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Tutti hanno bisogno di un po’ di cinema
L’associazione svizzera #cine, nata in Svizzera romanda, promuove proiezioni cinematografiche per adolescenti, ora è una realtà anche in Ticino
Sara Rossi Guidicelli
Il cinema, l’essere giovani, la partecipazione: questi sono gli ingredienti di una bellissima iniziativa di #cine, un’associazione svizzera di riconosciuta utilità pubblica, che promuove proiezioni cinematografiche per adolescenti, al prezzo unico di dieci franchi. #cine è nata nella Svizzera romanda alcuni anni fa ed è attiva in Ticino con un team di ragazzi tra i 14 e i 20 anni, che scelgono un film al mese destinandolo ai loro coetanei e lo presentano con una proiezione speciale, intorno alla quale viene concepito un evento originale. #cine è il cinema pensato da adolescenti per adolescenti, ma chiunque può parteciparvi: il prezzo ridotto per gli under 20 è un incentivo ad andare al cinema, ma ognuno è benvenuto sia alla proiezione sia all’attività abbinata che segue.
Incontro alcuni membri del team ticinese – Martina, Mina, Fabrizia, Laura, Chloe, Selene, Hana, Nahele, Nora, Joel e Michel – e il loro coordinatore Alan Koprivec, giovane regista di Lugano. «Ogni settimana, da settembre a giugno circa, ci troviamo per una riunione», mi dicono. «Organizziamo più o meno un evento al mese, ma può capitare che una proiezione sia più impegnativa e allora c’è flessibilità», mi raccontano, reduci di una serata speciale che li ha impegnati moltissimo. Infatti, a fine giugno hanno invitato oltre una decina di giovanissimi videomaker e registi anche sperimentali presenti sul territorio per mostrare i loro lavori: una serata di cortometraggi allo Spazio L’ove che intendono replicare, con altri film, anche l’anno prossimo. «Questa è stata una nostra iniziativa: ne abbiamo parlato con il comitato centrale di #cine svizzero e loro erano entusiasti». Per il resto, in generale, #cine propone film che sono già previsti nelle sale del cantone: in particolare, da noi c’è una collaborazione con il cinema Lux e il cinema Iride, entrambi gestiti dalla società Jfc. «Guardiamo i trailers dei film in cartellone per il mese successivo e ne parliamo tra di noi», mi raccontano questi diciottenni-ventenni (vorrebbero avere più partecipanti tra i 14 e i 17 ma per ora non si sono fatti avanti in molti: «Vi preghiamo, raggiungeteci», lanciano l’appello). «A volte discutiamo ma il più delle volte ci troviamo d’accordo, anche perché oltre a scegliere il film che ci sembra più bello e interessante, pensiamo con attenzione a quale si presta meglio per essere seguito da un’attività originale».
Un pilastro di #cine, infatti, è l’evento che viene creato intorno alla proiezione e qui si vede tutta la creatività di cui è capace il team: l’attività va dal torneo di pingpong alla presenza del regista al buffet gastronomico, qualsiasi cosa purché rientri nel budget dell’associazione e abbia un senso abbinata al film. A Lugano ci sono state conferenze a tema, assaggi giapponesi dopo un film dello Studio Ghibli, bancarella con scelta di libri per ragazzi in collaborazione con la libreria Segnalibro (sul tema dell’Olocausto, dopo la proiezione di La zona di interesse), workshop di animazione in stop motion con un insegnante Csia, incontri con il regista, e così via.
In ogni caso, l’idea è quella di non andare subito a casa dopo aver visto il film, ma di trattenersi per un momento di scambio, anche informale, nel foyer della sala cinematografica. «Il vantaggio di essere al cinema – mi racconta un ragazzo membro del team – è proprio di combinare visione di un film con una serata con gli amici. È bello scambiare due parole dopo la proiezione, ognuno dice cosa ne pensa; oppure, anche se parli d’altro e bevi qualcosa, è comunque un’occasione per vedersi».
Il cinema è infatti un’esperienza sociale, un punto di ritrovo, un luogo dove si segue in tanti la stessa storia e, mentre si provano le emozioni che suscita il film, si possono vivere in diretta anche quelle delle altre persone. «Una sala ha un’atmosfera tutta sua, c’è il buio, si ha una migliore qualità del suono e richiede tutta la tua concentrazione: se ti perdi un pezzo, non puoi tornare indietro!», confermano anche le altre. Il mito che «i giovani non vanno più al cinema» è inesatto: meglio sarebbe dire che «la gente non va più al cinema», tenendo conto però che una fetta della popolazione continua ad andarci più che volentieri e che questa passione va coltivata sotto le ceneri, e quindi uno sconto sul prezzo del biglietto, un festival, una rassegna particolare, e anche iniziative come #cine possono aiutare moltissimo. Oltre, ovviamente, alla qualità dei film.
Ecco, a proposito, per voi che cosa fa di un film un buon film? Lo chiedo ai ragazzi e alle ragazze che ho davanti. Non tutti hanno la stessa risposta: il messaggio; il ricordo che lascia; le domande che ti pone; quanto ti cambia la vita; i riferimenti culturali che diventano patrimonio comune, tanto che basta una battuta per capire di che film stiamo parlando e a che concetto ci stiamo riferendo; la sua originalità; la novità che porta, la provocazione intellettuale che ha in sé e soprattutto: quando un/a regista o un gruppo di professionisti del cinema si mette in gioco per raccontare una storia in un modo che è solo suo. Cioè: è meglio un film «imperfetto» con un tratto personale riconoscibile, piuttosto che il solito film che segue alla perfezione il manuale di come creare una trama e girare le immagini.
Alan sottolinea: «Lo sguardo e la comprensione dell’arte del cinema va allenata: devi guardare tanti film per capire di cinema. Qui non è un laboratorio didattico, non faccio lezioni di critica cinematografica, o non cerco di influenzare le loro scelte, ma sono qui per dare a loro la possibilità di farsi la storia del cinema, per esplorare generi diversi e per dirci che cosa è piaciuto e cosa no, con una chiacchierata durante le riunioni. Soprattutto, è importante crearsi una propria opinione, gustandosi questa meravigliosa maniera di raccontare le storie». E al di là del team programmatore, l’opportunità è data ai loro amici, ad altri coetanei, alla popolazione tutta che può partecipare alle serate – quasi sempre in settimana, quasi sempre alle 18 o alle 20 – di #cine.
La comunicazione si fa in particolare con post su Instagram, creati dai membri stessi del team: «Il gruppo è diventato forte perché quando ci sono eventi ciascuno fa qualcosa – spiega Alan – chi fa le foto, chi le grafiche per Instagram, chi si occupa dei poster serigrafati, chi fa i video, chi li posta, chi si assume l’organizzazione logistica, la comunicazione o ciò che serve per svolgere le attività dopo il film. Tutto è gestito da loro, io faccio solo coordinazione, ma i ragazzi sono praticamente autosufficienti. È una scoperta molto bella. E tutto questo potrà andare sul loro curriculum come esperienza di lavoro, perché non è facile organizzare un evento già a questa età».
Un progetto per il futuro è aggiungere alla programmazione qualche momento di «cinema svizzero ritrovato» o perlomeno di film storici, così difficili da reperire oramai. Perché il cinema, prima di tutto, è uno sguardo sul mondo che ci circonda, e ci aiuta a capirlo – e a sopportarlo – meglio, dandogli almeno una traccia di senso.