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Il «ritorno» del mostro alato

Mondoanimale - Abbia inizio l’anno bisestile del Drago Verde di Legno
/ 19/02/2024
Maria Grazia Buletti

Il Capodanno cinese, il 10 febbraio, ha sancito l’anno del Drago Verde di Legno. Nell’Oroscopo orientale il Coniglio d’Acqua lascia dunque il testimone a questa figura mitologica considerata il segno più potente. «Il Drago è l’unico segno zodiacale dei dodici a essere una figura mitologica, mentre tutti gli altri sono animali veri. Simboleggia l’Imperatore, il potere magnanimo dei Cieli, ed è considerato simbolo di potere e ricchezza tanto che, in Cina, si registrano spesso molte più nascite in occasione degli anni a esso dedicati; avere figli di questo segno è considerata, infatti, una grande benedizione dato che acquisiscono tutte le forze della sua natura, utili poi a ottenere ciò che vogliono». Lo spiega Alessandra Arrigoni Ravasi, che ha vissuto qualche anno in Oriente, e che osserva pure un fatto curioso: «Il Drago cade sempre in un anno bisestile. I segni si ripetono ogni dodici anni, e gli anni bisestili ogni quattro: dunque, è inevitabile».

Lo spunto per parlare di draghi «in squame e ossa» ce lo porge l’autorevole rivista scientifica «Nature» che ha pubblicato una ricerca attribuita ai tre studiosi australiani Andrew Hamilton, Robert May ed Edward Waters, meritevoli di aver scoperto delle antichissime carte nella biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford (una delle più antiche del mondo) che dimostrano l’esistenza dei draghi.

Stando al loro studio, i draghi sarebbero stati particolarmente presenti e prolifici nel Medioevo, «a causa del clima favorevole e dell’abbondanza di cavalieri che peraltro costituivano il loro pasto principale». Queste condizioni favorevoli avrebbero quindi incentivato il successo di questa forma di vita nel passato. Sempre secondo gli scienziati, il progressivo calo delle temperature e la minor disponibilità di cibo ne avrebbero segnato l’inevitabile declino: «A partire dall’inizio del XV secolo, questi possenti animali hanno vissuto una lunga ibernazione, un “sonno” interrotto in decenni recenti da una serie di cambiamenti, a partire da quelli climatici».

Elementi che, sempre secondo i documenti forniti con tanto di fonti verificabili, «potrebbero spingere i mostri volanti a risvegliarsi». Ecco le ragioni per cui gli studiosi australiani hanno suggerito ulteriori ricerche in materia, e approfondimenti su materiali ignifughi. Per permettere le opportune verifiche «Nature», rivista scientifica di autorevole serietà divulgativa, si è premurata di fornire anche i contatti dei tre studiosi. Peccato che questo studio rivoluzionario sia stato pubblicato in una data molto sospetta: il primo aprile 2015.

Anche se «Nature» ha strizzato l’occhio ai giornalisti scientifici cercando di fornire loro le basi per le verifiche del caso, è palese che un bel pesce d’aprile con le squame, ma pur sempre solo un pesce, abbia carpito il posto ai novelli draghi. Eppure, tornando con i piedi per terra, in natura i draghi esistono davvero e stavolta non si tratta di uno scherzo: la rivista «Focus» documenta alcuni esempi molto affascinanti di animali viventi (per davvero) che hanno sembianze e talvolta nome di drago.

Nessuna scoperta sensazionale, solo la realtà che, nell’anno del Drago, ci permette di presentare alcuni «draghi dei giorni nostri». Innanzitutto, quelli veri non sputano fuoco e non volano («al massimo planano») e alcuni arrivano a pesare anche 70 chili come la più grossa specie di lucertola esistente: il Drago di Komodo (Varanus komodoensis), un temibile cacciatore che può superare i tre metri di lunghezza, noto pure come Varano di Komodo. È carnivoro e si nutre principalmente di carcasse, ma gli esperti mettono in guardia: «È in grado di catturare maiali, cervi e bufali indiani vivi». Inoltre, ha una lingua biforcuta che gli permette di localizzare le prede da ampie distanze.

Dal grande drago a quello piccolo: il Millepiedi dragone (Desmoxytes purpurosea) vive nel Sud-est asiatico. Di colore rosa, è stato scoperto in Thailandia nel 2007 ed è lungo tre centimetri. La sua particolarità sta nelle sue ghiandole che emanano acido cianidrico per cui odora di mandorle amare. Sempre nella stessa regione vive il Drago volante (Draco) che non supera i 25 centimetri, si nutre di formiche ed è dotato di due ali, simili a quelle dei pipistrelli, che gli permettono di planare da un albero a un altro fino a raggiungere gli otto metri di distanza.

E i draghi, sempre quelli veri, li troviamo anche sott’acqua come i Dragonetti: pesci tropicali della zona oceanica indo-pacifica che devono il loro nome alle pinne che in alcune specie ricordano le ali di un drago. Molti hanno colori che si mimetizzano con la sabbia per proteggersi dai predatori; per contro, il Pesce mandarino ha colori molto appariscenti. Infine, che dire della Dragonfly (nella foto)? Così si chiama in inglese la Libellula, annoverata tra i veri draghi del regno animale. Vive in tutti i continenti salvo l’Antartide. La specie più grande (Petalura ingentissima) è la più antica (i fossili risalgono addirittura al Giurassico), misura dodici centimetri e vive in Australia.

Infine, c’è Grisù, e non parliamo del gas combustibile inodore e incolore, bensì del piccolo draghetto che sogna di diventare un pompiere ed è pronto a entrare in servizio ogni volta che arriva un allarme, salvo sputare fuoco suo malgrado invece che erogare acqua per spegnere l’incendio. Certo, Grisù è frutto della fantasia dei cartoni animati ideati nel 1964 dai fratelli Nino e Toni Pagot: storie che lo vedono «realmente» protagonista. Ad ogni modo, conclude Alessandra: «Il drago cinese è immaginario, ma è pur sempre composto da nove animali “reali”: lunga coda simile a un serpente, testa come un cammello, occhi da coniglio, corna come un cervo, bocca da coccodrillo, baffi come un pesce-gatto, criniera del leone, zampe di una tigre, squame come un pesce e artigli d’aquila». A modo suo, è un po’ reale pure lui, o no?