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Niente sesso, siamo giovani

Il caffè delle mamme: l’attività sessuale è in costante diminuzione, specialmente tra i più giovani, mentre è aumentata l’età media del primo rapporto: in una società che si è liberata di molti tabù sembra una contraddizione
/ 26/08/2024
Simona Ravizza

«I papà negano, le figlie fanno l’amore. E se è vero quello che dicono i sondaggi non aspettano neppure di iscriversi alle superiori». Così iniziavo un articolo sul «Corriere della Sera» il 21 gennaio 2011. Che ansia! Tredici anni dopo, in quest’agosto scandito da letture sui temi dell’adolescenza, il sospetto a Il caffè delle mamme è che i giovani non siano più così attratti dal sesso come lo erano una volta. A chi sta per tirare un sospiro di sollievo perché, meglio ammetterlo subito, nessuno di noi è entusiasta all’idea che i propri figli abbiano rapporti sessuali in giovane età, sottoponiamo subito le parole di un padre che è anche un esperto conosciuto a chi legge la nostra rubrica, lo psicoterapeuta Alberto Pellai: «La funzione più evidente e tangibile della sessualità – la più straordinaria e potente – è di farci provare piacere. Un piacere intensissimo e inedito – scrive in Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani (ed. DeAgostini, 2023) –. Un piacere che compare ed esplode all’ingresso in pubertà e sarà disponibile ogni volta che decideremo di coinvolgerci in attività sessuali, da soli o con un’altra persona. Questo è il primo dato di cui tenere conto: la sessualità suscita sensazioni di cui non vorremmo mai fare a meno. Perché provare piacere è bello. E tutto ciò che ce lo procura automaticamente ci attrae, al pari di una calamita con il ferro». Ora, se di fronte al subbuglio ormonale dell’adolescenza i giovani sono in fuga dal sesso, vuol dire che qualcosa non va. L’obiettivo è dunque cercare di capire che cosa e soprattutto perché. Lo facciamo mettendo in fila un po’ di letture che abbiamo trovato straordinariamente interessanti e che ci fanno vedere da nuove angolature anche argomenti già trattati che ci stanno a cuore.

A convincerci innanzitutto che sia necessario affrontare la questione è Luigi Zoja, diplomato nel 1974 allo C.G. Jung Institut di Zurigo, una carriera come psicoanalista in clinica a Zurigo, poi a Milano, a New York e ora nuovamente a Milano. «L’attività sessuale è in costante diminuzione, specialmente tra i più giovani, mentre è aumentata l’età media del primo rapporto (oggi in Svizzera intorno ai 17 anni, ndr). Eppure, intorno a una questione tanto cruciale, inedita e ricca di implicazioni, non si è ancora costruito un vero dibattito – scrive ne Il declino del desiderio. Perché il mondo sta rinunciando al sesso (ed. Einaudi, Stile Libero Extra, 2022) –. Qual è l’origine di questa rinuncia? E com’è possibile che un fenomeno di tale portata avvenga in una società che, grazie alla rivoluzione sessuale, pareva essersi liberata da tabù e costrizioni?».

Adolescenti più liberi, eppure battono in ritirata! Per Zoja è un po’ come se fossero degli animali lasciati liberi, ma che non escono dalla gabbia. Vi ricordate quando abbiamo parlato ne Le parole dei figli dell’amore fluido al motto «Noi non ci innamoriamo di un maschio o di una femmina, ma della persona!»? Zoja riflette: «Nei binari precostituiti che hanno retto quasi fino a ieri, la identità di genere era, come ricordavamo, piuttosto scontata. Oggi, una libertà nominale sbandierata rende contemporaneamente accettabili l’eterosessualità, l’omosessualità, la bisessualità, la transessualità, l’asessualità e altre opzioni ancora, il cui elenco è in costante aggiornamento. Se l’asino di Buridano moriva di fame perché non riusciva a decidersi tra due mucchi di fieno ugualmente appetitosi, il liceale di oggi soffre di “iper-Buridano”. Così, rinvia all’infinito il confronto con la vita erotica: non del tutto infondatamente, visto che per i giovani come lui la sessualità è un incontro non con un corpo che lo attrae, ma con astratte categorie di distinzione mentale».

Badate bene, mamme e papà: qui non c’è nessun giudizio, mai. Il punto è che qualsiasi decisione è legittima purché frutto di una scelta. L’impressione, invece, è che oggi troppo spesso prevalga semplicemente la confusione.

