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Due associazioni, tanta solidarietà

L’attività dei volontari di MI-TI-CI Against Abuse al fianco di donne e bambini vittime di abusi e quella decennale dei City Angels che affrontano con il dialogo situazioni di microcriminalità e disagio
/ 22/07/2024
Guido Grilli

Laddove le forze dell’ordine non possono arrivare ci sono loro. Associazioni così, attive 365 giorni all’anno, gratuitamente, con uno spiccato senso civico e a stretto contatto con gli agenti. Operano con nomi in codice. «Siamo degli occhi in più per la polizia» – dice Scorpio, nickname del presidente dei City Angels Svizzera e coordinatore della sezione di Lugano, che con quella di Chiasso conta una ventina di volontari formati, impegnati nel presidiare il territorio con regolarità, di sera e la notte, e spegnere sul nascere attraverso il dialogo e la presenza corporativa situazioni di microcriminalità o di disagio giovanile.

E a colmare implicitamente una grande porzione di lavoro della polizia, da cinque anni esiste MI-TI-CI Against Abuse, al fianco delle donne e dei minori che hanno subìto o stanno soffrendo qualsiasi forma di abuso: violenza domestica, fisica, psicologica o sessuale, atti di stalking o di bullismo. Presidente dell’associazione, formata da 18 persone, perlopiù appassionati motociclisti, è Manga (nome di copertura a salvaguardia della propria incolumità). Come è sorto il sodalizio? «L’idea è nata da mia moglie, pure lei attiva nell’associazione (risponde al nome di Pisola). Eravamo stufi di vedere notizie nei media di quanto accadeva in Ticino. Come bikers abbiamo voluto creare attorno al gruppo con cui ci ritrovavamo per i giri domenicali in moto un progetto per poterci mettere al fianco di donne e bambini vittime di abusi. Volevamo cercare di capire cosa potevamo fare per loro in queste situazioni di bisogno. Abbiamo dunque deciso di metterci a disposizione per assicurare loro l’accompagnamento dall’avvocato, ai diritti di visita, in tribunale, fasi molto delicate».

Ma la protezione delle vittime non sarebbe una mansione che dovrebbe essere garantita dai poliziotti? «Assolutamente sì. Quel che abbiamo constatato con piacere è che dopo circa un anno e mezzo di attività siamo stati convocati dalla polizia cantonale, sezione violenza domestica, che, visto il nostro operato ben svolto, ha chiesto alla nostra associazione di diventare un loro partner ufficiale. Questo perché attualmente le forze dell’ordine non sono più nella possibilità di compiere questo tipo di servizi, servirebbero infatti il triplo degli agenti. Il numero delle segnalazioni è elevato: parliamo di tre casi al giorno in Ticino, di tre mamme, tre donne che chiamano in polizia perché stanno subendo una violenza domestica. Quando noi interveniamo a protezione di una mamma e di un minore siamo sempre in cinque».

Siete dunque esposti anche a rischi? «Esatto. Ma interveniamo in sicurezza: un volontario della polizia con esperienza trentennale ci ha impartito una formazione di difesa personale e nozioni sulla protezione delle vittime. Siamo stati confrontati più volte con aggressioni verbali e insulti da parte dei presunti autori di reato, ci vedono come persone ostruttive. Un paio di volte ci è capitato di dover chiamare le forze dell’ordine in nostro supporto perché le situazioni rischiavano di degenerare. Ma fortunatamente in cinque anni di attività non abbiamo mai subìto attacchi fisici. Noi cerchiamo sempre in primo luogo il dialogo e di portare la bandiera della pace, spieghiamo alla controparte chi siamo e qual è il nostro ruolo. In ogni caso, prima di ogni nostro intervento andiamo a conoscere la vittima e, aspetto imprescindibile, le facciamo firmare una liberatoria con la quale ci autorizza a leggere gli atti giudiziari, perché per intervenire dobbiamo accertarci che ci sia stata una denuncia penale».

