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Il Centro svizzero dei pesci non è più un sogno

È stato definito «cantiere del secolo» dalla Federazione svizzera di pesca: un progetto che dopo l’acquisto del sedime può ora veleggiare verso l’agognata realizzazione
/ 22/04/2024
Raimondo Locatelli

Gradualmente, ma in modo deciso, ci si avvia verso la concretizzazione di un sogno che, ancora pochi anni or sono, appariva un’illusione e fors’anche un’utopia. Ci riferiamo al Centro svizzero dei pesci, qualcosa di analogo a quanto già esiste da oltre un secolo per gli uccelli a Sempach, ovvero la Stazione ornitologica, la cui «statura» morale è di indubbia valenza considerando la sua multiforme e straordinaria attività scientifica e di divulgazione nonché di sensibilizzazione a livello di opinione pubblica.

L’importanza dell’acqua

Il settore della pesca, sinora non ha mai avuto in Svizzera qualcosa del genere, eppure da tempo se ne avverte la necessità, alla luce di alcuni concetti di base: l’acqua e gli organismi acquatici che vi vivono sono importanti per la biodiversità del Paese oggigiorno sempre più minacciata (basti considerare i mutamenti climatici e la siccità). Per innumerevoli secoli i pesci hanno rappresentato un’importante fonte alimentare e tuttora operano oltre duecento pescatori professionisti, mentre sono almeno 150mila coloro che praticano la pesca quale piacevole passatempo popolare, vivendo a diretto contatto con l’acqua non soltanto per catturare l’uno o l’altro pesce, ma pure per salvaguardare questo bene primario prezioso e anzi indispensabile, tanto è vero che i possessori di una patente di pesca sono considerati a giusta ragione «sentinelle dell’ambiente».

Sebbene acqua e pesci affascinino, va detto che questi esseri viventi per la maggior parte della nostra popolazione sono sconosciuti, e ciò proprio perché nel contesto elvetico manca un centro di esperienza e di formazione a favore del pianeta-acqua, dei pesci e di una pesca rispettosa e sostenibile, benché esistano strutture museali (in primis, il Museo della pesca a Caslano) che svolgono un apprezzabile compito divulgativo e didattico soprattutto a livello scolastico. Senza trascurare (per stare sempre al contesto ticinese) l’attività promozionale, di educazione e di responsabilizzazione a opera della Federazione ticinese di acquicoltura e pesca (Ftap) che nel nostro Cantone conta alcune migliaia di affiliati raggruppati in una quindicina di associazioni.

Il motore trainante della Federazione

Quale capofila del progetto, che nella Federazione svizzera di pesca (Fsp) ha il proprio motore trainante nelle funzioni di «madrina», funge Adrian Aeschlimann del Centro svizzero di competenza per la pesca (Cscp) e la prima tappa miliare lungo il complesso percorso di maturazione del dossier risale all’agosto 2020, in pieno periodo pandemico, in occasione dell’assise della federazione-mantello dei pescatori. A Olten, infatti, i delegati della Fsp hanno accolto a pieni voti la proposta del comitato direttivo di accantonare un contributo di 25mila franchi a sostegno di un’idea che allora era ancora in una fase semi-embrionale, ossia acquistare – non distante dall’Ufficio federale dell’ambiente – una piscicoltura dismessa, posizionata in riva al lago di Moos nel Comune di Moosseedorf (Canton Berna), su un terreno di 5500 metri quadrati, collocato in una riserva naturale cantonale, così da ricavarne il Centro svizzero dei pesci.

