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Puzzola, dove sei?

Mondoanimale - In Ticino spicca per assenza il mustelide eletto animale dell’anno
/ 22/01/2024
Maria Grazia Buletti

Un chilo e mezzo è il peso massimo che può raggiungere un esemplare maschio; trenta percento è la quota parte del suo grasso corporeo in autunno; centocinquantuno è il numero di questi animaletti investiti che figura nella statistica della selvaggina deceduta. Parliamo della puzzola (Mustela putorius), l’animale eletto da Pro Natura per questo 2024: un piccolo mustelide nomade per indole, che per cacciare predilige la vita notturna.

Chi non ricorda Pepé Le Pew, la puzzola ideata nel 1945 per i cortometraggi animati, uno dei quali (For Scent-imental Reasons) vinse un premio Oscar nel 1949? Che vinse la prestigiosa statuetta forse non è noto a tutti, ma molti conoscono la moffetta maschio parecchio invadente, dal forte accento francese e di indole romantica. La sua bonaria molestia fa da filo conduttore alla tipica trama di ogni cortometraggio in cui il nostro Pepé segue sempre appassionatamente una gattina bianconera, da lui scambiata per una della sua razza a causa della striscia bianca che le si traccia sul dorso per via di diverse vicissitudini. E la chiara ripugnanza che mostra la piccola micia per il nostro Pepé innamorato non lo fa desistere dal corteggiarla nei modi più assurdi e invadenti. «Comunque, Pepé è una puzzola americana, una specie molto diversa della nostra puzzola europea di cui andiamo a scoprire un carattere più discreto», spiega Serena Britos Wiederkehr di Pro Natura Ticino.

«È un animale nomade e, in quanto tale, non copre un territorio fisso. Quando cala la notte, questa cugina della faina esce dal bosco e dai giardini per avventurarsi verso stagni e pozze alla ricerca di rane e rospi che sono le sue prede preferite». Se ne deduce che sia un animale carnivoro: «Le migrazioni primaverili della rana rossa e del rospo comune verso le acque dei siti di riproduzione sono una vera cuccagna per la puzzola: prede in abbondanza che le permettono di accumulare scorte o nutrirsi solo delle parti di cui è più golosa: le cosce di rana». Un’abbondanza che non la mette al sicuro dall’essere vulnerabile: «L’opulenza di cibo, in verità, è di breve durata, perché, dopo aver deposto le uova, gli anfibi tornano ai luoghi di estivazione e, per nutrirsi, la nostra puzzola è costretta a setacciare boschi, prati umidi, distese di erbe alte o altri habitat tipici di rane e rospi».

Che non sia così socievole come è rappresentata da Pepé lo dimostra il fatto che, «come molti animali selvatici, evita le aree aperte e per i suoi spostamenti necessita di fare tappa in una serie di nascondigli come siepi, arbusti, torrenti e altre piccole strutture». Parimenti, Britos spiega che purtroppo gran parte di queste «arterie vitali» sono state sacrificate in nome di un paesaggio ordinato. «Ciò fa sì che la puzzola sia classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa dei mammiferi della Svizzera». Mentre la nostra interlocutrice la dà come ancora diffusa alle basse quote, ma tutt’altro che frequente e certamente molto difficile da avvistare: «È così discreta che preferisce allungare di parecchio il suo cammino piuttosto che attraversare un’area aperta e ritrovarsi in bella vista».

Chi avesse mai la fortuna di incontrarne una, quindi, la riconoscerà subito per il pelo bianco attorno al naso e sul bordo delle orecchie. Ma in Svizzera non tutti potranno trovarla con successo, e fra gli sfortunati c’è la nostra regione: «Un fugace sguardo alla cartina potrebbe trarre in inganno e far credere che la puzzola viva praticamente ovunque nelle zone collinari e di pianura della Svizzera. Guardando meglio, spiccano i vuoti in Ticino e in Vallese dove è scomparsa completamente, mentre nel resto della Svizzera la troviamo fino a un’altitudine di circa 1600 metri, nei boschi, nei giardini ricchi di coperture e nei paesaggi antropizzati con molte piccole strutture; per questo, abbiamo decisamente bisogno di più strutture, pozze e rifugi, per lei e per le rane e rospi di cui si nutre».

Va comunque puntualizzato che le informazioni sulla sua diffusione non sono indice del numero di puzzole che vivono nella nostra Nazione: «La scomparsa di habitat adatti, e il drammatico calo delle popolazioni di anfibi, le stanno rendendo la vita davvero difficile». Qualche indicazione su come riconoscerla, se si ha la fortuna di incontrarla: «Di colore marrone scuro, si distingue, dicevamo, per la sottile pelliccia bianca attorno al naso e sul bordo delle orecchie. Una caratteristica che ha evitato venisse cacciata in modo intensivo, ma che non la protegge abbastanza dalle basse temperature. Ecco perché nella stagione fredda sverna all’interno di vecchi fienili o stalle, riducendo di parecchio la sua attività».

Sebbene Pro Natura l’abbia eletta regina dell’anno, la puzzola non è però ancora un animale sotto minaccia di estinzione. «Queste iniziative non sono sempre volte a segnalare una specie esplicitamente minacciata, in quanto l’animale dell’anno deve essere innanzitutto un ambasciatore appropriato degli habitat che ci impegniamo a preservare». Così Serena Britos giustifica la scelta che permette di evidenziare le piccole strutture che consentono a questo piccolo mustelide di spostarsi in sicurezza attraverso un paesaggio oramai «tanto antropizzato» (ndr: occupato e modificato dall’uomo), e le zone umide, luogo di riproduzione delle sue prede.

Infine, oltre all’anima nomade e solitaria, un’altra sua caratteristica riguarda la femmina: «L’accoppiamento avviene principalmente tra aprile e giugno e, dopo sei settimane di gravidanza, nascono dai tre ai sei piccoli che la femmina accudisce da sola». Da madre single per due mesi vede crescere i suoi piccoli; dopodiché la famiglia si scioglie perché le femmine sono già grandi come la madre e i maschi ancora di più: «Se riescono a superare l’inverno, l’anno successivo i giovani adulti raggiungeranno la maturità sessuale e inizieranno a riprodursi a loro volta».