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Il gigantesco errore del multitasking

Il caffè delle mamme – Chiedere al nostro cervello di spostare continuamente l’attenzione da un’attività all’altra esauriscele energie cerebrali molto velocemente: il discorso vale anche per i ragazzi sempre collegati ai social
/ 27/11/2023
Simona Ravizza

L’imperativo di riuscire a fare tutto ci costringe quotidianamente a essere multitasking, termine che tecnicamente indica la capacità di un software di eseguire più programmi contemporaneamente. I Millennial Dads, ospitati su «Azione» lo scorso aprile, ci hanno dimostrato che ormai non è più nemmeno prerogativa solo femminile essere collegati a una riunione su Zoom con il pupo in braccio. E l’abitudine di studiare e interrompersi in continuazione per guardare TikTok o mandare vocali su WhatsApp fa fare più cose nello stesso tempo anche ai nostri figli (anche se per finalità meno nobili!). Insomma, siamo tutti (o quasi) sempre più immersi nell’Era del multitasking! Un errore gigantesco. Per dimostrarlo stavolta abbiamo deciso di fare un’intervista a Eliana Liotta, giornalista, scrittrice di bestseller e divulgatrice scientifica che dell’argomento, tonnellate di studi alla mano, è un’esperta. Abbiamo deciso di invitarla a Il caffè delle mamme per farci capire che è arrivato il momento di dire: «Basta!».

Secondo Earl Miller, neuroscienziato del Massachusetts Institute of Technology di Boston e uno dei massimi esperti mondiali di cognizione, attenzione e apprendimento, il multitasking è un mito, il cervello non può farlo. Perché?
Miller dimostra che come esseri umani abbiamo una capacità molto limitata per il pensiero simultaneo, possiamo solo tenere in mente una piccola quantità di informazioni in ogni singolo momento. Per esempio, ogni volta che passiamo dalla scrittura di un documento importante al controllo delle mail, prosciughiamo energia e risorse cerebrali. Il suo consiglio è di evitare il multitasking, perché «rovina la produttività, causa errori e ostacola il pensiero creativo».

Il multitasking provoca stanchezza mentale: c’è una spiegazione scientifica al nostro malessere quotidiano?
Il motivo è che il cervello consuma troppo carburante. Secondo il neuroscienziato Daniel Levitin, attualmente professore di Psicologia e Neuroscienze comportamentali all’Università McGill di Montréal (Canada), chiedere al cervello di spostare l’attenzione da un’attività all’altra fa sì che la corteccia prefrontale e lo striato, ossia le aree cerebrali che contribuiscono a decidere quale tra i possibili comportamenti eseguire in un dato momento, brucino il glucosio ossigenato, lo stesso carburante di cui hanno bisogno per rimanere attivi. E il tipo di spostamento rapido e continuo che facciamo con il multitasking fa sì che il cervello bruci carburante così rapidamente che ci sentiamo esausti e disorientati anche dopo poco tempo. Abbiamo letteralmente esaurito i nutrienti nel nostro cervello!

Davvero il multitasking crea anche più stress e ansia?
Tra i suoi principali effetti sul nostro cervello c’è un significativo aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Secondo Sandra Bond Chapman, fondatrice del Center for Brain Health dell’Università di Dallas, il nostro cervello sa fare bene una cosa alla volta: i neuroni, se devono sorvegliare molte attività contemporaneamente, non riescono a spartirsi i compiti e li tengono tutti sotto controllo, millisecondo per millisecondo, commutando il proprio impegno dall’uno all’altro. La conseguenza è ancora una volta negativa: un superlavoro che produce risultati modesti e imprecisi.

Vogliamo essere più efficienti, in realtà rischiamo di prendere decisioni sbagliate…
Il multitasking danneggia senza dubbio anche le capacità decisionali. Passare costantemente da un’attività all’altra porta all’accumulo di fatica decisionale. Sempre secondo il neuroscienziato Levitin, una delle prime cose che perdiamo è il controllo degli impulsi. Questo si trasforma rapidamente in uno stato di esaurimento in cui, dopo aver preso molte decisioni insignificanti, possiamo finire per prendere decisioni davvero sbagliate su qualcosa di importante.

Il multitasking spacciato in positivo come capacità delle donne di fare più cose contemporaneamente per stare dietro a faccende domestiche, lavoro, marito e figli, è insomma una grande fregatura! Ma è un enorme problema anche per gli Gen Z che sono i nostri figli abituati a fare qualsiasi cosa connessi ai social…
Lo psicologo americano Reynol Junco e Shelia R. Cotton del Department of Media and Information della Michigan State University hanno pubblicato uno studio sugli effetti del multitasking sul rendimento scolastico: è risultato che gli studenti che usano i social e rispondono ai messaggi mentre fanno i compiti hanno voti inferiori rispetto a quelli che non lo fanno. Il punto è sempre lo stesso: la capacità di elaborazione delle informazioni umane non è sufficiente per avere più input contemporaneamente. Il multitasking, dunque, ostacola la capacità di apprendimento facendo diminuire la concentrazione.

Per tornare concentrati su quello che stiamo facendo dopo essere passati ad un’altra attività (in inglese task switching) ci vuole poi del tempo. Che cosa dicono gli studi?
Uno studio condotto presso l’Università della California ha scoperto che per concentrarsi nuovamente su un’attività dopo un’interruzione ci vogliono in media 23 minuti e 15 secondi. Il task switching comporta certamente una perdita di tempo.

Demolito il multitasking, resta il problema dei problemi: soprattutto noi donne come facciamo nella vita quotidiana a non essere multitasker?
Dobbiamo imparare a concedere a noi stesse di restare il più possibile su una cosa sola alla volta. Ben consapevoli che le aspettative sulla nostra capacità di fare più cose contemporaneamente sono alimentate solo da un’invenzione sociale. Un modo per lasciarci sulle spalle mille incombenze, come se il nostro cervello fosse differente da quello maschile!

Ripeto: ma come possiamo fare?
Un aiuto può essere imparare ogni tanto a dire qualche no. Ciò non vuol dire rinunciare alla nostra energia vitale che ci fa tenere insieme casa, famiglia e lavoro, ma darci tregua e chiedere a chi ci sta vicino di darcela per permetterci di concentrarci su quello che in un determinato momento consideriamo una priorità.

E con i nostri figli, ci domandiamo ancora a Il Caffè delle mamme, come comportarci? L’illusione di potere tenere una conversazione mentre danno un’occhiata al cellulare forse è ancora peggio di mettere su la pentola della pasta al telefono con il proprio capo. Forse, possiamo iniziare col dargli il buon esempio.