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Il lago dell’eterna giovinezza

Biodiversità: l’ultima popolazione europea di tritoni parzialmente neotenica vive nel bacino alpino dello Starlarèsc da Sgióf
/ 29/07/2024
06:00 29-07-2024

Nel lago alpino dello Starlarèsc da Sgióf, in Valle Verzasca, come nei laghetti del Masnee e Pianca, è presente una particolare popolazione di tritoni parzialmente neotenica, fenomeno evolutivo per cui gli esemplari adulti mantengono le caratteristiche fisiche e caratteriali infantili. Detta popolazione è unica in Svizzera e, allo stato attuale delle ricerche scientifiche, è l’ultima sopravvissuta in Europa.

Il laghetto ha una superficie contenuta ed è situato su un terrazzo panoramico a 1875 m slm, con vista sul Poncione d’Alnasca. Il sentiero per raggiungerlo parte da Brione Verzasca, e si inerpica sul fianco della valle per un dislivello complessivo di mille metri, in un susseguirsi di alcuni tratti impervi e ripidi, altri più pianeggianti che attraversano faggete, boschi di abete bianco e larici, e terminano sul pianoro dove si trova il laghetto.

La presenza dei tritoni alpestri (Ichthyosaura alpestris) è stata segnalata copiosamente negli anni Novanta del secolo scorso; tuttavia alcune ricerche più recenti hanno dimostrato che essi hanno colonizzato il lago ben 11’700 anni or sono, in pratica a partire dal Pleistocene.

È un anfibio classificato nell’ordine degli urodeli (anfibi con la coda), tra i quali troviamo anche le salamandre; ma nella mitologia greca, Tritone era il dio-fiume, metà pesce e metà uomo, figlio di Poseidone. Rappresentato con un corno di conchiglia, tramite il suono che ne scaturiva, calmava le tempeste e annunciava l’arrivo del dio del mare, suo padre.

I primi naturalisti che studiarono la specie e la descrissero, scelsero il nome di Triton per definire il genere, accomunando questi anfibi alla divinità marina dell’antica mitologia. Successivamente gli zoologi si accorsero che lo stesso nome era già stato assegnato a un gasteropode marino dotato di una conchiglia molto grande e allungata, in uso come tromba di guerra da alcune popolazioni mediterranee. Fu pertanto deciso di trasformare il nome in Triturus per definire il genere di urodeli dei quali ci stiamo occupando.

Questa specie trascorre molto tempo in acqua ed è presente in una grande varietà di habitat: laghi di alta montagna, specchi e corsi d’acqua a flusso lento, fino a bacini artificiali, torbiere e stagni. Difficilmente passa l’inverno in acqua; tuttavia, in particolare nelle popolazioni che abitano freddi laghi montani, non è raro trovare individui adulti neotenici, che conservano ancora le branchie nonostante abbiano superato lo stadio larvale. La neotenia è di fatto quel fenomeno per cui nell’adulto, dopo il raggiungimento della maturità sessuale, si mantengono caratteristiche morfologiche giovanili (ad esempio le branchie). Ne deriva che gli adulti rimangono vincolati all’ambiente acquatico per tutta la loro vita, poiché sulla terraferma non possono respirare.

La neotenia può essere facoltativa oppure obbligatoria: nel primo caso, essa è legata a particolari fattori ambientali, non riguarda tutti gli individui di una specie bensì solo alcune popolazioni o un certo numero di individui all’interno della stessa popolazione. La neotenia obbligatoria interessa invece tutti gli individui di una determinata specie.

Lo sviluppo di questa anomalia, questa «eterna giovinezza» di adulti che conservano un aspetto giovanile, avviene in presenza di acque permanenti e ricche di risorse alimentari, ciò che rende evolutivamente conveniente rimanere nell’ambiente acquatico anziché avventurarsi in quello terrestre, rischiando la disidratazione e la penuria di cibo.

E proprio nel lago dello Starlarèsc da Sgiófci si trovano le condizioni ottimali per cui alcuni esemplari di giovani tritoni bloccano la metamorfosi mantenendo le branchie.

Gli anfibi costituiscono il primo gruppo di vertebrati comparso sui territori emersi; sono eterotermi, hanno pelle nuda e mucosa, gli adulti respirano tramite i polmoni mentre le larve tramite le branchie. Quasi tutte le specie si accoppiano in acqua.

Ichthyosaura alpestris è un anfibio di modeste dimensioni. Gli individui adulti misurano da circa 7 cm a un massimo di 12. Le femmine sono più grandi (10-12 cm) e i maschi più piccoli (non superano i 9 cm). Come alcune salamandre, questa specie ha zampe brevi e coda lunga, che lateralmente è compressa. Durante la fase acquatica, la pelle è liscia e umida, mentre nella fase terrestre appare più setosa e granulosa. Il Tritone alpestre ha diverse livree, che mutano in base al genere (maschio/femmina, piccolo/adulto), al periodo, all’età, e all’ambiente in cui vive.

