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L’inverno demografico e la primavera silenziosa

Parole verdi 10 – Con questo articolo continua le serie dedicata al nostro rapporto con l’ecologia e la crisi climatica
/ 01/01/2024
Francesca Rigotti

Nel 1962 Rachel Carson, una zoologa e biologa americana ritenuta ai nostri giorni la capostipite dell’ambientalismo negli Stati Uniti, pubblicò la sua opera più nota, Primavera silenziosa (Silent Spring). Secondo l’autrice l’uso indiscriminato del pesticida e insetticida DDT, da non molto immesso sul mercato, sterminava anche tante specie di insetti utili, quali api e cavallette, nonché di uccelli, di cui non si udivano più le voci. Il pesticida generava inoltre effetti devastanti sull’uomo oltre che sull’ambiente, nonché massicci danni ecologici. Accusata di complottismo e addirittura di comunismo (erano gli anni della guerra fredda) da parte dell’industria chimica e di politici conservatori, Carson venne inoltre considerata responsabile delle milioni di morti per malaria causate dal dilagare delle zanzare anofeli eventualmente non più contrastate dal DDT. La sua posizione incontrò fortunatamente anche grandi consensi e la sostanza pesticida venne abolita negli Stati Uniti nel 1972 e pochi anni dopo in Europa. Il nome di Carson è oggi conosciuto e onorato e la sua opera apprezzata e ammirata.

Noi qui dunque useremo il suo nome e il suo caso per presentare alcune contraddizioni (aporie si chiamano in filosofia) del pensiero ecologista di difficile soluzione. Morire di cancro (DDT) o di malaria (senza DDT)? Fare l’albero di Natale vero, con la conseguente strage di milioni di abeti e pini innocenti, oppure sceglierlo di plastica, incrementando uso e abuso di materiali inquinanti, smaltire i quali è un grosso problema? Fare figli per contribuire al ricambio generazionale, o non farli per evitare la sovrappopolazione del pianeta e l’imporsi dell’impatto dell’uomo sugli ecosistemi? Il non voler infierire sulla natura è una soltanto, e non la più frequentata, delle ragioni delle persone in età riproduttiva per decidere di non riprodursi. Certo è, rimanendo ora sull’aspetto del calo delle nascite (un bene o un male dal punto di vista ecologico?) che i Paesi nei quali viviamo assistono anch’essi alle loro particolari primavere silenziose: si sentono sempre meno voci di bambini per le strade, ai giardinetti, nelle vie delle città, nelle scuole, sulle piste da sci, anche perché i pochi che ci sono stanno in casa chini su smartphone e tablet… I nostri sono diventati paesi di vecchi, se non per vecchi, né ci sarà più un bambino a prendere per mano un vecchio, come cantava Francesco Guccini nel 1971, precorrendo di decenni La strada dello scrittore Cormac McCarthy.

È un bene per l’ambiente, da una parte, che diminuisca il numero di quei feroci predatori che sono gli umani, specie nociva e aggressiva che ha distrutto e inquinato la terra in maniera forse irreversibile? È sempre un bene, d’altra parte, «crescere e moltiplicarsi»? Alcune correnti cristiane alto e tardomedievali vennero dichiarate eretiche e brutalmente sterminate dalla Chiesa per aver osato predicare la non riproduzione: gli encratiti, sostenitori della castità perfetta, e soprattutto i catari, che rifiutavano il matrimonio e la procreazione di corpi carnali e materiali, prigioni dell’anima.

Temo di dover affermare che la decrescita demografica complessiva sarebbe un bene per il pianeta, soprattutto se equamente distribuita. E forse all’inverno demografico e alla primavera silenziosa potrebbero, in tal caso, far seguito stagioni più omogenee per tutti, risonanti di voci di uccelli e di bambini.