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Fa capolino la zecca «gigante»?

Mondoanimale: con la stagione calda, si riaccende il tema della globalizzazione di fauna non autoctona
/ 10/06/2024
Maria Grazia Buletti

Si è subito diffusa, a inizio maggio, la notizia del ricovero in Spagna (nella provincia di Salamanca) di un anziano che ha contratto la febbre emorragica Crimea-Congo dopo essere stato morso da una zecca Hyalomma martinatum. È una specie di zecca che trasporta un virus mortale per l’uomo, e che in realtà si trova solo in Africa, in Europa sud-orientale e in Asia, benché si stia delineando la sua diffusione nel resto d’Europa. E in effetti, di norma i casi si verificano non oltre il Canale della Manica. A proposito della sua progressiva diffusione, la ragione addotta dal «National Geographic» risale al cambiamento dei modelli di migrazione degli uccelli e al trasporto degli animali.

La letalità della sua puntura può raggiungere il 40%, ma il fatto che essa punga solitamente dopo uno o due giorni, suggerisce che bisogna controllare sempre il proprio corpo dopo essere stati in zone pericolose, come d’altra parte si dovrebbe sempre comunque fare quando si passeggia nei nostri boschi per via delle zecche autoctone.

I sintomi della puntura di questa pericolosa zecca, indicati dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), si manifestano improvvisamente e sono «febbre alta, brividi, vomito, mal di testa, dolori alla nuca o alla schiena, dolori muscolari, vertigini, sensibilità alla luce, a cui fanno seguito una fase di variazioni di umore e un periodo di sonnolenza». L’infezione potrebbe degenerare in forma grave e con conseguenze su fegato, milza e reni, insieme a sanguinamenti (da qui il suo nome), mentre non esiste ancora una terapia specifica.

È rassicurante, però, sapere che in Svizzera la presenza di questa zecca non è ancora stata rilevata in modo sistematico. Rasserenano pure le indicazioni dell’Ufsp: «Almeno fino alla fine del 2023, nessun caso di febbre Crimea-Congo è stato rilevato su territorio elvetico. Pertanto, le autorità valutano come “estremamente basso” il rischio di infezione in questo Paese».

Resta che a stagione delle zecche appena iniziata, i casi di malattie trasmesse dalla specie autoctona di questo animaletto delle dimensioni di pochi millimetri sono in aumento, mentre i cantoni Ginevra e Ticino restano gli unici esclusi dalle cosiddette zone a rischio.

Si tratta di patologie infettive che progrediscono spesso con sintomi lievi o addirittura senza alcun sintomo, e in casi rari il virus può causare gravi malattie del sistema nervoso centrale come meningite o encefalite. Premesso che il periodo in cui le zecche sono particolarmente attive inizia col mese di marzo e termina circa a ottobre, a seconda delle condizioni meteorologiche, in modo specifico negli ultimi cinque anni l’Ufsp ha osservato un aumento dell’incidenza annuale di casi di meningoencefalite primaverile-estiva (Fsme), una delle tre patologie con cui l’essere umano punto da una zecca potrebbe dover fare i conti.

In Svizzera, le altre malattie infettive significative trasmesse dalle zecche sono soprattutto la borreliosi, e più raramente l’anaplasmosi, la rickettsiosi, la babesiosi, la neo-ehrlichiosi o la tularemia. Per evitare di farsi morsicare da una zecca, bisogna innanzitutto conoscere di cosa stiamo parlando e l’Ufsp così riassume la natura di questo artropode appartenente all’ordine degli Ixodidi compreso nella classe degli Aracnidi (per intenderci, la stessa di ragni, acari e scorpioni): «Il tipo di zecca più diffuso in Svizzera è la comune zecca dei boschi (Ixodes ricinus). Presente fino a un’altitudine di circa duemila metri, è attiva soprattutto fra marzo e novembre e può essere portatrice dell’agente patogeno della borreliosi (ndr: malattia di Lyme) o della meningoencefalite primaverile-estiva, così come di altri agenti patogeni meno noti. Oltre a quella dei boschi, vi sono altri tipi di zecche che fungono pure da vettore delle malattie: quelle della specie Dermacentor trasmettono i batteri Rickettsia o Francisella».

Dal canto suo, Peter Fluder (responsabile della comunicazione della Fondazione Agrisano istituita dall’Unione Svizzera dei Contadini) ne definisce l’habitat: «Contrariamente a quanto si crede, le zecche non cadono dagli alberi e vivono invece nella vegetazione bassa, a terra, nel sottobosco, nella sterpaglia e nei prati». Dunque, che si sia protetti dalla vaccinazione o no: «Per prevenire il pericolo di essere morsicati si raccomanda di indossare abiti e scarpe chiuse e di usare un repellente per zecche».

Semplici consigli che, insieme all’invito di usare, durante le passeggiate nei boschi, indumenti adeguati come pantaloni lunghi e via dicendo, precedono l’interessante presentazione di un’applicazione da scaricare sul telefonino che permette di conoscere meglio questo animaletto e dà consigli utili: zecke-tique-tick.ch/it/ (App «Zecca»); qui si trova anche una fotografia della zecca dei boschi e viene spiegato come rimuoverla con le pinzette appuntite alle estremità che permettono di afferrarla molto vicino alla pelle, a livello della testa (rostro) così da estrarla intera. Infine, l’immagine dei suoi tre stadi di sviluppo mostra la sua crescita, e ci permette di riconoscerla facilmente.