Rinunciare ai filtri

Adolescenti più liberi, e che battono in ritirata non solo perché è più complicato sapere cosa desiderano, ma anche probabilmente per paura di presentarsi senza filtri. Di certo non contribuiscono a una sana vita sessuale dei nostri figli, al momento opportuno ovviamente, i modelli a cui si ispirano. «Prototipo possono in parte essere i coetanei. Questo in sé non sarebbe così nuovo – spiega Zoja –. La novità sta nel fatto che questi modelli influenzano l’adolescente non attraverso incontri reali, ma soprattutto telematicamente: gli appaiono sul computer e sullo smartphone. In particolare, è ovvio, lo influenzano gli “influencer”, che si atteggiano a persone accessibili, ma che il giovane sa benissimo essere ricchi, famosi, irraggiungibili: la “libertà positiva” di puntare a ogni meta si fa beffe di lui». Oggi, ce lo siamo detti più volte, il primo contatto tra due adolescenti avviene di frequente su Instagram o su TikTok, lì dove l’immagine deve essere acchiappa-like e quindi va per la maggiore l’uso di filtri per eliminare le occhiaie, rendere la pelle senza un brufolo, gli zigomi rialzati e la bocca che neanche Jessica Rabbit, e poi al ritorno nella realtà può esserci lo sberleffo finale: «È uno/a che fa catfishing!», che nel gergo dei ragazzi della Gen Z vuol dire che dal vivo uno è diverso da come appare sui social. Riflette la psicoterapeuta Stefania Andreoli nel saggio Io, te, l’amore (ed. Bur, Rizzoli, aprile 2024): «Le vetrine social diventano un buen retiro dove sentirci maggiormente a nostro agio, porre una distanza di sicurezza tra noi e gli altri, e preferiamo fare piuttosto del sexting, che è più chic (il corpo con tutti i suoi umori, difetti e flatulenze resta nel privato del nostro letto vuoto) e certamente non impegna. Non impegna la mente nell’incontro reale, quello che ci compromette agli occhi nostri e dell’altro, quello che impone un discorso reciproco sulla profilassi, quello che non può simulare il risultato, quello nel quale devi stare lì. Devi esserci. Partecipare. Portare il tuo corpo, dentro al quale ci sei proprio tu. Da spogliati ci si vede».

Il ruolo del porno

E ancora: adolescenti più liberi, che battono in ritirata perché è più complicato sapere cosa desiderano, per paura di presentarsi senza filtri, e che hanno purtroppo come primo approccio alla sessualità i video porno. Elena Martellozzo, criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra, una delle massime esperte del fenomeno a livello internazionale, ci aveva messo in guardia in un Caffè dell’agosto 2021: «La maggior parte dei giovani scopre il porno molto prima di incontrare il sesso, forse anche prima di aver baciato o abbracciato un partner. Così la pornografia sembra essere per molti adolescenti la porta d’entrata alla sessualità». La giornalista Lilli Gruber in Non farti fottere (ed. Rizzoli, aprile 2024) va dritta al punto: «Legioni di ragazzi e ragazze, armati di smartphone, cercano qui le risposte alle domande che tutti gli adolescenti si pongono. In una sola clip di dieci minuti, possono passare in rassegna un campionario di ginnastica sessuale che le generazioni precedenti impiegavano molto più tempo a scoprire. Uno degli studi più recenti, condotto negli Stati Uniti nel 2022, rivela che più di tre quarti dei minorenni intervistati (maschi e femmine) sono consumatori di pornografia online, e che l’età media di accesso a questo mondo è di 12 anni. Ancora più recente e vicino a noi è Lo stato dell’adolescenza 2023, condotto da tre ricercatori del Cnr. Il campione preso in esame conta più di quattromila liceali italiani, tra i quattordici e i diciassette anni. Quasi il 90 per cento dei maschi e il 40 per cento delle ragazze hanno frequentato più o meno assiduamente siti hard. Troppo porno, e troppo presto».

Ecco allora che davanti a tutto ciò e alla richiesta continua di essere performanti è difficile stupirsi se – come sottolinea ancora Andreoli in un’intervista di Roberta Scorranese sul «Corriere» in occasione della presentazione del suo saggio – «la normale reazione di un ragazzo o di una ragazza sia quella di lasciar perdere. Non possono rischiare una condanna all’inadeguatezza». E Andreoli ci consegna un pensiero su cui vale la pena riflettere: «Questa cosa che i ragazzi non fanno sesso, secondo me, è preoccupante. Perché l’esperienza erotica è formativa, importante quanto il dolore. E se loro evitano sia il sesso che il dolore, qualche domanda dovremmo farcela».