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«Appesi a un filo»
Mondoanimale - I rifiuti abbandonati possono essere un vero pericolo per gli animali: la Stazione ornitologica di Sempach lancia una campagna di sensibilizzazione
Maria Grazia Buletti
I rifiuti lasciati in giro senza essere smaltiti in modo coerente creano spesso situazioni ricorrenti, riportate dalle cronache locali, di ferimento o uccisione di volatili. «Per la verità, sappiamo tutti che i rifiuti non vanno dispersi nell’ambiente. Tuttavia, molti di essi finiscono nella natura per pigrizia o disattenzione. Soprattutto le corde e i fili sono pericolosi per gli uccelli, perché possono rimanervi impigliati»: questa la presa di posizione della Stazione ornitologica Svizzera di Sempach che lancia la campagna Appesi a un filo per responsabilizzare la popolazione sui danni causati dai rifiuti lasciati incautamente in giro o trasportati via dal vento. Il Centro di cura della Stazione ornitologica svizzera si occupa costantemente di uccelli che sono stati limitati da corde e fili nella loro mobilità o nell’assunzione di cibo, così come pure di quelli che hanno subito costrizioni agli arti: «Dal momento che talvolta tali rifiuti sono utilizzati dai volatili come materiale per la costruzione del loro nido, anche i pulcini rischiano di rimanerci intrappolati».
Nel caso, poi, di uccelli acquatici, si presenta pure il pericolo degli ami delle lenze da pesca che si possono impigliare alla pelle e alle penne. Gli esperti fanno ad esempio notare che, in casi estremi: «Gli oggetti di forma allungata possono essere scambiati per lombrichi o altro cibo ed essere quindi mangiati. Cosa nota, ad esempio, nel caso della cicogna bianca». Il problema dell’abbandono dei rifiuti che poi vanno a minare la salute dei volatili si estende anche agli altri animali, come dimostra uno studio documentato su «Nature Scientific Reports» che conferma come i contenitori abbandonati per strada o in ambienti naturali non solo inquinano, ma possono rivelarsi trappole mortali per tutte le specie animali, dagli insetti più minuscoli a mammiferi di grandi dimensioni. Ad esempio, la ricerca evidenzia come il crescente numero di rifiuti dispersi nell’ambiente sia una minaccia per il mondo marino dove plastica di ogni forma e dimensione galleggia e viaggia con le correnti, venendo ingerita da sfortunati animali con esiti spesso letali: «La scorsa estate alle Filippine era stata trovata una balena con ben 40 chili di plastica nello stomaco, e gli uccelli marini nutrono fino alla morte i loro pulcini con i rifiuti». Pattume che è un pericolo altrettanto grave per gli animali che vivono sulla terraferma, anche se si tratta di un fenomeno ancora poco analizzato che, sempre secondo questo studio, afferma come almeno il 12 per cento degli animali terrestri vittime di rifiuti sia considerata a rischio di estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn).
I ricercatori hanno analizzato tutti i contenuti di foto e video pubblicati su social network dal 1999 al 2019, che mostrano animali terrestri incastrati o morti all’interno di contenitori: «Sono stati trovati 503 casi, provenienti da tutte le parti del mondo: ovviamente una sottostima del fenomeno, perché sui social vengono riportati solo i casi più evidenti, relativi soprattutto alle specie più carismatiche». Non è un caso che i mammiferi la facciano da padrone, con ben 395 casi (78 per cento) mentre gli insetti siano solo una piccola percentuale, anche se in realtà secondo questa statistica relativa contano ben 1050 morti. Secondo i ricercatori: «A volte è la curiosità a spingere un animale ad avvicinarsi alla spazzatura, altre la fame: i resti di cibo in putrefazione contenuti all’interno sono un richiamo soprattutto per i carnivori e gli onnivori che poi però restano vittime della loro golosità».
Risulta che i rifiuti più pericolosi siano i barattoli, di plastica o di vetro, seguiti dalle lattine e dalle bottiglie di plastica. In particolare le lattine sono pericolose per i rettili: il 70 per cento dei serpenti e lucertole analizzati nello studio era all’interno di questi contenitori. E anche chi riesce a liberarsi, o viene liberato dall’intervento umano, riporta ferite, tumefazioni e difficoltà respiratorie a causa dei disperati tentativi di disfarsi della trappola: «A volte gli animali non restano del tutto intrappolati all’interno dei contenitori, ma bisogna considerare che una zampa o un becco incastrati hanno effetti collaterali perché riducono la possibilità di spostarsi e alimentarsi». Anche in questo caso, come nella campagna della Stazione ornitologica di Sempach, risulta che sono tantissimi gli uccelli a utilizzare la plastica per fabbricare i loro nidi o addirittura per riti di corteggiamento: «Nel caso di specie come l’uccello giardiniere, il maschio erige elaborate costruzioni per far colpo sulla femmina, col risultato di restare spesso impigliato o ingerire involontariamente i materiali».