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Per una più consapevole salute al «maschile»

Medicina - Men’s Health: dalla cura della sfera genitale al benessere globale dell’uomo
/ 11/12/2023
Maria Grazia Buletti

«Dottore, come faccio a sapere se ho contratto una malattia sessualmente trasmissibile?», «Qual è quella più frequente e diffusa?», «Cosa faccio se ho avuto un rapporto?», «Quali esami posso fare dopo un rapporto non protetto?», «Quali malattie non protegge il preservativo?». Sono alcune domande che i giovani pazienti dell’urologo e andrologo Paolo Broggini gli rivolgono durante le consultazioni: una ventina di giovani solo negli ultimi dieci giorni. Un dato incoraggiante a conferma del fatto che «i giovani cominciano a venire dall’urologo per farsi visitare e per chiedere informazioni».

Comincia a cadere quel tabù che ancora permea la salute maschile. D’altronde, con l’evento Movember se ne parla ogni anno nel mese di prevenzione al maschile, sottolineando l’importanza di «prendersi cura di sé», e l’impegno di portare gli uomini a una migliore consapevolezza: «Lo spirito di Movember si è evoluto e i riflettori – dapprima puntati su prostata, testicolo e depressione – focalizzano sulla salute al maschile a tutto tondo: parliamo di Men’s Health che, anche nell’uomo così come per la donna, deve tenere conto della salute della persona nella sua interezza, compresa quella dell’area genitale».

Il modo migliore è la prevenzione: «È importante educare i più giovani per costruire una società in salute». Broggini esorta i giovani verso una cura maggiore della salute, recandosi dall’urologo per visite a scopo preventivo e per controlli: «Per la ragazza vige la consuetudine delle visite di screening (ndr: pap test e mammografia); anche per il giovane è importante la visita urologica». Lo specialista identifica nel maschio una sorta di omertà sulla prevenzione: «Spesso non sa dove andare e consulta Google alla ricerca di informazioni che medico di famiglia e urologo-andrologo potrebbero dargli in modo professionale e individualizzato, se solo vi si recasse così come la donna fa col ginecologo».

Un dato lascia ben sperare perché, afferma Broggini, «complici la divulgazione mediatica, le campagne di sensibilizzazione e il ruolo della scuola, oggi qualcosa inizia a cambiare e i ragazzi arrivano in studio, anche da soli, e questo ci permette di affrontare a tutto tondo il tema su salute uro-genitale, sessualità e ogni aspetto a esse legate». Così come per la ragazza, anche la prima visita urologica si dovrebbe svolgere in età post-puberale: «A 14 anni si dovrebbe poter fare una prima valutazione della realizzazione del completamento della pubertà. In generale, dalla post-pubertà e non oltre i 25 anni un uomo dovrebbe aver visto l’urologo».

Al ragazzo bisogna spiegare tutto e rispondere ad ogni sua domanda: «Con la valutazione della fertilità, gli si chiede della sua sessualità e si intavola il discorso della prevenzione che egli stesso può fare, ad esempio, attraverso la palpazione del testicolo (ndr: per l’individuazione del tumore testicolare, in analogia alla palpazione del seno per le giovani donne)». Con l’urologo si parla di anticoncezionali e dei problemi correlati: «Tutto ciò è come un sasso lanciato nei pensieri di un giovane ragazzo che su queste cose non si confida con i coetanei: l’urologo può aiutarlo a essere più sereno laddove ad esempio il giovane ritiene di avere un problema, magari banale, che però si è trascinato per tanto tempo».

Broggini riferisce della serenità e la felicità che traspaiono da questi giovani al termine della consultazione: «Rispondendo alle loro preoccupazioni li solleviamo da un peso: se ne è parlato, e hanno ricevuto informazioni e risposte scientifiche che Internet non riuscirà mai a fornire come, invece, possiamo fare noi specialisti nell’ambito della relazione umana e della competenza professionale oltre che con l’ascolto individuale». Ogni ragazzo è un mondo a sé: «Va accolto, perché la sessualità è ancora una sfera delicata per un giovane che va quindi ascoltato, anche nelle sue eventuali insicurezze e le sue paure, creando empatia ed essendo rassicuranti».

Nell’educazione alla prevenzione rientra il tema delle malattie sessualmente trasmissibili, in merito al quale un dato preoccupante emerge da una recente ricerca sulla sessualità dei giovani svizzeri: «Il 10 per cento dei giovani in età tra i 16 e i 25 anni contrae un’infezione sessualmente trasmissibile». L’urologo lo spiega con il cambiamento di costume dei nostri tempi: «È facilmente comprensibile considerando che un terzo dei ragazzi e un quarto delle ragazze hanno avuto una relazione sessuale con persone incontrate sul web, e che il 50 per cento dei ragazzi ha avuto nella sua vita almeno un rapporto sessuale consumato sotto abuso alcolico».

Bisogna essere coscienti che «da questa situazione deriva la realtà di una sessualità a volte occasionale, priva delle dovute cautele del caso (profilattico), e questo espone maggiormente alle infezioni a trasmissione sessuale classiche come la sifilide e la gonorrea, da un decennio in costante ascesa. A complicare il tutto, il fatto che Chlamydia, infezione da Ureaplasma o Michoplasma possono essere asintomatiche anche nel 50 per cento degli uomini e nel 70 per cento delle donne, rendendo portatrice cronica del germe la persona che potrà poi andare inconsapevolmente a infettare altri partner in un rapporto non protetto».

Le conseguenze possono essere pesanti: «Queste infezioni riducono generalmente la fertilità, generano disturbi genito-urinari ricorrenti che interessano prostata, uretra ed epididimo». È quindi importante esercitare la prevenzione pure con l’educazione alla visita urologica dai 14 anni di età, oltre che con una sessualità responsabile. Inoltre, lo specialista sintetizza i punti salienti che interessano le infezioni sessualmente trasmissibili: «Possono essere causate da batteri (gonorrea, sifilide, clamidia), virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C), protozoi (tricomoniasi) e funghi (Candida Albicans). I possibili sintomi possono passare inosservati per lungo tempo, mentre segni e altri sintomi possono comparire, secondo l’infezione, da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione».

Particolare attenzione bisogna prestare a: «Piaghe sui genitali, nella zona rettale od orale; bruciore o dolore alla minzione; secrezioni del pene; perdite vaginali (anche ematiche); ingrossamento dei linfonodi dell’area inguinale: dolori pelvici, febbre o diarrea, rash cutaneo su tronco, mani o piedi». Gli esami diagnostici si possono eseguire dallo specialista (o in Ticino chiedere a Zonaprotetta che saprà indirizzare): «Si tratta di un esame medico, esami del sangue, analisi dell’urina ed esami di campioni di fluidi biologici, valutati secondo la situazione di rapporto occasionale, o rapporto occasionale a rischio (con partner palesemente promiscuo)».

Infine, le terapie dipendono dal tipo di infezione riscontrato: «Quelle causate da batteri, generalmente più semplici da curare, meritano antibiotici a uso locale o sistemico; mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate». Un cenno molto importante al vaccino contro il Papillomavirus umano che, per essere efficace, andrebbe somministrato prima dell’inizio dell’attività sessuale.