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La città del futuro sarà ibrida

Il saggio di Emanuele Saurwein analizza il nostro modo di abitare il pianeta e di usare l’energia e prospetta un uomo più consapevole anche grazie all’Intelligenza artificiale
/ 03/06/2024
Barbara Manzoni

Siamo in grado di valutare quanta energia usiamo ogni giorno o in un anno? Ci preoccupiamo della qualità di questa energia? Siamo consapevoli dei nostri consumi? E come valutiamo le nostre abitudini abitative? Quale tipo di città avremo nel futuro? Abbiamo idea di come l’Intelligenza artificiale stia modificando e modificherà il nostro modo di abitare e di costruire le città?

Sono queste alcune delle domande sulle quali si interroga l’architetto Emanuele Saurwein nel suo saggio intitolato Per un domani. Uomo Energia Città, pubblicato da Mimesis nella collana Architettura. L’autore, diplomato all’Accademia di Architettura di Mendrisio, titolare dello studio LANDS con sede a Lugano, lavora da anni anche a un progetto di ricerca innovativa (HAB) che integra edificio, mobilità, alimentazione, consumi e Intelligenza artificiale con lo scopo di verificare le condizioni abitative future in rapporto al comportamento personale. Nella Premessa al suo saggio scrive: «Questo breve testo propone una riflessione sul modo di abitare il pianeta Terra, le città, l’architettura e sulla sostenibilità delle nostre scelte. Ho scelto l’energia (in ogni sua forma) quale chiave di lettura per prendere coscienza di come noi esseri umani ci siamo impadroniti del pianeta e delle altre specie viventi; … l’uso dell’energia è un modo per pensare le città di ieri, di oggi e per aprire una prospettiva – tramite l’esposizione di scenari possibili – su quelle di domani».

Nella sua analisi basata appunto sul fabbisogno di energia primaria pro capite l’architetto delinea tre fasi che hanno generato tre modelli abitativi passati, presenti e futuri: Fat City (1942-1989), la città del benessere, Fragmented City (1969-2020), la città frammentata che mostra i limiti del modello precedente e dove esplodono le crisi e l’emergenza climatica, infine iniziamo a fare esperienza di Hybrid City (2001-2050), la città che guarda alla sostenibilità.

Il suo punto di vista, si premura di sottolineare Saurwein, è quello autobiografico, cioè di un uomo che rappresenta la generazione dei nati negli anni 60 in quella parte di mondo fortunata dove vive il 20% della popolazione mondiale che sfrutta l’80% delle risorse del pianeta. La riflessione che ne scaturisce ha dunque sempre un soggetto ben preciso un «io», che in realtà è un «noi», che si interroga e ci interroga sulla via che vogliamo intraprendere perché, scrive l’autore, «non dovremo rinnovare solo le nostre città, ma anche noi stessi», insomma la transizione può avvenire solo parallelamente a una nostra rieducazione al modo che abbiamo di abitare il pianeta.

Come può avvenire questo cambiamento che si potrebbe definire antropologico? Secondo Saurwein attraverso una maggiore consapevolezza raggiunta grazie alla tecnologia, cioè all’Intelligenza artificiale. Per mezzo dell’IA ognuno di noi potrà (in realtà già può) elaborare la propria personale etichetta energetica o impronta ecologica ed è molto probabile che in futuro misurarsi e rapportarsi all’ambiente sarà un’azione considerata normale per chiunque. La sfida, suggerisce l’autore, è tutta qui, assolutamente personale, tocca la coscienza e la responsabilità del singolo nei confronti dell’ambiente visto non più come risorsa o spazio generico ma come entità che esiste in relazione a noi, con il quale abbiamo un legame vitale.

E come sarà la città di domani? L’autore la chiama Hybrid City, la città delle scelte, sarà una città in cui il fabbisogno di energia primaria pro capite sarà minore, ma la qualità dell’abitare sarà superiore e vedrà una ricomposizione del paesaggio, una sorta di biodiversità urbana, «un paesaggio in forma di città o una città in forma di paesaggio». Non vi è nessuna certezza su come e con quali tempi questa transizione avverrà, certo è che «siamo a un punto di non ritorno» e dobbiamo per forza scegliere quale via intraprendere. Nel suo saggio Saurwein ipotizza quattro possibili scenari futuri, solo uno è quello auspicabile. È quello dell’evoluzione consapevole, nel quale saremo in grado di sostenerci da soli e di ripagare il deficit ecologico accumulato. La palla è nel nostro campo, conclude l’autore, la scelta è nelle nostre mani.