Nella stagione riproduttiva i maschi esibiscono una cresta dorsale di piccole dimensioni color giallastro, cosparsa di macchiette nere, che risalta sul dorso di colori freddi, in varie tonalità dal celeste chiaro, all’indaco, al blu notte più intenso. I lati del corpo sono di colore blu marmorizzato, delineati da una banda bianco-argentea con macchioline nere e una fascia turchese. Il colore dei fianchi crea uno splendido contrasto con il ventre arancio.

Durante la stagione riproduttiva avvengono fatti abbastanza curiosi. La lunga fase di corteggiamento inizia con il maschio che si dispone davanti alla femmina inarcando il dorso e facendo vibrare la coda, per creare una corrente d’acqua in direzione della compagna prescelta. Se lei condivide le attenzioni maschili, la femmina risponde sollevando la coda ed esponendo la regione cloacale. Il maschio si sposta lentamente e la femmina lo segue. Quando lei tocca la parte terminale della coda del maschio, lui depone una capsula contenente lo sperma (spermatofora) davanti alla femmina che la raccoglie per fecondare le uova.

Ogni femmina depone fino a circa 250 uova per stagione riproduttiva.

A differenza dei maschi, le femmine hanno tinte più modeste e opache, che consentono loro di mimetizzarsi nell’ambiente nel quale vivono, e non hanno la cresta dorsale. In particolare, sono assenti sia la fascia turchese, sia la colorazione bluastra del manto, che è di colore mutevole dal verdognolo al beige, dal marrone al nero. La colorazione ventrale arancione vistoso è presente sia nei maschi sia nelle femmine in quanto è una chiara evoluzione difensiva (non un carattere di distinzione sessuale); come altri anfibi, anche il tritone alpestre, quando minacciato, mette in risalto la sua colorazione aposematica, segnalando la propria tossicità al predatore.

Durante il periodo di vita terrestre, i colori possono sembrare più scuri; ciò dipende dalla minore umidità della pelle che diventa più granulosa. Le popolazioni che vivono a quote molto elevate hanno tinte più scure e mostrano una maggiore longevità, stimata fino a 22 anni.

I tritoni alpini hanno una dieta generalista, che include prevalentemente diversi invertebrati. Durante la fase acquatica, essi predano in particolare piccoli molluschi, insetti, anellidi e altri invertebrati, crostacei come pulci d’acqua, ostracodi o anfipodi e insetti terrestri che cadono nell’acqua; la dieta è arricchita da uova e larve di altri anfibi, incluse quelle della propria specie. Nella fase di permanenza terrestre si nutrono di artropodi vari, lombrichi e lumache, insetti, vermi, ragni e onischi.

I predatori dei tritoni alpini adulti sono soprattutto serpenti (le comuni bisce), pesci (ad esempio le trote), uccelli e mammiferi (il riccio, la martora o il toporagno). Sott’acqua, i grandi coleotteri tuffatori (Dytiscus) possono predare i tritoni, mentre i piccoli tritoni sulla terra possono essere predati dai coleotteri terricoli (Carabus). I principali nemici delle uova e delle larve sono i coleotteri (scarabei), i pesci, le larve di libellula e altri tritoni.

Quando i tritoni adulti sono in presenza di un predatore, tendono a fuggire. Tuttavia, la decisione se fuggire o no varia in base al genere (maschio o femmina) e alla temperatura del tritone. In un esperimento, le femmine dei tritoni fuggivano più spesso e a una velocità maggiore in un intervallo di temperature più ampio rispetto ai maschi, che tendevano a fuggire a una velocità inferiore e rimanevano immobili, mentre secernevano neurotossina quando la temperatura era oltre l’intervallo comune.

I tritoni adulti minacciati assumono una posizione difensiva, esponendo il ventre e pertanto la colorazione arancione vistosa, piegandosi all’indietro o alzando la coda, e secernono una sostanza lattiginosa. Nel tritone alpino sono state rinvenute solo tracce del veleno tetrodotossina, abbondante nei tritoni del Pacifico nordamericano (Taricha). Talvolta producono anche suoni, dei quali si ignora la funzione.

Considerando il vasto areale in cui vivono e le popolazioni che sono gravemente frammentate, il tritone alpino è stato classificato come Least Concern nella Lista Rossa IUCN nel 2009. La tendenza della popolazione è tuttavia «in diminuzione». Le minacce sono simili a quelle che colpiscono gli altri tritoni e comprendono la distruzione e l’inquinamento degli habitat acquatici. Anche l’introduzione di pesci, in particolare salmonidi come le trote, e potenzialmente di gamberi, rappresenta una minaccia significativa che può sradicare le popolazioni da un sito di riproduzione. Un’altra difficoltà rilevante è la mancanza di habitat terrestri adeguati e indisturbati, nonché dei corridoi di dispersione e migrazione tra i siti di riproduzione.