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L’azzardo di un equilibrio precario

Dipendenze - Per la prima volta in Ticino, al Casinò di Lugano si sono svolte due serate di prevenzione del gioco d’azzardo eccessivo
/ 30/10/2023
Simona Sala

«Il gentleman, per esempio, può puntare cinque o dieci luigi d’oro, qualche volta anche di più, (...) ma unicamente per il gioco in se stesso, per il divertimento, (...) per togliersi il gusto di osservare il processo di vincere o perdere; ma non deve assolutamente interessarsi alla propria vincita. (…). In una parola, egli è tenuto a considerare tutte queste tavole da gioco, di roulette o di trente et quarante, unicamente come un oggetto di divertimento che gli sia stato messo a disposizione per suo piacere».

In queste righe tratte da Il giocatore di Fëdor Dostoevskij sono contenute gioie e delizie intrinseche al gioco d’azzardo. Dunque il gioco, o gambling, che è divertimento o momento di leggerezza quando controllato e non guidato dal desiderio di guadagno, ma che si trasforma in condanna e prigionia se sfugge al controllo di chi lo pratica, e si fa dipendenza. Come ha dimostrato recentemente il caso del calciatore italiano Nicolò Fagioli, dipendente per sua ammissione dalle scommesse legate allo sport.

Consapevoli dei rischi legati al gioco d’azzardo, i casinò svizzeri hanno implementato la «concezione sociale», una serie di misure a medio e lungo termine da prendersi nei casi in cui si nota una deriva delle modalità di gioco. Abbiamo incontrato Giovanna Bernaschina, responsabile della concezione sociale al Casinò di Lugano, dove pochi giorni fa si sono svolte le prime serate di porte aperte dedicate alla prevenzione.

Giovanna Bernaschina, cosa è la concezione sociale?
Noi siamo il primo appoggio in caso di comportamenti a rischio, e siamo contattabili in qualsiasi momento: il nostro ufficio delle misure sociali è aperto tutto l’anno, e non si rivolge solamente a giocatori e giocatrici, ma anche ai loro famigliari o agli amici. Da parte nostra, quando secondo dei chiari criteri riconosciamo un potenziale problema legato al gioco, abbiamo il dovere di discutere con la persona coinvolta. Il primo intervento sarà blando, non intendiamo infatti spaventare nessuno, bensì creare consapevolezza. Se crediamo che una persona sia in difficoltà, a volte optiamo per un’esclusione dal gioco provvisoria, ma valida per tutta la Svizzera ed estesa al gioco online. Si tratta di uno strumento inserito nel quadro giuridico della legge federale sui giochi in denaro.

Come vengono accolti questi interventi da parte dei giocatori?
Fortunatamente l’accoglienza è migliorata rispetto al passato, e dopo vent’anni di esperienza sono cresciute anche le nostre competenze. Un tempo vi era incomprensione da parte di chi giocava, e questa porta a delle resistenze. I clienti ci «accusavano» di impossessarci di una parte della loro vita e, soprattutto, si chiedevano cosa avessero fatto di male. Gradualmente però siamo riusciti a fare passare il messaggio che stiamo lavorando per gli interessi non solo della giocatrice o del giocatore, ma di tutto il suo entourage. Quando il gioco diventa un problema, infatti, le conseguenze ricadono su molte persone: figli, genitori, amici e conoscenti.

È importante che la gente capisca che noi siamo al fianco del giocatore, non divulghiamo alcun tipo di informazione personale e siamo disposti a iniziare un percorso insieme: vergogna e paura sono del tutto fuori luogo. Per fortuna ci sono anche persone che accolgono bene il nostro intervento, e apprezzano il fatto di poter parlare, o anche solo chiacchierare in modo informale e confidenziale, il tutto nel rispetto della legge sulla privacy. Solitamente però queste ultime hanno meno problemi con il gioco, magari hanno «solo» lanciato un segnale di rischio o sono interessate ad approfondire l’aspetto preventivo.

