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L’allodola canterà di nuovo

Mondoanimale - BirdLife designa questo volatile segno di buon auspicio per il 2022
/ 27/12/2021
Maria Grazia Buletti

«Solo pochi decenni fa, in Svizzera l’Allodola era un uccello comune, la cui popolazione era considerata incalcolabile a causa della sua presenza massiccia nei campi e nei prati. Negli ultimi trent’anni, i suoi effettivi sono diminuiti drasticamente e ora nel nostro Paese è considerata una specie potenzialmente a rischio di estinzione». Con queste motivazioni e per accendere i riflettori sulla sua triste diminuzione, BirdLife ha designato l’Allodola uccello dell’anno 2022.

Un «drammatico declino», spiegano infatti gli ornitologi, che «mostra chiaramente quanto questo uccello, una volta molto comune, se la stia passando male». Parliamo di un volatile «forse piccolo e poco appariscente», che però è uno dei migliori e più resistenti canterini tra quelli appartenenti alla nostra avifauna: «In primavera, l’Allodola svolazza su campi e prati per molti minuti consecutivi, deliziandoci con il quel canto quasi ininterrotto: con le loro strofe giubilanti, i maschi cercano di conquistare una femmina».

Una conoscenza antica per l’uomo, se consideriamo che già Shakespeare ne conosceva le doti canore, tanto da celebrarla nelle sue opere come nella scena in cui Romeo dice a Giulietta: «Era l’Allodola, messaggera del mattino, non l’Usignolo». Parliamo di un uccellino poco appariscente ma, come si sarà capito, molto virtuoso del canto: «L’Allodola è di colore marrone, lunga circa 17 centimetri, con un peso che va da 30 a 45 grammi, e la caratteristica cresta che solleva soprattutto quando è eccitata». Oltre al soave canto, è pure caratteristico il volo nuziale che «rende ben visibili i bordi della coda e quelli posteriori delle ali, entrambi bianchi». Inoltre: «Spesso quando il maschio canta si alza in volo fino a più di cento metri di altezza, rimanendo riconoscibile solo come un piccolo punto nel cielo». Ciò che BirdLife ci fa via via scoprire delle peripezie di volo dell’Allodola maschio è ancora più sorprendente: «Alla fine, esso si lascia sovente cadere a peso morto, frenando solo poco prima di atterrare».

Con il canto, i maschi delimitano i loro territori: «Un tempo erano presenti ovunque nei nostri campi, riuscendo a emettere il loro trillo per cinque minuti senza interruzione». Altre caratteristiche di questa specie sono la velocità record della sua nidificazione a terra, sempre nei prati e nei campi: «Già in aprile, le femmine più precoci depongono da quattro a cinque uova che si schiudono dopo 12 giorni circa, mentre i giovani abbandonano il nido dopo altri 7-12 giorni: un tempo brevissimo che costituisce un record tra i nostri Passeriformi».

Si tratta di uno straordinario adattamento alla gestione dei suoli agricoli, che però non è ormai più sufficiente per una nidificazione di successo in quanto «l’Allodola non trova più né un luogo sicuro per nidificare, né insetti e aracnidi sufficienti di cui cibarsi». La causa riguarda la progressiva industrializzazione dell’agricoltura: «Oggi i prati sono troppo concimati e vengono falciati fino a sette volte l’anno, con la conseguenza che possono sopravvivere solo poche piante da fiore e pochi insetti». Inoltre, BirdLife fa pure notare come adesso «i prati crescono in modo così uniforme e denso che per l’Allodola non rimane spazio fra gli steli per poter costruire il proprio nido».

Oggi l’Allodola sopravvive con alcune popolazioni residue solo in aree con un’alta percentuale di prati non fertilizzati e falciati tardivamente, sottoforma di superfici per la promozione della biodiversità o aree protette. Di conseguenza, si osserva che questa specie è quasi scomparsa dai prati dell’Altipiano Centrale e BirdLife afferma pure che è sempre più minacciata anche nelle Alpi, mentre in Ticino pare siano «totalmente scomparse le popolazioni che una volta nidificavano in pianura e rimangono solo quelle in altitudine».

Per quanto attiene al nostro Cantone, l’ornitologo Roberto Lardelli di Ficedula conferma che «in Ticino la possiamo vedere ancora un po’ in altitudine, ad esempio sul Monte Generoso la popolazione di Allodole è stabile perché può godere dei pascoli e delle praterie di montagna che per lei non costituiscono alcun rischio». Ma le quantità sono esigue anche in altitudine, ribadisce Lardelli che spiega come tristemente in pianura, da noi, sia di fatto sparita del tutto.

Ci riserva, però, un piccolo colpo di scena: «La lungimiranza del legislatore ha fatto sì che il Piano di Magadino divenisse un vero e proprio Parco dove – anche se solo in inverno, a causa della migrazione – è possibile osservare qua e là alcuni gruppi di 20 o 30 Allodole». Egli stesso dice di aver osservato «un paio di mesi fa, proprio sul Piano, alcuni gruppi importanti composti da un centinaio di individui tutti insieme ad altri Passeriformi».

Purtroppo, l’Allodola non è a rischio solo in Ticino o in Svizzera, ma è in calo in tutta Europa: «L’agricoltura europea è omogenea e consta di immense colture di mais (biologicamente sterili se industriali). Il mais è certamente importante per l’alimentazione animale, ma ha cambiato il territorio facendo venire meno le condizioni per la presenza di tantissime specie».