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L’IA nella quotidianità dei ragazzi
Secondo lo studio JAMES 2024 molti teenager in Svizzera hanno già ricevuto più volte offese, insulti o molestie sessuali online. Inoltre gli strumenti di Intelligenza artificiale irrompono nella loro quotidianità a una velocità record
Guido Grilli
Che i giovani fossero esposti in modo crescente al cyberbullismo – vale a dire ad atti aggressivi, prevaricanti compiuti tramite sms, e-mail, chat sul telefonino – così pure a molestie sessuali perpetrate sempre attraverso lo smartphone, era noto. Ora questi preoccupanti fenomeni risultano confermarsi con frequenza. Lo rivela per la prima volta il nuovo studio «JAMES 2024 Giovani, attività, media – rilevamento Svizzera» condotto dall’Università di Scienze Applicate di Zurigo. L’indagine, alla quale ha preso parte anche l’USI di Lugano, ha interpellato 1183 teenager (dai 12 ai 19 anni) delle tre principali regioni linguistiche, Ticino incluso. Leggiamo i risultati, accompagnati dalle considerazioni di Eleonora Benecchi, docente e ricercatrice dell’USI di Lugano alla facoltà di Comunicazione, cultura e società, che ha partecipato all’indagine quale responsabile della raccolta dei dati nella Svizzera italiana.
Quasi un quarto degli interpellati ha dichiarato di avere già ricevuto più volte offese o insulti nel mondo digitale. Oltre il 10% ha riferito di essere stato sovente avvicinato online con intenti sessuali indesiderati o di essere stato approcciato da qualcuno che voleva parlare loro di sesso. Ad essere maggiormente colpite dal fenomeno sono le ragazze. I maschi sono sempre più spesso sia vittime sia autori di cyberbulilismo, mentre quasi una ragazza su due ha subìto molestie sessuali. Osserva la professoressa Benecchi: «Quasi un quarto dei ragazzi ha ricevuto offese o insulti ripetuti tramite messaggi privati, mentre episodi di prese in giro pubbliche o esclusione dai gruppi online sono meno comuni, ma comunque capaci di avere un impatto rilevante. È significativo osservare che non vi sono grandi differenze tra chi subisce il cyberbullismo e chi lo pratica, suggerendo che molti giovani potrebbero trovarsi in entrambi i ruoli. Poiché questo fenomeno non aumenta con l’età, è opportuno avviare campagne di prevenzione già a livello di scuola primaria. Le molestie sessuali da parte di sconosciuti online, invece, crescono significativamente con l’età e colpiscono soprattutto le ragazze, evidenziando l’importanza di educare i giovani alla sicurezza digitale e al rispetto reciproco già in giovane età».
L’indagine si focalizza su innumerevoli altri aspetti: da come i giovani spendono il tempo libero da soli, alla loro vita attraverso la sempre più familiare e accessibile varietà di media nella loro economia domestica. Quasi senza eccezioni, ormai tutti i giovani hanno accesso a Internet, cellulare, computer/laptop e a un televisore, la cui modalità di fruizione ha decisamente cambiato volto. Basti pensare – lo dice sempre lo studio – che gli abbonamenti a film e serie in streaming sono disponibili in 8 case su 10, un numero leggermente inferiore rispetto allo stesso studio JAMES 2022.
Con poche eccezioni, i giovani possiedono ormai tutti uno smartphone personale che utilizzano soprattutto nel tempo libero e per navigare su Internet e ascoltare la musica. E i social network? Rimangono assolutamente in auge e non accennano a tramontare: i servizi di messaggistica come Instagram, TikTok, Snapchat e WhatsApp si confermano popolari tra i teenager. Ne è prova, fra l’altro, che rispetto all’ultimo rilevamento, la loro intensità s’è stabilizzata a un livello relativamente alto, a suon di like. «Le app come Instagram, TikTok e Snapchat, in particolare – evidenzia la docente e ricercatrice dell’USI – puntano sui contenuti visivi e interattivi, offrendo agli adolescenti non solo strumenti di comunicazione, ma veri e propri spazi per esprimere se stessi e costruire la propria identità. Questo aspetto può avere sia risvolti positivi, come l’espressione e la connessione con gli altri, sia negativi, come la pressione sociale e il confronto costante. Tuttavia, il controllo esercitato dagli algoritmi su queste piattaforme influenza significativamente quali informazioni i giovani ricevono e condividono, contribuendo a definire i temi di discussione e a plasmare il loro modo di vedere il mondo. Queste app non sono quindi solo strumenti neutri, ma attori chiave nella formazione della visione della realtà delle nuove generazioni e va dunque rinforzata l’educazione mediale per consentire ai giovani di usarle e valutarle in modo critico».
Anche i giochi online sono diffusi: 8 giovani su 10 giocano occasionalmente nel tempo libero, mentre circa il 50% in modo regolare, specie i ragazzi. Ma i giovani non sono esclusivamente davanti a uno schermo. Amano anche la lettura. Harry Potter su tutti. Nella lista figurano anche altri libri preferiti che spaziano tra più generi. Resta il fatto che lo smartphone li tiene comunque parecchio impegnati. Un dato si mostra rivelatore: sono circa 3 in media le ore trascorse sul telefonino nei giorni infrasettimanali. Una quota che lievita a 4 ore nei weekend. Ma ci sono elementi che lasciano intendere quanto l’utilizzo del device personale non avvenga solo per bighellonare, bensì per scopi decisamente più edificanti: i giovani utilizzano sì principalmente i social network, i servizi di messaggistica e i portali video su Internet per finalità di intrattenimento, ma anche i motori di ricerca in primis per informarsi (il 57%).
Lontani dagli smartphone e da congegni simili, c’è poi finalmente anche la vita all’aria aperta. La ricerca mette in evidenza, quale aspetto decisamente positivo, come i giovani svizzeri, nel tempo libero, si concentrino su impegni come lo sport. Più dei due terzi degli interpellati ha affermato di incontrarsi regolarmente con amici e amiche, più volte alla settimana.
Ma c’è un’altra evidenza che emerge con chiarezza nello studio: gli strumenti di intelligenza artificiale sono entrati, come nessun altro media prima d’ora, molto rapidamente nella vita dei giovani. Stanno facendo ingresso nella loro quotidianità a una velocità record: quasi il 71% ha già provato a usare ChatGPT e programmi simili. E benché l’IA sia una tecnologia diffusasi nella società solo verso la fine del 2022, già un terzo dei teenager ne fa uso almeno una volta alla settimana. «L’IA – conclude la professoressa Benecchi – sta diventando parte integrante della vita mediale delle nuove generazioni, offrendo potenzialità significative per l’accesso immediato e personalizzato alle informazioni. Tuttavia, emergono anche rischi importanti. Uno dei principali problemi legati a questi strumenti è rappresentato dalle cosiddette “allucinazioni”: errori o imprecisioni che possono condurre alla diffusione di informazioni false. Il rischio è che i giovani, fidandosi acriticamente di questi strumenti, possano adottare o condividere contenuti inesatti, con potenziali conseguenze sulla loro capacità di giudizio e sul dibattito pubblico. Per affrontare questa sfida, diventa cruciale rafforzare l’alfabetizzazione mediale dei giovani. Non basta fornire loro accesso a strumenti avanzati: è essenziale educarli a utilizzare l’IA in modo critico, insegnando loro a verificare le fonti e la correttezza delle informazioni. Questo approccio non solo riduce i rischi associati all’uso dell’IA, ma contribuisce anche a formare cittadini consapevoli e capaci di partecipare attivamente alla società dell’informazione».