Da chi giungono le segnalazioni alla vostra associazione? «Avvocati, polizia cantonale, la rete degli servizi sociali, i Comuni, le scuole. Ci contattano richiedendo il nostro intervento».

Quanto vi impegna quest’attività? «A volte mi dico che sta diventando quasi come un lavoro. Ognuno di noi ha una propria occupazione, alcuni di noi sono liberi professionisti che dunque possono conciliare lavoro e attività di MI-TI-CI e altri scalano volentieri ore a vantaggio dell’operatività dell’associazione. Ad oggi siamo in 18 ma cerchiamo altri volontari, una sede sociale e qualche filantropo che ci sostenga per coprire le spese vive».

Luoghi comuni dipingono i bikers come persone rudi. Si può affermare che avete un cuore di pietra? «In certe situazioni dobbiamo avere un cuore grande per assolvere alla nostra missione, non direi di pietra, dobbiamo agire con determinazione e in sicurezza. Sotto tanta pelle batte un cuore umano. In cinque anni di attività siamo riusciti a intervenire in oltre 50 situazioni. In alcuni periodi raggiungiamo picchi di sei o sette interventi, come sotto le festività di Natale per garantire l’accompagnamento ai diritti di visita dei minori dal papà. Lavoriamo inoltre spesso i sabati e le domeniche, siamo insomma attivi 365 giorni all’anno e sempre raggiungibili allo 079 669 91 98 o per e-mail a miticiticino@gmail.com».

I dieci anni di City Angels Lugano

«Per diventare volontario attivo non sono necessari grandi muscoli, basta un grande cuore». È questo il motto dei City Angels Svizzera, basco blu, simbolo delle forze Onu portatrici di pace e giubba rossa, il colore dell’emergenza. Il presidente e coordinatore della sezione di Lugano, Scorpio, all’anagrafe Antonio Chiarella, agente di sicurezza in pensione da un anno, è volontario al fronte dal primo giorno in cui è stata fondata l’associazione, dieci anni fa, con regolari turni notturni a pattugliare le strade della città. Li chiamano «angeli della solidarietà e della sicurezza». Segnalano situazioni alla polizia, degrado, microcriminalità, e agiscono principalmente in ottica di prevenzione. «Lugano per fortuna è comunque una città molto sicura. Lo posso dire perché noi di notte la giriamo a piedi e notiamo quel che non va. C’è tanta polizia in servizio. In auto, chiaramente, gli agenti non possono essere presenti ovunque, così noi, spostandoci a piedi, siamo in grado di avere un altro punto di osservazione e assistiamo a situazioni di disordine: da chi fa baldoria a chi spacca cose con i calci, a chi imbratta muri con gli spray, a chi attacca lite. Ma appena ci vedono in gruppo si calmano, fungiamo da deterrente e questo rappresenta il nostro punto forte. Molti minorenni stanno in giro fino a mezzanotte, poi spariscono e arrivano quelli più grandi».

Come agite? «Cerchiamo di fare la loro conoscenza. Con il dialogo otteniamo buoni risultati. I giovani sono bravi, occorre parlare con loro: hanno bisogno di ascolto e dei loro spazi. Poi, chiaro, c’è chi fa casino o il pazzo per strada, individui spesso alterati dall’alcol». E in questi casi? «Chiamiamo la polizia. Se ci sono situazioni sospette le segnaliamo alle forze dell’ordine. Abbiamo inoltre una buona collaborazione con i servizi sociali».

Quali sono i luoghi delle vostre ronde notturne a Lugano? «Pensilina, Parco Ciani, stazione, autosili, Foce, via Nassa, lungolago. Giriamo in gruppi di tre o cinque volontari, con turni il venerdì e il sabato dalle 21 alle 24 e fino alle 3 del mattino, nel momento dell’uscita dalle discoteche. Talora ci spostiamo pure in macchina o con gli autobus, anche a protezione dei conducenti che talvolta la sera sono confrontati con passeggeri problematici».