Perché nella prevenzione ci si concentra soprattutto sui giovani attraverso progetti mirati?
Nella fascia dai 18 anni ai 25 si nota un rischio maggiore di cadere in una dipendenza da gioco d’azzardo, come dimostrano molti studi scientifici. È una fase in cui l’autocontrollo non è ancora ben sviluppato e dove si cercano sensazioni forti che proprio il gioco d’azzardo può offrire. Ciò non significa che tutti i giovani siano vittime del gioco d’azzardo eccessivo, ma se si inizia a giocare in quella fascia di età o, ancora peggio, prima e in modo illegale, i rischi di investirvi più tempo e soldi di quanti se ne abbiano realmente, aumentano. Inoltre, a quell’età, non si ha ancora un posto di lavoro sicuro, o non si è ancora del tutto indipendenti, magari si vive ancora con i genitori perché si studia… è insomma il momento in cui si comincia a costruire il proprio futuro.

Quali sono le misure adottate per contrastare il fenomeno dell’aumento del gioco d’azzardo nei giovani?
Lugano ha anzitutto sviluppato un opuscolo per i giovani che è frutto di un lavoro di squadra avvenuto durante le formazioni di aggiornamento. Abbiamo chiesto ai collaboratori del Casinò di pensare a uno slogan rivolto ai giovani tra 18 e 25 anni di età che prediligono la roulette automatica. La giuria, di cui facevano parte due specialisti, ha premiato lo slogan: «Nella vita ci sono più colori che il rosso il nero», che è poi stato inserito nel suddetto opuscolo informativo. A completamento di questo lavoro, e ispirandoci all’esperienza di prevenzione del Casinò di Montreux, il 20 e 21 ottobre 2023, dalle 22.00 alle 2.00 del mattino, abbiamo organizzato due serate all’interno del Casinò luganese.

Come si sono svolte?
Abbiamo cominciato con un progetto di dimensioni ridotte, grazie al quale, nel corso delle due serate, i giovani clienti del Casinò di Lugano, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con degli specialisti esterni, tra cui la Divisione socialità della città di Lugano, – nella figura del Servizio di prossimità con The Van e gli operatori di prossimità –, Caritas Ticino con il responsabile e gli assistenti esperti nella gestione di budget e risanamento dei debiti, anche da gioco, il gruppo Azzardo Ticino Prevenzione che si occupa di prevenzione e consulenza sul territorio Ticinese (offre consulenze anonime e gratuite ai giocatori in difficoltà e alle loro famiglie) e noi dell’ufficio di misure sociali del Casinò di Lugano con alcuni operatori di sala che sono a contatto ogni giorno con i clienti.

Ai giovani veniva proposto un questionario da riempire in tre momenti – all’ingresso, dopo il percorso con gli specialisti e al momento dell’uscita – per sondare le loro conoscenze sui rischi e sulla rete di supporto. L’impatto di queste serate di prevenzione sarà valutato dall’Istituto di Ricerca sul Gioco d’azzardo (IRGA) che collabora con noi nei campi di formazione, supervisione e qualità. Grazie alle ricerche dell’IRGA e alle discussioni con il gruppo di qualità dei tre Casinò ticinesi, siamo in grado di valutare l’impatto dei nostri progetti.

Durante le serate la prevenzione si è svolta in maniera soft, poiché lo scopo era creare un punto di contatto, e quindi di partenza. In fondo, per quanto paradossale possa sembrare, nell’ambito del gioco d’azzardo, il casinò rappresenta ancora il luogo più sicuro, poiché vi sono controllo e informazione. Diamo sempre per scontato che la gente sia ben informata, ma è necessario divulgare l’informazione sui rischi del gioco d’azzardo, affinché rimanga un divertimento e un momento di socializzazione.

Conoscendo i rischi legati al gioco, anche online, perché da un lato lo si propone e dall’altro si fa prevenzione?
Il gioco online è stato votato dalla popolazione svizzera. Alla luce del fatto che la gente giocava su siti esteri senza alcun controllo, ben venga l’offerta svizzera che, sottostando alla legge federale sui giochi in denaro, è ben regolamentata. Come detto, i criteri di riconoscimento delle criticità legate al gioco sono molto severi e vi è un controllo serio ed efficace anche nei casinò online che sottostanno alla stessa legislazione Svizzera.

Il Casinò di Campione però non sottostà ad alcun regolamento…
Purtroppo l’Italia non conosce questo tipo di lavoro preventivo e ciò rappresenta un problema: basta spostarsi di pochi chilometri per continuare a giocare anche in presenza di una patologia, sfuggendo così a ogni tipo di controllo e di protezione. Ciò ci preoccupa e sarebbe auspicabile creare una collaborazione per gli esclusi in modo da tutelare chi si trova in difficoltà.