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Nulla di nuovo sotto il sole, o invece sì?
L’artista Nemo in Svezia ha portato un testo che è anche una confessione
Simona Sala
Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire a quelli di una certa generazione, al cospetto di Nemo (e non solo) e del suo rapporto libero da schemi con la moda e con la propria definizione di sé. Nemo porta le unghie lunghe e laccate, si trucca, si veste da ragazza, ma anche da ragazzo, non rinnega infatti la propria appartenenza biologica, ma ne rivendica una terza quando di mezzo c’è il genere. Lui non si sente donna, o uomo, generi binari per definizione, ma qualcosa di diverso. Ossia intravvede una nuova possibilità di appartenenza, da esprimersi, invece che con lei/lui, con loro, mutuato dall’inglese they, cui in italiano si sopperisce con la (schwa), garante di inclusione poiché indefinita e libera da ordini sociali (in passato individuati in quella che in tedesco si chiama Biederkeit, ossia «piccola borghesia»).
Il mondo dello show business, e prima ancora quello dell’arte in genere, si sa, è stato nei secoli un fondamentale veicolo di novità, segnalando alla società quelli che in qualche modo ne sarebbero stati i cambiamenti imminenti, soprattutto nel mondo occidentale. Così, se David Bowie, oltre a crearsi degli alter ego, mezzo secolo fa si cimentava con l’androginia, glissando elegantemente quando confrontato con la propria appartenenza, qualche anno più tardi Renato Zero giocava all’ambiguità insieme a Patty Pravo, il primo gettando polvere negli occhi di chi lo voleva gay oppure invece etero, la seconda ammiccando audacemente ad attività da alcova. Qualche anno fa, in pieno primo Covid, Sanremo ha fatto da sfondo alla passerella personale di Achille Lauro, impegnato, lui uomo, in una rivisitazione storica di personaggi eccentrici femminili. Prima ancora, l’austriaca Conchita Wurst (a Eurovision), si era proposta, vincendo, con capelli lunghi, tacchi, make up e abito attillato, concludendo con una barba, e mandando, allora come oggi, in visibilio la stampa di mezzo continente. In ambito letterario, nel 2022 l’autore Kim de l’Horizon (come Nemo, della regione di Berna) ritirava l’ambito Deutscher Buchpreis in gonna paillettata e top, baffi e trucco.
L’ultimo, in ordine di tempo, è ora Nemo, la cui canzone The Code è una sorta di confessione dove narra un percorso di crescita che gli ha permesso di rompere con quelli che sono gli schemi prefissati. Il dolore che ha caratterizzato il suo processo interiore viene raccontato con semplicità e senza tabù, dando voce a una generazione che ha deciso di rompere a sua volta con quella che era la disposizione esistenziale dei genitori; ed è questa la novità rispetto a quanto suscitato dalle star del passato.
La non binarietà su cui ci si è un po’ ovunque chinati in seguito alle parole di Nemo, infatti, se può apparire di non immediata comprensione a molte e molti nati/e nel secolo scorso, risulta invece addirittura naturale per le generazioni più giovani, dove la discussione intorno ai temi di genere e appartenenza è quasi all’ordine del giorno. Ma se un tempo si guardava agli eccessi (di sincerità, sregolatezza, virtù, …) delle star come a un peso lordo cui dare la tara, oggi – con tutta probabilità anche grazie all’ausilio dei social – tutto viene assorbito all’istante e senza filtri.
Nei suoi riverberi positivi, questo fenomeno di emulazione permette oggi a un ragazzo di truccarsi la sera senza temere il dileggio (almeno nelle grandi città) e a una ragazza di giocare a calcio (ovunque). Quelli negativi non ci sono ancora pervenuti, troppo giovane è infatti il fenomeno. Anche questo può essere un inevitabile sintomo di quella che Bauman aveva sagacemente definito la società liquida, ma forse, ed è ciò che ci si auspica, l’adesione alla riflessione intorno agli schemi sociali da parte delle generazioni più giovani, che vertano sul genere o altre lotte che possono apparire estreme, è unicamente espressione di un desiderio di maggiore rispetto dei diritti di ogni essere umano.
Le parole del testo presentato da Nemo a Malmö dunque, agli occhi di molti sono apparse liberatorie e capaci, finalmente, di dare una voce comune a quel sentire sempre più diffuso di non-appartenenza, o piuttosto, di adesione a una «terza via», in cui non è necessario essere per forza una femmina o un maschio.
Che poi Nemo abbia un talento incredibile, che sia attivo nell’ambito dello spettacolo sin da bambino, che abbia omaggiato anche il grande Mani Matter, che ne sappia sia di rap sia di lirica, e che con The Code abbia incantato con una voce strepitosa su un viso angelico e in un corpo minuto, è ancora un’altra storia.