Nel dicembre 2021, è stato raggiunto un accordo con il proprietario del sedime ed è stata creata una fondazione ad hoc, con lo scopo di pianificare, realizzare e gestire la prevista struttura, assegnando ad Adrian Aeschlimann l’incarico di direttore della fondazione stessa. Nel maggio 2022, il Club dei 111 ha accordato un prestito senza interessi e a durata indeterminata di 250mila franchi per comperare il terreno (costo di 1,5 milioni) e, nel frattempo, le varie Federazioni cantonali di pesca hanno versato contributi di sostegno, come è stato il caso dei membri dell’ufficio direttivo e di amministrazione della Fsp che, nell’assemblea a Locarno di quello stesso anno, hanno donato mille franchi ciascuno, dando il via al Club dei 1000 del Centro svizzero. Sempre nel 2022 è stato firmato il contratto di acquisto (effettivo a partire dal 24 gennaio 2023) e sono sensibilmente cresciute le donazioni da parte di varie Federazioni cantonali di pesca, dando così slancio alla pianificazione e progettazione del complesso. Nel 2023 l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla selezione del progetto migliore, con l’intento di realizzare un edificio eco-compatibile e sostenibile, come tiene a sottolineare il direttore Adrian Aeschlimann, considerando che i Comuni di Moosseedorf e di Schönbühl-Urtenen hanno creato una propria fondazione per i diritti di pesca, per cui si potrà continuare a pescare sul Moossee.

Dunque i 5500 metri quadrati sul lago di Moos da oltre un anno appartengono di fatto alla Fondazione Centro svizzero dei pesci in quanto promotrice della struttura, ma si continua ovviamente a raccogliere fondi per il relativo finanziamento. Nel contempo, sono proseguite la procedura di progettazione architettonica e la pianificazione del Centro, mentre durante il 2024 ci si prefigge di ottenere la licenza edilizia, che spalancherà le porte alla fase vera e propria di costruzione sul sito di Moossee (ora zona di pubblica utilità, mentre prima era zona agricola), con un investimento attorno ai 5 milioni di franchi.

Miniera di dati e informazioni

Il Centro svizzero dei pesci – definito «cantiere del secolo» dalla Fsp (circa 30mila «adepti»), che vanta un’attività ultracentenaria e in cui il Ticino detiene una posizione privilegiata, costituendo con la Ftap una fra le Federazioni con il maggior numero di affiliati a livello svizzero – si propone di costituire un polo per le acque e la pesca, coinvolgendo così ampi strati della popolazione. In effetti, mentre il mondo sottomarino è osservato con grande fascino, pochi sanno cosa si nasconda sotto la superficie dell’acqua dei nostri laghi o fiumi, trascurando peraltro il paesaggio subacqueo che richiede una maggiore protezione.

Come è per la Stazione ornitologica di Sempach, il Moossee dovrebbe insomma rappresentare un luogo di richiamo nazionale per le questioni relative alla biodiversità, alla protezione delle acque e alla salvaguardia della pesca e, quindi, delle specie ittiche che popolano i nostri corsi d’acqua. La pressione sulle acque, sui pesci autoctoni e sugli altri organismi acquatici richiede appropriate proposte di tutela e salvaguardia in un’ottica futura, consentendo a un largo pubblico di conoscere meglio la biodiversità, la flora e la fauna delle nostre acque. Da ciò il proposito di promuovere esposizioni temporanee, visite guidate, un sentiero didattico, lezioni, stage eccetera.

Conseguentemente, il Centro svizzero dei pesci – nel contesto di una visione d’assieme su tutta la Svizzera e la regione alpina limitrofa – vuole illustrare il mondo affascinante dei pesci e il loro habitat per fornire risposte appropriate a molti quesiti, ad esempio su cosa sia una pesca sostenibile, su perché i temoli stanno scomparendo, o perché molti canali e corsi d’acqua sono interrati per migliaia di chilometri in tubi sotterranei, e cosa bisogna fare affinché le nostre acque ritornino a essere naturali, quali sono gli effetti derivanti dall’impiego di erbicidi e pesticidi in agricoltura, quali gli ostacoli alla migrazione piscicola, com’è la qualità dell’acqua, quali le conseguenze del cambiamento climatico, ecc. Senza ovviamente trascurare il tema della pesca dal punto di vista culturale, con la sua storia e le prospettive future.