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Bibliografia
- Charles H. Gimingham, Ecology of Heathlands, Chapman and Hall (London) 1976, 266 pp.
- Terry Leonard Underhill, Heaths and Heathers, (Newton and Abbot) 1971, 256 pp.
Il brugo e le brughiere
Biodiversità - Con l’autunno, tornano le belle fioriture della Calluna vulgaris
Alessandro Focarile
Nel Mondo esistono attualmente 1300 specie di rododendri, detti anche «azalee» dai giardinieri. La loro massima concentrazione geografica occupa quella vastissima area continentale costituita dalla regione himalayana, e dal Sud-Est-asiatico. In Europa ci dobbiamo accontentare di tre sole specie! Altrettanto dovizioso è il numero di eriche: ben 600 specie, delle quali 580 concentrate in Sud Africa, nella regione del Capo (Kapland).
Per contro, esiste una sola specie di brugo in tutto il mondo, ed è la Calluna vulgaris. È una piccola pianta legnosa perenne, che assume con l’età un aspetto arbustivo, non più alta di 50-60 centimetri, e che ha molti milioni di anni alle spalle. La sua fioritura tardo-estiva (temporalmente sfasata rispetto a quella della gran parte dei vegetali nostrani), i suoi semi maturi che cadono al suolo in febbraio-marzo, le sue singolari foglie, minute e sovrapposte come le tegole di un tetto, gli ammassati piccoli fiori, costituiscono tutti un insieme di caratteri ancestrali.
Il brugo (Calluna vulgaris) ha conservato, attraverso un lunghissimo periodo di tempo, tali caratteristiche genetiche e morfologiche rimaste immutate, da poter essere considerato un vero «fossile vivente». I suoi tappeti, vivacemente colorati, ingentiliscono ora i castagneti, le lande soleggiate, e la brughiera alpina, spingendosi fino a 2400 metri di altitudine.
Il suo nome, brugo, deriva dal latino «bruchus», e nelle lingue neolatine questa è la radice che ha prevalso, e dalla quale sono derivate «brughiera» e la «bruyère» dei francesi. Mentre, nelle lingue germaniche abbiamo «heath» in inglese, e «Heide» in tedesco.
La Calluna è stata, fino dagli albori della civilizzazione centro-europea, una componente di primaria importanza del paesaggio vegetale nel quale si è insediato l’uomo. Dapprima, con un processo inarrestabile e progressivo di disboscamento della foresta primeva (con l’ausilio di vasti incendi intenzionalmente provocati), in seguito con la creazione di sempre più vaste superfici adibite all’agricoltura, alternate da ampie aree pascolive.
È documentato che lo sviluppo del brugo è stato favorito dalla distruzione della foresta. Si può dire che il brugo ha accompagnato l’uomo, il quale ha imparato a utilizzarne tutte le sue componenti: come combustibile, come foraggio e strame, come concime (con le ceneri), e persino per ubriacarsi allegramente. Le cronache ci hanno tramandato la memoria (ma non la ricetta!) di un alcolico ottenuto dalla fermentazione dei fiori. L’Anglia e la Scozia sono terre ideali per il brugo, che occupa vastissime distese di territorio, cantate da poeti, celebrate da scrittori e da pittori, in quanto componenti essenziali del paese: le «heathers», ovvero le brughiere.
Come gli olandesi hanno conosciuto un periodo di autentica mania (estetica e commerciale) per i tulipani, tanto da farne l’emblema del loro Paese, così gli inglesi (ma soprattutto gli scozzesi) si sono fatti un vanto di divenire gli affermati ed entusiasti specialisti nella coltivazione e nell’ibridazione della calluna. Schiere di giardinieri professionisti, e di «gentlemen amateurs» nel corso di quasi 300 anni hanno creato qualcosa come 190 cultivars di Calluna (Underhill, 1971). Fiori bianchi, gialli, rosa, porpora, e foglie argentate, bronzee, variamente striate. Il tutto per creare, per il piacere degli occhi, giardini e parti di giardini di grande bellezza e attrattività.
Il brugo è tipico dell’Europa occidentale, dalla Scozia alle grandi pianure centro-europee. Ha bisogno di un clima temperato-umido, senza geli, e senza estati siccitose, e si insedia sui terreni acidi e ben drenati. Con la sua lettiera di foglie morte tende ad aumentare l’acidità del suolo, rendendolo economicamente più povero. Trattandosi di una pianta molto antica, come abbiamo visto, nel corso del tempo si è creata tutta una fauna di insetti, legata più o meno strettamente alla sua presenza.
Sono state censite (in Gran Bretagna) quasi 100 specie di insetti sulla Calluna, molte delle quali esclusive (monófaghe). Tra queste, è da segnalare un piccolo coleottero caràbide che si nutre esclusivamente dei semi, e la coccinella del brugo che dà la caccia a un afide altrettanto specializzato. Un altro coccinéllide preda invece un afide che succhia le radici.
A proposito: alla Migros sono in vendita brughi color bordeaux, rosa, e bianchi. Val la pena farne la conoscenza, e mantengono la loro fioritura fino a Natale.