bellissimo. Imparare a volersi bene affinché l’amore accada, pubblicato da Vallardi), l’amore maturo può essere meno irruento, ma non per forza perde di energia, e arriva quando si è usciti dal «rumore della vita», cioè da quella frenesia causata dal bisogno di fare carriera, dall’insicurezza e dall’urgenza di trovare un posto nel mondo. «Dopo i quarant’anni le priorità cambiano. Non si è più concentrati solo sull’impellenza del fisico. Si desidera altro, si cerca qualcuno con cui condividere un viaggio, il proprio tempo libero, i risultati che si ottengono sul lavoro. L’intimità ne guadagna, ma soltanto se abbiamo imparato a stare bene con noi stessi». Come racconta nel suo podcast Intrecci – l’arte delle relazioni, prodotto dalla piattaforma Storytel (con le nuove puntate in uscita il 14 febbraio), «abbiamo ancora un’idea stereotipata dell’amore, lo intendiamo come un sentimento fusionale, simbiotico e colloso. Penso all’amore che viene cantato nelle canzoni ed è basato su stereotipi. Per me l’amore è dignità e rispetto. Significa tenere in mente se stessi e l’altro e coltivare il rapporto, senza perdere la propria identità nella relazione. Spesso, invece, ci si mette in disparte».
Il fatto che pensiamo che il primo amore sia quello più importante, dimenticando che alcuni sentimenti si possono provare anche quando la prima, grande passione è finita, non è dovuto soltanto ai preconcetti, sosteneva l’antropologa americana Helen Fisher. Potremmo camminare per strada e chiedere ai primi che passano del loro primo amore e potrebbero raccontarcelo nei dettagli, ha detto Fisher in un’intervista a «The Guardian». Come riporta il giornale inglese, per studiare i «circuiti dell’amore», Fisher ha analizzato gli scanner cerebrali di un campione di persone. Ha osservato il tracciato di chi si era innamorato perdutamente, soffermandosi su una minuscola area vicino alla base del cervello, chiamata Vta o area tegmentale ventrale. Si tratta di una piccola regione cerebrale da cui ha origine il sistema mesolimbico-corticale, con funzioni fondamentali nei processi cognitivi come il piacere, la motivazione e la ricompensa. Una zona che si trova proprio accanto a quella da cui provengono le spinte per la fame, la sete e il bisogno guidato dall’evoluzione di riprodursi, trasmettendo il proprio Dna alla prole. Il primo amore è così decisivo, secondo Fisher, perché costituisce la base delle nostre esperienze successive. Infatti, abbiamo una rete di cellule che si attivano insieme per darci un’esperienza cosciente del ricordo. Attraverso il piacere e il dolore, conosciamo quello che vogliamo provare di nuovo oppure che vogliamo evitare.
Tuttavia, i primi amori raramente sono duraturi. «L’idea di un “ultimo amore” è affascinante e reale per molte persone – dice Patrizia Paolini. – Se il primo amore rappresenta la scoperta e la freschezza delle emozioni, l’ultimo può incarnare la saggezza e la pienezza dell’esperienza. È un sentimento che arriva dopo aver attraversato le complessità della vita, spesso privo di troppe aspettative irrealistiche, ma ricco di autenticità. L’“ultimo amore” non è necessariamente definitivo, però rappresenta una scelta consapevole di vivere il presente con profondità e reciprocità, valorizzando ciò che veramente conta».
Sempre sulla community di Reddit si può leggere un’altra testimonianza: «Alla tenera età di sessantuno anni ho incontrato il mio attuale fidanzato. Lui è l’amore della mia vita e non sono mai stata così felice. Stiamo insieme da quasi tre anni e speriamo di averne altri trenta davanti». Un entusiasmo che viene confermato da Paolini. «La maturità porta a relazioni più autentiche in cui la passione si mescola a un senso di gratitudine e presenza. Rispetto ai sentimenti giovanili l’amore in questa fase può essere meno impulsivo, ma più profondo e costruito su valori condivisi».