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Per i giovani è disponibile l’opuscolo messo a disposizione dall’Ufficio del medico cantonale nell’ambito della campagna di sensibilizzazione per la Vaccinazione contro il cancro del collo dell’utero e altre malattie causate dal virus del papilloma umano (HPV) che si intitola Cancro e verruche genitali / Proteggiti prima del tuo primo rapporto sessuale!


HPV: nuove indicazioni vaccinali

Dall’inizio di quest’anno, la prevenzione contro il papilloma virus non fa più distinzione di genere, ed è diventata per i ragazzi una vaccinazione di base
/ 20/05/2024
Maria Grazia Buletti

«A partire da gennaio di quest’anno la Svizzera intende rimediare alla differenza di raccomandazioni fra maschi e femmine a proposito del vaccino di base contro il papilloma virus (HPV), ora caldamente consigliato per tutti gli adolescenti da 11 a 14 anni indipendentemente dal sesso». Così esordisce il dottor Alessandro Diana, pediatra infettivologo, che spiega come questa decisione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) poggi sui nuovi dati epidemiologici che hanno dimostrato chiaramente l’impatto della patologia causata dal papilloma virus anche nei maschi: «È inoltre importante sottolineare che il vaccino offre una protezione essenziale contro il tumore».

Presto riassunto il passo in avanti rispetto alle precedenti raccomandazioni che differivano secondo il sesso: «La novità concerne il passaggio dall’attuale vaccinazione complementare contro i virus HPV a una vaccinazione di base per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, allineando in tal modo le raccomandazioni a quelle già in vigore per le ragazze e le giovani donne». Lo specialista giustifica la decisione che è ritenuta motivata da un aumento della morbidità negli uomini (vedi nuovi dati epidemiologici di cui sopra): «Per giunta, oltre che essere in linea con le raccomandazioni di parecchi Paesi europei e degli Stati Uniti, l’omologazione vaccinale tra maschi e femmine mira a garantire un accesso egualitario ai vaccini».

Un nuovo approccio che, prosegue il nostro interlocutore: «Andrà a rinforzare la protezione dalle malattie provocate da HPV che possono essere prevenute con un vaccino, e contribuirà a ridurre la loro trasmissione nei due sessi. Inoltre, bisogna sempre sottolineare che per ottenere la massima efficacia, è raccomandato terminare la vaccinazione prima dell’inizio dell’attività sessuale; dunque di preferenza, lo ripetiamo, fra gli 11 e i 14 anni». Esistono più di cento tipi diversi di virus del papilloma umano (HPV) che infettano la pelle o le mucose genitali: «Questi virus si trasmettono molto facilmente durante le relazioni sessuali, tramite un semplice contatto con la pelle o le mucose infette. Alcuni ceppi di virus HPV causano verruche genitali, lesioni precancerose e carcinomi nelle zone genitali, in bocca o in gola».

I dati indicano che nel nostro Paese (e ovunque nel mondo) i virus HPV sono la causa più frequente di infezioni sessualmente trasmissibili e si stima che più del 70 percento degli uomini e delle donne sessualmente attivi siano contaminati nel corso della loro vita; il rischio d’infettarsi con il virus HPV è nullo in assenza di relazioni sessuali, ma cresce rapidamente con l’aumentare dei partner sessuali. Ciò fa sì che il rischio di contagio in Svizzera sia massimo tra i 16 e i 25 anni di età; ciò corrisponde al periodo durante il quale si verifica la metà delle infezioni. «La maggior parte di queste è asintomatica e la persona infetta non sa di essere contagiosa. Poi, certi virus HPV (come i tipi 6 e 11) generano delle verruche genitali (ndr: condilomi) che possono essere visibili o nascoste».

Sempre in Svizzera, si stima che una persona su dieci ne sarà colpita nel corso della vita, e in una donna su 4 o 5 circa, un’infezione da HPV dei ceppi 6 o 18 si trasforma in lesioni precancerose o in un carcinoma, per esempio a livello del collo dell’utero; lesioni che possono essere diagnosticate solo tramite esame citologico realizzato dal ginecologo ed, eventualmente, altri esami complementari. Si può quindi affermare che il carcinoma del collo dell’utero è la conseguenza di un’infezione al virus HPV e, pure in questo caso, le statistiche sono chiare: nel mondo è la quarta causa di tumore nella donna, mentre in Svizzera più di 5mila donne sono confrontate ogni anno con una diagnosi di lesioni precancerose del collo dell’utero e devono sottoporsi a degli accertamenti complementari o a un intervento chirurgico.

Anche negli uomini le infezioni da HPV sono fra le più comuni: la metà di queste riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni. E pure per loro la maggior parte delle volte la persona infetta non sa di essere contagiosa perché non ci sono sintomi. Sempre nell’uomo, in Svizzera la conseguenza che genera le verruche genitali riguarda circa una persona su dieci, mentre alcuni ceppi del virus (16 e 18) sono in grado anche in questo caso di sopravvivere per mesi o anni nelle cellule infette, causando carcinomi della bocca o della gola.

Visto il modo subdolo con cui questo virus agisce indistintamente, e le sue conseguenze, grande importanza riveste la prevenzione operata attraverso il vaccino, e la rilevanza della sua indicazione ora uguale per maschi e femmine. Il vaccino è dunque fortemente raccomandato e non va temuto: «Contiene una sola proteina virale, comune a numerosi ceppi diversi per estendere la sua efficacia. La sua azione è sostenuta da un sale di alluminio (Gardasil g) o da un nuovo adiuvante (Cervarix). La vaccinazione prevede due dosi a circa 4-6 mesi di distanza se avviene prima del quindicesimo compleanno. In seguito, sono necessarie tre dosi (0, 1-2 mesi, 4-6 mesi)».

Sugli eventuali effetti collaterali, il nostro interlocutore rassicura: «La vaccinazione contro i virus HPV è molto ben tollerata. Dopo 20 anni di utilizzo e oltre 270milioni di dosi somministrate, gli unici effetti collaterali osservati sono delle reazioni cutanee nel punto dell’iniezione». Le voci secondo le quali i vaccini possono provocare la morte sono dunque infondate: le autorità di sorveglianza in America, Europa e in Svizzera confermano che non c’è stato nessun decesso causato da questi vaccini.

Inoltre, secondo i risultati di studi realizzati su 73’428 donne a livello mondiale (nel periodo tra il 2008 e il 2016), il vaccino non aumenta il rischio di problemi di salute gravi e i ricercatori non hanno constatato un aumento del rischio di aborto spontaneo tra le donne rimaste incinte dopo la vaccinazione. Analogamente, i risultati di numerose ricerche hanno pure confermato che il rischio di malattie autoimmuni (come, ad esempio, la sclerosi multipla) è identico nelle adolescenti o nelle donne vaccinate e in quelle non vaccinate.