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L’immagine di una società che riemerge

A Palazzo Viscardi sede del Museo Moesano è stata da poco inaugurata la nuova esposizione archeologica permanente
/ 08/07/2024
Stefania Hubmann

Visitare un museo è sempre più sovente un’esperienza interattiva e immersiva. All’avanguardia non sono però solo le grandi istituzioni, ma pure realtà regionali come dimostra il Museo Moesano a San Vittore attraverso la nuova sezione della mostra archeologica permanente. Nello storico Palazzo Viscardi, che da 75 anni offre un’attività museale al passo coi tempi, l’approccio della recente sezione si spinge persino oltre, proponendo un percorso introspettivo legato alla progressiva conoscenza di un tema – la morte e i riti ad essa legati durante l’età del Ferro – affrontato in un’ottica che rimanda soprattutto alla vita. Curatori del nuovo allestimento sono Nicola Castelletti e Maruska Federici-Schenardi.

Museografo e membro della commissione direttiva del Museo Moesano il primo, archeologa e vicepresidente della medesima commissione la seconda, i due professionisti hanno lasciato che la nostra scoperta dell’esposizione L’immagine di una società fosse un’esperienza individuale come quella di qualsiasi visitatrice o visitatore, proprio nell’intento di non rovinare il risvolto immersivo. In effetti colpiscono la connotazione cromatica del percorso, la possibilità di far riemergere con le proprie mani alcuni oggetti o ancora il tradizionale gioco dell’oca rivisitato quale metafora della vita. Si passa a ogni tappa dall’ombra alla luce, dalla morte alla vita, dal passato al presente. Al «viaggio» contribuiscono anche un’animazione sul rituale della cremazione nell’età del Ferro e non da ultimo l’oggetto simbolo dell’allestimento: un calderone con attacchi a croce. «Questa forma di recipiente in bronzo è conosciuta in tutta Europa», spiegano i curatori. «L’esemplare esposto, rivenuto in una tomba a Castaneda dove venne deposto avvolto in un panno funerario in cuoio attorno al 480 a.C., è però il primo trovato in Svizzera nella sua integrità, ciò che ne accresce l’importanza». Da segnalare, verso la fine del percorso, il clin d’oeil alle origini del Museo con un armadio aperto a svelare oggetti etnografici legati alla nascita e alla morte. Tutti gli elementi della mostra sono volti a permettere al pubblico di ogni età di immergersi, con il supporto di testi bilingue italiano e tedesco, nel remoto passato del primo millennio a.C. per guardare poi alle proprie origini e al presente, quest’ultimo evocato dalla postazione finale che lasciamo a ognuno il piacere di scoprire.

«I reperti della nuova sezione – proseguono i nostri interlocutori – provengono da indagini archeologiche condotte a Cama nel 2019 e a Castaneda nel 2021. Nelle due località sono state rinvenute altrettante tombe, la prima ad inumazione e la seconda ad incinerazione, entrambe con un ricco corredo composto da oggetti di uso quotidiano. È quindi interessante notare che nell’età del Ferro si praticavano già i due tipi di sepoltura come ai nostri giorni». Un altro aspetto rilevante, evidenziato pure nell’allestimento, riguarda il ritrovamento nelle tombe di una parte del corredo del banchetto funebre. «Anche questa caratteristica – precisa Nicola Castelletti – rimanda a un rituale (il banchetto) ancora attuale in culture a noi vicine. Nel contempo indica però come nell’età del Ferro l’attenzione fosse rivolta al viaggio nell’aldilà della persona defunta, accompagnata per l’occasione da oggetti di grande pregio».

Questi oggetti, ritrovati in Mesolcina e Calanca nell’ambito di cantieri edili, restano quindi sul territorio quale simbolica restituzione alla comunità di appartenza. L’operazione si inserisce nel solco della collaborazione instaurata dalla Fondazione Museo Moesano con il Servizio archeologico dei Grigioni che ha visto l’innovativo approccio concretizzarsi nel 2010 con l’apertura della sezione archeologica al Museo di San Vittore. Precisa Maruska Federici-Schenardi, curatrice di questa prima sezione: «I lavori di costruzione del tunnel autostradale a Roveredo sono stati l’occasione per riportare alla luce nei primi anni Duemila numerose testimonianze archeologiche che hanno permesso – unitamente a quelle emerse durante la costruzione dell’asse autostradale alcuni decenni prima – di ricostruire la storia del popolamento del Moesano presentandola poi nella sezione archeologica. La volontà locale di aprire questa sezione a San Vittore (oltre a quella del Museo retico di Coira) ha trovato l’accordo del Servizio archeologico cantonale che ci ha invitato a proseguire su questa via dopo i recenti ritrovamenti di Cama e Castaneda. In questo modo l’esposizione del Museo funge pure da spunto per andare alla scoperta del territorio». Coprendo un arco temporale che parte dalle prime esplorazioni della regione 9000 anni orsono per giungere fino al Medioevo, la sezione archeologica fornisce informazioni sul contesto nel quale si inserisce la nuova mostra tematica. Già nel 2010 la curatrice ha immaginato di condurre il visitatore lungo un percorso – in questo caso cronologico e geografico – che lo coinvolga emotivamente. Maruska Federici – Schenardi ha ripreso ad esempio l’immagine delle vette della valle attraverso pannelli verticali, presentando inoltre un focolare originale risalente all’età del Ferro (prelevato in blocco dal cantiere archeologico di Roveredo-Valasc) e inscenando due tombe, una femminile e l’altra maschile.

La sezione archeologica con le due nuove sale tematiche, di cui una è dedicata all’archeologia sperimentale, occupa l’intero secondo piano di Palazzo Viscardi. Il primo è invece dedicato ai Magistri moesani: architetti, costruttori e altre maestranze edili attivi nei secoli XVII e XVIII soprattutto all’estero. Un totale di circa 500 nomi completati da origine e professione con in evidenza i più illustri fra i quali spicca Giovanni Antonio Viscardi, legato alla storia del palazzo che lo celebra. La sede espositiva ha mantenuto al pianterrreno due sale a carattere etnografico, vocazione inizialmente preponderante del Museo.

Nel corso dei suoi 75 anni di attività il Museo Moesano ha conosciuto progressivi sviluppi nei contenuti e nella loro presentazione con l’obiettivo di avvicinarsi alle esigenze del visitatore catturandone l’attenzione. La sala multimediale con banca dati dei Magistri moesani, ora disponibile anche sul portale Porta Cultura del Canton Grigioni (www.portacultura.gr.ch) è un esempio dell’aggiornamento tecnologico dell’istituzione. Un impegno costante è inoltre riservato alle offerte didattiche con le quali si cerca di coinvolgere le scuole grigionesi e ticinesi. L’importanza dell’asse di transito mesolcinese attraverso le Alpi – messo a dura prova dalle recenti calamità naturali – ha caratterizzato la regione già dal Mesolitico e viene restituita nel Museo attraverso reperti, storie e ricostruzioni dei suoi popolamenti.

Sui possibili sviluppi del Museo Moesano, in particolare per quanto riguarda la sezione archeologica, Nicola Castelletti e Maruska Federici-Schenardi confermano che «dal punto di vista dei ritrovamenti il potenziale è ancora elevato, perché da millenni l’intera regione è densamente popolata. Gli spazi dell’edificio invece non sono infiniti, ma non è escluso un recupero dei vani del sottotetto». Chissà, quindi, che l’imponente calderone non sia in futuro affiancato da altri oggetti altrettanto preziosi.