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L’ibis eremita in Svizzera

Lo zoo di Goldau è partner del secondo progetto LIFE. La prima colonia di ibis eremita migratori della Svizzera verrà istituita vicino all’area dello zoo. A questo scopo, durante il periodo del progetto è prevista anche la liberazione di giovani uccelli da diversi zoo svizzeri.

Affinché possa essere stabilita la colonia in Svizzera, sono ancora necessari i permessi dalle autorità di conservazione della natura e da quelle che regolano il traffico aereo, solo successivamente potrà essere avviata la reintroduzione. Nel 2023, tuttavia, una coppia della colonia di Überlingen si è riprodotta per la prima volta in modo indipendente e inaspettato nel Cantone di Zurigo, dando così inizio al ritorno della specie come uccello nidificante in Svizzera.


Il viaggio migratorio dell’ibis eremita

Animali - La reintroduzione di questi volatili in Europa è avvenuta grazie al progetto LIFE20 e alle loro «mamme umane»
/ 08/04/2024
Chiara Di Giorgio

Come in ogni fiaba a lieto fine, questa storia inizia con un tragico evento: la progressiva scomparsa di uno degli uccelli migratori più rari al mondo, l’ibis eremita. Quattrocento anni or sono, l’ibis eremita si estinse in Europa; le cause sono molteplici: il bracconaggio, la distruzione dell’habitat naturale e l’eccessiva antropizzazione. Delle tante colonie ne restano solo due popolazioni riproduttive, una in Africa settentrionale, tra Marocco e Algeria e una in Medio Oriente, tra Turchia e Siria.

Dal manto nero e le piume color verde petrolio, l’ibis non passa di certo inosservato. Il suo becco lungo è rosso e ricurvo, le zampe, anch’esse rosse, sono robuste, ma la cosa che più lo caratterizza è il ciuffo a mo’ di cresta sul capo. La sua importanza in natura è nota sin dall’antico Egitto, dove veniva adorato come reincarnazione di Thoth, lo scriba degli dei: la stessa parola akh, dal significato «risplendere», veniva espressa nei geroglifici con un ibis eremita stilizzato, probabilmente in virtù dei riflessi metallici del piumaggio di questo uccello.

Tra leggende e verità, il ruolo dell’ibis, prezioso per la biodiversità terrestre e acquatica, è riconosciuto da sempre. Proprio per questa ragione, nel 2002 un’associazione di ricercatori austriaci, Förderverein Waldrappteam, guidata da Johannes Fritz, ha avviato uno studio di fattibilità per consentire l’insediamento di colonie migratorie dell’Ibis eremita in Europa.

Dopo più di vent’anni di ricerche e progetti, sono state ripristinate alcune delle antiche rotte migratorie dai luoghi di riproduzione (Austria, Germania e Svizzera) alle aree di svernamento (Italia e Spagna). L’impossibile è diventato realtà.

Per la prima volta, lo scorso ottobre, la migrazione si è conclusa in Spagna, nella regione dell’Andalusia, nuova tappa per lo svernamento degli ibis eremita in Europa. Grazie al progetto LIFE20 Ibis Eremita, i ricercatori del Waldrappteam sono riusciti a guidare gli uccelli in una nuova rotta che, il prossimo anno, dovranno compiere in autonomia, senza l’aiuto umano. Ed è qui che arriva il bello, è proprio grazie a un raro e magico fenomeno relazionale, l’imprinting, che i pulcini di ibis eremita si legano, per sempre, a delle mamme umane.

Quello che succede è quasi inspiegabile a parole e va oltre ogni studio biologico: pensare che un uccello possa riconoscere in un essere umano la propria mamma dovrebbe insegnarci che non c’è diversità più grande di quella che vede l’occhio umano. Il bisogno di amare ed essere amati va oltre il colore della pelle, l’odore del corpo, la forma del volto, la parola.

Tre sono le fasi del progetto. Durante la prima, i giovani uccelli vengono prelevati dai nidi delle colonie negli zoo quando hanno dai due agli otto giorni di vita e accuditi dalle mamme adottive, Laura e Barbara per il progetto del 2023. Vestite di giallo, le mamme saranno le uniche a poter entrare in contatto con gli ibis che riconosceranno come la propria famiglia, dal primo istante. Questo legame è esclusivo, perché non si tratta di una fissazione di genere sugli esseri umani, ma esattamente sui due genitori adottivi, che vengono riconosciuti dagli uccelli anche dopo anni.

Al contrario dell’allevamento in isolamento, dove l’uccello si considera un umano e non crea legami con i suoi simili, l’allevamento a mano in gruppo, messo in atto nel progetto Life, permette agli ibis di avere interesse solo per la propria specie riproducendosi e allevando la prole senza problemi.

All’allevamento a mano segue la seconda fase, quella dell’addestramento. A circa cinque settimane di età, i pulcini e i genitori adottivi si trasferiscono in un campo di addestramento mobile. Qui imparano a seguire l’aereo ultraleggero motorizzato con paracadute che li condurrà nella migrazione. Gli Ibis si abituano così al rumore del motore, alla grande vela gialla e ad associare la mamma adottiva all’aereo.

I voli di addestramento si svolgono tre o quattro volte alla settimana, vento permettendo. Solo quando gli ibis sono pronti e gli addestramenti risultano sufficienti per imparare a spiccare il volo, si passa alla fase successiva: la «migrazione guidata dall’uomo».

Durante la terza fase gli ibis seguono i due aerei ultraleggeri, ciascuno guidato da un pilota con la presenza di una mamma adottiva, per oltre duemila chilometri. Una tratta giornaliera media durante la migrazione è di circa 180 km con una velocità media di volo attivo di 45 km/h. Dopo l’arrivo nell’area di riposo, gli uccelli vengono messi in una voliera per ambientarsi. Gli ibis, in questa fase, volano a giorni alterni, meteo e vento permettendo, fino ad arrivare alla tappa finale che, lo scorso anno, è stata Cadice (Spagna).

Dal 2022 al 2028, il 60 per cento del budget del progetto proverrà dall’Ue, mentre il restante 40 per cento da partner e co-finanziatori. L’obiettivo è quello di sviluppare ulteriormente la popolazione fino a renderla autosufficiente. LIFE20 Ibis Eremita è implementato da dieci partner di quattro Paesi, sotto la direzione dello Zoo di Schönbrunn a Vienna e con la partecipazione del Waldrappteam Förderverein, che lo ha promosso in passato. Vi parteciperanno Austria, Germania, Italia e Spagna. Entro la fine del progetto, nel 2028, si prevede che più di 260 Ibis eremita migrino nel centro Europa.