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La preziosità della macchia mediterranea
Entomologia - Un ambiente che nutre il suo popolo di insetti da milioni di anni
Alessandro Focarile
Peculiari di tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo sono la luminosità comparabile a quella delle altitudini alpine, la scarsa nebulosità, e l’elevata insolazione durante tutto l’anno. Qui si trova il fascino di un mondo diverso, ricco di colori, di aromi, e la dolcezza di un clima tra i migliori nel Mondo.
La Maremma, l’Etruria marittima dei Romani, è quella sub-regione della Toscana meridionale dagli incerti confini, e racchiusa entro un’area di 5mila km2. Terra ricca per una ferace agricoltura, per le sue abbondanze minerarie, e per i proficui traffici marittimi. Terra degli Etruschi conquistata dai Romani, attraverso i secoli – a seguito del progressivo abbandono umano, i disboscamenti, il dissesto idro-geologico – divenne una landa desolata, regno della malaria verso il mare.
Attualmente, domina in larga parte la macchia mediterranea (il «forteto» dei Toscani) e dei cinghiali. Gran parte del contingente faunistico di questi invasivi ungulati composto di 253mila capi è in Toscana. Un’attuale miniera di diversità biologica, fortunatamente protetta e salvaguardata grazie all’istituzione del Parco Regionale dell’Uccellina, in provincia di Grosseto, la meno popolata d’Italia.
La macchia, il maquis dei francesi in Provenza, nel Midi, si può definire come una boscaglia composta di vegetali legnosi sempreverdi, arbustivi di varia statura fino a tre metri, con fogliame coriaceo, lucido e ricco di cellulosa, tipica del clima mediterraneo. Nelle sue fasi vegetative più mature prevale il Leccio (Quercus ilex) con portamento arboreo, mentre in quelle alterate dagli incendi e dai pascoli essa è composta di corbezzoli, eriche, filliree, ginepri, mirti, ginestre, lentischi e rosmarini. Talvolta, dalla quercia spinosa (Quercus coccifera).
Nella macchia si notano due fasi climatiche distinte: una estiva, calda e asciutta; e una invernale con abbondanti precipitazioni, ma con temperature molto miti. La fioritura e la formazione dei frutti avvengono da febbraio ad aprile. Secondo Rikli (1929), la flora mediterranea, compresa quella che costituisce la macchia, annovera oltre 20mila specie. Questo notevole contingente floristico è superiore a quello di qualsiasi altro territorio a parità di latitudine e superficie, e con un tasso di specie esclusive (endemiche) pari al 38 per cento: ben 8400 sono quelle finora note e descritte.
Nell’area del Parco dell’Uccellina sono stati svolti approfonditi e continuati studi naturalistici (faunistica, floristica ed ecologia) patrocinati e finanziati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma). Studi finalizzati che hanno permesso di documentare l’eccezionale valore e interesse della sua flora e della sua fauna di Invertebrati e Vertebrati.
Rafflesia, della omonima famiglia, è un conturbante vegetale privo di clorofilla parassita dei cisti, con un fiore gigantesco di colore rosso-sangue con un diametro di un metro e del peso di oltre dieci chili! Esso popola la foresta tropicale a Sumatra e al Borneo (Asia sud-orientale). Si tratta di piante arcaiche, giunte fino a noi dopo un cammino evolutivo durante milioni di anni, vestigia della lussureggiante foresta dell’epoca Terziaria.
Le Rafflesiaceae sono rappresentate nella macchia mediterranea con l’unica specie Cytinus hypocistis (disegno) che parassitizza gli steli e le radici delle varie specie di cisti. Nella macchia toscana è uno spettacolo ammirare questa vistosa pianta, che fiorisce in aprile-maggio. La quale, pur con le sue modeste dimensioni (fino a dieci centimetri), spicca per la sua presenza nel cuore della macchia che la sovrasta, rivelata dalle fiammeggianti chiazze di colore scarlatto, che costituiscono motivo di sorprendente bellezza e ornamento.
Un manto vegetale, diversificato e articolato, alberga una fauna altrettanto ricca, specialmente quanto attiene gli Insetti. Dei soli Coleotteri sono state censite oltre 500 specie, annoveranti anche autentiche rarità, uniche per la loro storia evolutiva e per la loro unicità geografica (specie endemiche).
Innanzitutto, una delle più belle e vistose farfalle diurne europee: il Pascià con lunghe code (Charaxes jasius) unico rappresentante di un genere tropicale, il cui bruco si ciba esclusivamente delle foglie del corbezzolo (Arbutus unedo), emblematico della macchia mediterranea. Inoltre, tra i Coleotteri il Còpride (Ceratophyus fischeri) infeudato alle deiezioni dei buoi maremmani, che assicurano l’alimentazione delle sue larve. E il rutilante Cetonia Potosia königi, che si ciba dei dolciastri essudati del Leccio (Quercus ilex) e le cui larve sono ghiotte del legno marcescente ricco di micro-funghi.
Infine, una eccezionale fauna di micro-coleotteri popola la lettiera alla base della macchia (la fabbrica dell’humus), documentando la storia millenaria della foresta in questi territori dell’Italia peninsulare. Organismi poco mobili che hanno scandito attraverso i millenni l’affermarsi di una fauna relitta (paleo-endemica), le cui origini si trovano nella foresta dell’epoca Terziaria, quando andava configurandosi l’assetto territoriale della futura Penisola italica. Tra i Vertebrati, notevole interesse faunistico sono da segnalare: l’Istrice grande fino a 70 centimetri, i cui aculei (peli modificati) possono raggiungere 30 centimetri, animale emblematico del Parco dell’Uccellina, e il tasso. Entrambi notturni e furtivi abitanti della macchia.
La primavera è alle porte. Il Parco dell’Uccellina ci attende per un appagante safari fotografico e naturalistico. Ci attende con tutto il suo esuberante splendore di colori, di luci, e di profumi. Qui sembra di entrare in una ben fornita erboristeria.